«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

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Sesso & affini 1

 

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Sesso & affini

Sessualità e contesti — Sesso & affini 1: Qui è trattata la sessualità nella società e nella Bibbia. Ecco le parti principali:

■ La questione della sessualità

■ Società e sesso

■ Sessualità e Bibbia

■ Etica e Bibbia

■ Fra etica ed estetica

■ Sessualità e istruzione

■ Singolarità dei due sessi

 

Tenerezza e fedeltà — Sesso & affini 2: Qui sono presentati alcuni consigli per vivere una sessualità matrimoniale felice. Ecco le parti principali:

■ Fra rinuncia e attesa

■ Prima del matrimonio

■ Il matrimonio

■ Matrimonio e sesso

■ Questioni di sessualità coniugale

■ La procreazione

■ Relazioni eterosessuali proble-matiche

 

Disturbi e abusi — Sesso & affini 3: Qui sono trattati i problemi del sesso e le sue deviazioni. Ecco le parti principali:

■ Aspetti della consulenza

■ I disturbi della sessualità

■ Le deviazioni sessuali

■ L’abuso sessuale

■ Sesso e consumismo

■ Dipendenza da sesso

■ Casi ed esempi

■ Dizionarietto dei termini

■ Una lettura del Cantico dei Cantici

■ Foglio d’analisi

 

► Vedi al riguardo la recensione.

Sesso & affini 2

 

Sesso & affini 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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FRAGILITÀ QUALE LACCIO O CHANCE

 

 a cura di Nicola Martella

 

1. Entriamo in tema

     Ognuno ha le sue fragilità. Alcune sono continue, altre circostanziate e altre periodiche. Nella mitologia greca c’era il prode Achille, che aveva la sua vulnerabilità nel suo tallone. Alcune fragilità sono evidenti, come chi è balbuziente o zoppica; altre sono ben celate e riguardano un aspetto particolare, come chi ha un tic o una mania o come è ferito nel proprio onore e nell’ombra trama vendetta.

Fragilità

2. Il vasto spettro delle fragilità

     Abbiamo visto che alcuni l’hanno fragilità manifeste, loro malgrado, e ne soffrono, sviluppando spesso dei complessi di inferiorità; ognuno di loro si sente fragile come un vaso d’argilla fra vasi di ferro.

     Altri ostentano le loro fragilità, come fossero delle armi, per impietosire il prossimo, per avere un alibi nella vita o una rivincita verso tutti i «normali». Nella mia gioventù ho fatto assistenza ad handicappati e fra di loro c’erano alcuni, che avevano sviluppato proprio tale atteggiamento del «tutto mi è dovuto, poiché la vita mi ha svantaggiato e tu mi devi fare questo o quello, essendo il mio diritto».

     Altri ancora sanno ben nascondere le loro fragilità, apparendo di fuori imperturbabili, impenetrabili e ferrei. Quando, poi, un giorno, crollano, mostrano di essere come una bella mela di fuori, ma col verme dentro.

     Poi, ci sono quelli, che hanno una doppia vita: una pubblica, in cui appaiono modelli di morale, e una privata, in cui le loro fragilità vengono alla luce con veemenza. E in alcuni esse diventano vizio e stravizio, a cui essi danno sfogo lontani dai riflettori; allora dottor Jekyll e mister Hyde conducono una singolare convivenza. Anche i cosiddetti «mostri» appaiono di fuori come cittadini irreprensibili, mentre in privato o di nascosto si trasformano in altro.

     Poi, di là da ciò, ci sono persone, che si studiano di essere irreprensibili e impeccabili, ma sofferenti combattono in privato con le loro fragilità, come fossero giganti o fantasmi. Fanno propositi a se stessi, si studiano di mantenerli e, poi, quando meno se l’aspettano, le loro fragilità fanno loro nuovamente lo sgambetto e li fanno cadere nuovamente a gambe all’aria. Si rimane meravigliati, quando poi succede che una persona del genere cade in depressione o tenta il suicidio; allora, per tutti è come un fulmine a ciel sereno, anche per chi le sta vicino. Una tale persona ha saputo bel celare le sue fragilità, anche ai propri cari, finché in tale immane lotta, invece di chiedere aiuto e confidarsi a tempo, cade nel gorgo della disperazione e ciò, che è fragile e delicato, si frantuma sotto la furia degli elefanti dell’angoscia.

