«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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Salmo 23

 

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Consultando l’indice, ci si renderà conto che, oltre alla trattazione punto per punto, esiste un lungo articolo dal titolo «Applicazioni risultanti». In esso i singoli punti portano gli stessi titoli della trattazione. In varie opere, che abbiamo consultato, le asserzioni sul testo del Salmo 23 (spesso poche, a dir il vero) erano soverchiate dalla mania dell’applicazione (spesso solo devozionali) per l’oggi. Alla fine la seguente domanda rimaneva spesso senza risposta: «Allora che cosa intendeva Davide con questa espressione?». È chiaro che se non si capisce bene il testo, così come l’intendeva l’autore, lo si applicherà anche in modo arbitrario e avventuroso.      Separando la parte esegetica dalle applicazioni, c’è il seguente vantaggio: si semplifica la consultazione nel caso, in cui si vuol sapere soltanto ciò che sta veramente scritto in un punto specifico del testo biblico originale, senza doversi districare in una giungla di tante applicazioni per l’oggi. Per la lettura ci sono comunque due possibilità: 1) leggere il libro da cima a fondo; 2) leggere dapprima una parte esegetica e subito dopo la relativa applicazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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FALSE SPERANZE

 

 a cura di Nicola Martella

 

«Signore, guardaci dal basare la nostra vita su false speranze. Fa’ sì che ogni speranza verso le cose umane, sia circondata, contornata dalla speranza in te. Guardaci da ciò che gli obiettivi penultimi diventino quelli definitivi. Fa’ sì che speriamo in te» (Paul Toaspern; tradotto e adatto dal tedesco da Nicola Martella).

 

1. ENTRIAMO IN TEMA

False speranze     Le false speranze sono come una lastra troppo sottile di ghiaccio, per reggere il peso di chi si avventura su di essa con leggerezza. Quando meno ce lo si aspetta, essa si spacca e si finisce nel fondo, a rischio della propria vita.

     Alcuni pongono le loro vane speranze in un personaggio politico, in un partito, in una ideologia religiosa, in una certa professione lavorativa, nella carriera, nelle ricchezze, in una particolare persona, che promette questo o quello, e così via. Poi, il ghiaccio si assottiglia, e rimangono solo delusioni e confusione. La bussola si è rotta, e non si sa più dove andare.

     Anche i cristiani possono smettere di vivere in modo escatologico, in attesa del compimento delle cose, e lentamente si accomodano nel mondo e fanno entrare il mondo in sé. Allora le cose, che passano, diventano esse stesse l’obiettivo, per cui vivere. A quel punto, tali cristiani sviluppano la malsana abilità di spiritualizzare tutte le cose, anche quelle del mondo e della carne. Tuttavia, si illudono che tutto ciò, che fanno, sia normale e in ordine. A ciò segue, poi, immancabilmente, la confusione spirituale e morale. In certi casi, sviluppano addirittura un consenso ideologico o una dottrina addomesticata al loro stile di vita (cfr. la cosiddetta «dottrina della prosperità»), che permetta loro di fare cose biblicamente sbagliate, ma di cui non sentono più la coscienza sporca (cfr. convivenza, rapporti promiscui, affari poco trasparenti, ecc.).

 

2. VANE SPERANZE

     ■ Lunga vita?: «I miei giorni se ne vanno più veloci della spola, si consumano senza speranza» (Gb 7,6). «Noi siamo davanti a te stranieri e gente di passaggio, come furono tutti i nostri padri; i nostri giorni sulla terra sono come un’ombra, e non c’è speranza» (1 Cr 29,15).

     Ricchezze?: «Non confidate nell’oppressione, e non mettete vane speranze nella rapina; se le ricchezze abbondano, non vi mettete il cuore» (Sal 62,10; cfr. Mt 13,22 l’inganno delle ricchezze).

     ■ Vivere senza Dio?: «In quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, non avendo speranza, ed essendo senza Dio nel mondo» (Ef 2,12).

     ■ Materialismo e immanentismo?: «Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini» (1 Cor 15,19).

 

3. SPERANZE BEN RIPOSTE

     Fidarsi di Dio: «Tu riconoscerai che io sono il Signore, che coloro che sperano in me non saranno delusi» (Is 49,23; cfr. Gr 14,22).

     ■ Sicurezza: «...a motivo della speranza, che vi è riposta nei cieli; speranza che avete da tempo conosciuta mediante la predicazione della verità dell’Evangelo» (Col 1,5; cfr. v. 23). «Abbiamo cercato il nostro rifugio nell’afferrare saldamente la speranza, che ci era messa davanti. Questa speranza la teniamo come un’ancora dell’anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina, dove Gesù è entrato per noi quale precursore» (Eb 6,18ss).