 

3. Aspetti conclusivi

     Le proprie fragilità possono essere una trappola e condurre nel labirinto o nel gorgo. Oppure esse possono diventare una chance per Dio, se siamo disposti a farci cambiarci e gli permettiamo di mostrarsi potente nelle nostre debolezze. Certe fragilità si possono superare con la grazia di Dio e la santificazione. Altre rimangono, perché sono strutturali o perché non ci insuperbiamo. Non sempre Dio ci toglie le nostre fragilità, ma ci dà la capacità di gestirle e di rimanere vittoriosi su di esse e in esse.

     Chiaramente chi sa che le proprie fragilità sono facilmente infiammabili, si tenga ben lontano dal fuoco! Chi ha la pelle troppo sensibile, non si esponga al solleone! Chi ha intolleranze e allergie verso certe sostanze, per lui patogene, se ne tenga alla larga! Non indugiare, quando il serpente già ti punta, ma fuggi! Con un orso non ci puoi discutere, così neppure con le tue fragilità: dattele a gambe!

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Nicola Martella

2. Stefano Frascaro

3. Pietro Calenzo

4. Roberta Zocca

5. Andrea Angeloni

6. Paolo Irollo

7.

8.

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al tema):

     ■ «Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome» (Ap 3,8).

     ■ «Ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio...il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio...vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore» (Rm 7,15.19.23ss).

     ■ «E perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne...Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me; ed egli mi ha detto: “La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza”» (2 Cor 12,7ss; cfr. 1 Cor 1,26ss).

     ■ «Io parlo alla maniera degli uomini, per la debolezza della vostra carne; poiché, come già prestaste le vostre membra a servizio della impurità e della iniquità per commettere l’iniquità, così prestate ora le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione» (Rm 6,19).

     ■ «Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41).

     ■ «Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili» (Rm 8,26).

     ■ «Quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo, ma non per discutere opinioni» (Rm 14,1; cfr. 1 Cor 8,11s). «Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi» (Rm 15,1). «Coi deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli» (2 Cor 9,22; cfr. 11,29s). «Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere longanimi verso tutti» (1 Ts 5,14)

     ■ «Voi [pastori] non avete fortificato le pecore deboli, non avete guarito la malata, non avete fasciato quella che era ferita, non avete ricondotto la smarrita, non avete cercato la perduta, ma avete dominato su loro con violenza e con asprezza» (Ez 34,4).

 

 

2. {Stefano Frascaro}

 

Contributo: Caro fratello, per me hai dimenticato una categoria: quella di coloro, che scoprono, in un attimo, di essere fragili.

     Quante volte si è pensato di essere indispensabili per risolvere un determinato problema, quante volte si è pensato che, senza il proprio intervento, non si sarebbe ottenuto l’obiettivo prefissato. E purtroppo quante volte, davanti al nostro fallimento diciamo: «Adesso dobbiamo solo sperare in Dio!».

     Speriamo in Dio, solo dopo che tutti nostri tentativi e le manifeste debolezze sono venute a galla. Anziché dire: «Signore dammi tu la forza e la saggezza», prima di adoperarci in qualche battaglia, alla fine, solo alla fine diciamo: «Adesso ci dobbiamo affidare a Dio». Quanta debolezza spirituale c’è in tutto questo, vero?

     È vero, siamo fragili, ma non accettiamo e ammettiamo le nostre debolezze. Cerchiamo sempre una motivazione e, alla fine, ci affidiamo a Dio, anziché cercare prima il suo aiuto e la sua volontà!

     Grazie caro fratello per queste esortazioni, che ci aiutano e ci fortificano, poiché ci mettono davanti alle nostre debolezze. {11-05-2013}

 

Nicola Martella: Più che scoprirsi «fragili», direi che ci si scopre, improvvisamente, inadeguati e limitati, sì vulnerabili, come quel Sansone oramai domato, che prima credeva di spaccare il mondo; come quell’esperto temerario, i cui consigli hanno portato al fallimento. Achitofel, un uomo dalla saggezza riconosciuta da tutti, quando il suo consiglio fu rifiutato dal re, si andò a uccidere, vendendo in ciò un affronto al suo onore. «Achitofel, vedendo che il suo consiglio non era stato seguito, sellò il suo asino, e partì per andarsene a casa sua nella sua città. Mise in ordine le cose della sua casa, e s’impiccò» (2 Sm 17,23).

     La causa di quanto detto dal lettore non è per nulla la propria fragilità. Infatti, chi ne è consapevole, è sempre prudente rispetto alle proprie possibilità e cauto rispetto a situazioni e persone, che sono sempre nuove e con una propria dinamica e proprie incognite. La causa vera di ciò, si chiama temerarietà o arroganza mista a narcisismo, che fa considerare se stessi al di sopra delle proprie possibilità effettive e fa sentire insostituibili, «onnipotenti» e invincibili.

     Chi si sente fragile, confida in Dio fin dall’inizio e gli chiede la forza, la saggezza e il discernimento. Poi agisce con circospezione e cautela. Chi si sente sufficiente, chiede a Dio tutt’al più di benedire ciò, che fa egli stesso. In una tale persona nasce la «sindrome di Achitofel», di cui si riteneva che un suo consiglio fosse come se lo desse Dio stesso (2 Sm 16,23); eppure, mettendosi egli contro Davide, l’Eterno lo dissipò (2 Sm 17,14).

     Chi non accetta e ammette le sue debolezze, non e realista; egli è tutt’al più arrogante, non fragile. Chi è fragile, conosce le proprie debolezze e ne tiene conto in tutto ciò, che fa; egli è cauto, sapendo che la risposta adatta e le decisioni giuste provengono dall’Eterno (cfr. Pr 16,1.33). Sono i «bulldozer» e i «carri armati», che partono in quarta, pensando di essere sempre invincibili, inossidabili e irreprensibili. Poi, sarà un incidente di percorso, magari banale, che per la loro temerarietà acquisita, li metterà fuori uso...spesso per sempre.

 

 

3. {Pietro Calenzo}

 

Quel che amo nella Scrittura, è che il migliore analista del mondo. La Parola di Dio ci scava dentro, come una lama a due tagli, è nulla può essere nascosto a Dio. Certi che tutto coopera al bene, secondo la sua volontà per chi ama il Signore e la sua Parola, sono persuaso che gli esempi di molti campioni della fede, possano essere sempre attuali per noi tutti.

     Si può essere fragili in qualche aspetto del nostro esser cristiani. Capita eccome: capita! E non solamente nei rapporti con i fratelli o con il prossimo, ma in primo luogo con noi stessi, a volte capita che siamo addirittura più duri con noi stessi che con il nostro prossimo. Leggere la Parola di Dio, ci fa rispecchiare in noi stessi e conoscere il vero volto del nostro rapporto di vita con il Signore e con i fratelli. Alcune volte, la Scrittura ci sprona, ci esorta, c’incoraggia ad andare oltre, altre volte salutarmente ci ridimensiona, ci corregge. In ciò non dobbiamo mai dimenticare che Colui, che ci parla nella Scrittura, ha un cuore paterno; e, malgrado ciò che siamo o non siamo, possiamo esser certi, che se anche nostra madre ci rinnegasse, Dio non lo farà mai, poiché Egli è il nostro Papà celeste e ci guarda attraverso gli occhiali di Gesù, nostro Avvocato e Redentore. Dio ti benedica, Nicola, grazie della Parola. {12-05-2013}

 

 

4. {Roberta Zocca}

 

Contributo: Ho letto lo scritto «Fragilità quale laccio o chance» e mi pongo questa domanda: Come facciamo che un nostro punto debole possa diventare una chance per Dio? Ci vuole senza dubbio una predisposizione al nostro cambiamento, ma come possiamo permettergli di mostrarsi potente nelle nostre debolezze? Chiedo delucidazioni in merito grazie. Resto in attesa di vostre risposte. {13-05-2013}

 

Nicola Martella: Consiglio di leggere prima non solo il breve sunto sui social network, ma l’intero scritto sul sito, compresi i contributi altrui. Lì ci sono già alcune soluzioni. Poi se ne possono aggiungere altre. Tu, Roberta Zocca, cosa ne pensi?