     ■ Fierezza: «...la sua casa siamo noi, se riteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e il vanto della nostra speranza» (Eb 3,6; cfr. 1 Ts 2,19).

     ■ Professione di fede: «Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui, che ha fatto le promesse» (Eb 10,23).

     ■ Stabile attesa: «...l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza. Ora la speranza non rende confusi, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per lo Spirito Santo, che ci è stato dato» (Rm 5,4s).

     ■ Operosità: «...ricordandoci continuamente, davanti al nostro Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo» (1 Ts 1,3).

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Michele Savino

2. Nicola Martella

3. Pietro Calenzo

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7.

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9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Michele Savino}

 

Chi ha letto il libro «Del buon uso del pessimismo (e il pericolo delle false speranze)» di Roger Scruton, un filosofo britannico, ha vari spunti di riflessione, ovviamente dal punto di vista umano e sociale.

     Quella di Roger Scruton è una critica radicale, basata per lo più sulle immani tragedie del nostro passato, come quelle causate dal nazismo, dal fascismo e dal comunismo.

     A un lettore attento e obiettivo non sfuggirà certamente che tutti gli utopisti (di destra o di sinistra), ignorando la natura dell’uomo corrotta dal peccato, hanno immaginano un futuro radioso.

     Purtroppo, quasi sempre, costoro, senza farsi troppi scrupoli, hanno imposto con la violenza la propria visione del mondo basata su false speranze, d’impossibile realizzazione.

     Questo è evidente, ai nostri giorni, nelle azioni compiute dai terroristi islamici; ma, ancor più, negli ambienti economici e politici, che sorreggono le varie nazioni e unione di esse.

     Lo si vede nei messaggi che, giornalmente, giungono alle nostre orecchie e che hanno come in «comune» il benessere materiale della gente; ma che, in realtà, è uno sforzo per cercare di migliorare la condizione di pochi privilegiati, sparsi nei vari «uffici» di comando.

     Tra le righe dello scritto, si può notare una grande vena pessimistica, non dettata da una visione tetra della condizione umana, ma dalla consapevolezza dei vincoli e dei limiti della natura dell’uomo, che rendono impossibile ogni miglioramento della società.

     Dal punto di vista cristiano, la questione della «speranza» dovrebbe essere di una chiarezza assoluta e poggiare su basi certe e solide, invece molto spesso si nutre d’illusioni e false aspettative. Il messaggio di speranza non è più racchiuso in poche parole («Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo» – Marco 1,15), ma è aggiunto a un’infinità di altri messaggi, che hanno un’influenza pericolosa nell’obiettivo, che si pone la Parola del Signore di «preparare» e «completare» il credente nel suo percorso formativo.

     «Sedersi» assieme a quelli, che la Bibbia chiama «empi», condividerne gli usi e i costumi, ragionare come loro in termine di benessere, pensare di «costruire» sulla terra un mondo migliore, sono tutte cose che il Signore non gradisce. L’esperienza di Lot ce ne dà un’idea.

     L’idea di Chiesa, che ci lascia la Parola del Signore, è contenuta nel Libro degli Atti e nelle testimonianze che ci sono giunte e, di sicuro, non è quella che la maggior parte di noi hanno!

     Essa era basata su certezze assolute e non su illusioni! {11-06-2014}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Michele Savino, grazie del tuo intervento. Mi hai fatto ricordare che ho già scritto di «speranza» sotto gli aspetti sociali, politici e ideologici, anche come «utopia». Le ideologie politiche e religiose sono spesso, almeno in occidente, ma non solo, una «perversione» del messaggio biblico in chiave politica; gli obiettivi biblici vengono snaturati, secolarizzati e sostituiti con altri, appunto quelli dell’utopia di diversa matrice.

     Si veda al riguardo in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «Le escatologie politiche», pp. 268-271; «L’escatologia marxista», pp. 272-277; «L’escatologia nazista», pp. 278-284; «La speranza secolarizzata», pp. 285-266.

 

 

3. {Pietro Calenzo}

 

Le false speranze derivano dal nostro ego, dalle false dottrine e, più in generale, dalle religioni di massa o nominali. Oggi più che mai vale l’ordine della Scrittura: «Affinché impariamo a praticare il non oltre ciò, che è scritto». I falsi alibi e la preminenza della nostra sapienza dovrebbero essere bandite dalla mente del vero credente. Le tradizioni e lo spirito religioso sono il frutto della mente di Satana. Per tal ragione, chi contorce le Scritture, per appiattirle sulle religiosità più disparate, non entra [nel regno, N.d.R.], ma resta sotto l’ira di Dio. Sola Scrittura, solo Cristo. {11-06-2014}

 

 

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11. {Vari e medi}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Fals_speranz_S23.htm

11-06-2014; Aggiornamento: 13-06-2014

 

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