 

Roberta Zocca: Non ci ho capito niente o mi date spiegazioni o rimango della mia idea: cioè se ci lasciamo plasmare da Dio, cerchiamo di seguire i suoi precetti e comandamenti, Lui entra nella nostra vita, dandoci una mano concreta. Noi, per seguire Dio e Gesù abbiamo il libro più importante, cioè la Bibbia; poi, un altro autorevole libro è il catechismo della chiesa cattolica. {13-05-2013}

 

Nicola Martella: Il primo passo non è seguire precetti e comandamenti; anche il fariseo Nicodemo conosceva la sacra Scrittura e seguiva il suo «catechismo». Tuttavia, Gesù disse proprio a un tale rabbino (o teologo): «In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato dall’Alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3). Ciò significa essere «nato dallo Spirito» (vv. 5s), che produce nell’uomo una rigenerazione, nel momento in cui egli si ravvede, si converte a Dio ed accetta Gesù come suo personale Salvatore.

     Una volta entrati nel corpo di Cristo mediante tale rigenerazione spirituale (1 Cor 12,12s), si ha Dio come Padre celeste. Infatti è scritto: «A tutti quelli, che l’hanno ricevuto [= Cristo], egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non son nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio» (Gv 1,12s). A quel punto, è Dio quale Padre a prendersi cura dei rigenerati, che credono in Cristo (cfr. Mt 6,26.32).

     Il Padre celeste conosce le nostre debolezze o fragilità. Infatti, è scritto: «Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i saggi; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo, e le cose disprezzate» (1 Cor 1,27s). E ancora: «Noi siamo deboli in lui [= Cristo], ma vivremo con lui per la potenza di Dio» (2 Cor 13,4).

     Chi è stato rigenerato dallo Spirito Santo, può contare con l’aiuto, che Egli può dare: «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8,26). Dio aiuta i credenti rigenerati a superare le proprie debolezze o fragilità mediante questi elementi: ▪ 1. la sua grazia (2 Cor 12,9); ▪ 2. la nostra santificazione (Rm 6,19); ▪ 3. la disciplina di Dio (Eb 12,4ss); ▪ 4. la fortificazione da parte del Dio d’ogni grazia (1 Pt 5,10); ▪ 5. uscire dagli schemi del mondo e farsi trasformare nella mente dal Signore, per compiere la sua volontà (Rm 12,1s); e così via.

     Per coloro, che sono fragili o deboli, la parola chiave è «diventare saldi»: saldi nella grazia di Dio (Rm 5,2; 1 Pt 5,12), saldi nell’Evangelo (1 Cor 15,1), saldi nell’opera del Signore (1 Cor 15,58), saldi nella fede in Cristo (2 Cor 1,24; Col 1,23) senza assoggettarsi a precetti religiosi umani (Gal 5,1), saldi nel Signore (1 Ts 3,8), che rende saldi e guarda dal maligno (2 Ts 3,3), saldi contro le insidie del diavolo, rivestendo la completa armatura di Dio (Ef 6,11ss.14ss), saldi negli insegnamenti biblici (2 Ts 2,15), nelle sofferenze saldi in Colui che fortifica (1 Pt 5,10).

 

 

5. {Andrea Angeloni}

 

Questo è un tema, che è molto legato alla mia persona. Infatti ho sempre convissuto, in maniera evidente e spesso invasiva, con lo spettro di una chiara fragilità interiore, delle debolezze così manifeste. Esse, in particolari momenti della vita (intorno ai 20 anni), mi portarono ad auto-escludermi volontariamente dalla società. Il disagio era così tanto forte, da spingermi nel ricercare un improbabile equilibrio tra le mura domestiche della mia casa, unico posto, che pensavo potesse salvaguardarmi dal «mondo di fuori»; in realtà ero fuori pista...

     Adesso quel lungo pit-stop forzato è passato; e, nonostante qualche effetto collaterale che mi porto dietro come cicatrice indelebile, le cose, grazie a Dio, vanno molto meglio, ma non sono certamente sparite in me tutte le debolezze, alcune sì, altre hanno solo cambiato prospettiva.

     I disagi di una volta esistevano, perché volevo essere accettato dal mondo, come individuo autonomo e in linea con gli standard della società; adesso la priorità è compiacere a Dio e, come ogni credente, cammino (lottando) in questa direzione.

     Ma quanto è difficile risultare irreprensibile agli occhi del Signore? Tanto... perché «la parola di Dio infatti è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore» (Ebr 4,12).

     Il Signore conosce le nostre fragilità, se possibile, perfino più di quanto noi stessi possiamo comprendere. La debolezza è nella natura umana certo. Lo stesso peccato primordiale è il risultato della prima forma di fragilità; e purtroppo questa macchia persiste nell’uomo di oggi, e per quello futuro sarà la stessa cosa. Nonostante questo, il Signore c’indica una via per migliorare noi stessi, nella santificazione continua. «Anche voi per questa stessa ragione, usando ogni diligenza, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’auto-controllo, all’auto-controllo la perseveranza, alla perseveranza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno e all’affetto fraterno l’amore» (2 Pt 1,5-7). Nell’autocontrollo e in seguito nella perseveranza il Signore ci mostra la strada da seguire; ora sta a noi (soprattutto a me) intraprenderla!

     Che il Signore ci dia la forza e ci guidi nella santificazione. {13-05-2013}

 

 

6. {Paolo Irollo}

 

Caro Nicola, questo è un tema, su cui da diverso tempo la Parola mi sensibilizza, e ciò non è automatico, visto la distorsione che il peccato ha prodotto nell’uomo (ricordo uno slogan di un famosa pubblicità: «per l’uomo che non deve chiedere mai»).

     Mi ha sempre colpito la richiesta del re Davide, contenuta nel Salmo 39,4: «O Eterno, fammi conoscere la mia fine e qual è la misura dei miei giorni. Fa’ che io sappia quanto sono fragile». Anche per conoscere la nostra effettiva fragilità (non la finzione celata dietro alle frasi: «non siamo nessuno», «siamo di carne»; ma poi guai a chi ci tocca), c’è bisogno di un cuore, che si prostri davanti a Dio, per ricevere una profonda rivelazione.

     «Purtroppo» per noi (ma grazie a Lui), la strada che il Signore percorre, per farci del bene, facendoci sperimentare la sua potenza in noi, è descritta Salmo 39,11-12: «Tu correggi l’uomo, castigando il suo peccato e consumi come un tarlo ciò, che gli è prezioso». Cosa è più prezioso? Spesso è la propria personalità (o carattere), che ci trasciniamo e vogliamo tenere ben stretti, magari mescolandola con un apparente spiritualità. Ed ecco quindi che il Signore «corregge colui che Egli ama, e flagella ogni figlio che Egli gradisce» (Ebrei 12,6). Egli prepara esperienze e circostanze, affinché noi realizziamo questo profondo paradosso: «La mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (2 Cor 12,9). {22-05-2013}

 

 

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11. {Vari e medi}

 

Lucia Mesturini: Di ferite ne ho ricevute tante, ma con pazienza e cura di me stessa ne vengo fuori, con l’aiuto di Gesù. Purtroppo c’è chi non lo fa... pazienza. Di recente ho avuto addirittura una proposta indecente: sono inorridita; comunque non le considero neanche, evito insomma...sempre con pazienza, la pazienza che ci da Gesù. {11-05-2013}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Fragilita_laccio_S&A.htm

11-05-2013; Aggiornamento: 22-05-2013

 

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