1. ANDARE CONTROVENTO: Ho letto un
vecchio detto tedesco, che illustra la perizia marinara; in italiano essa
recita così: «Tutto dipende non da come il vento soffia, ma da come dispongo le
vele».
In qualche
modo, tale proverbio ha confermato una mia massima, scritta tempo fa sulle contrarietà:
«Quando il vento forte soffia in faccia, o si perde tempo a lamentarsene e
magari a imprecare contro, o si usa l’occasione per alzare le vele e salpare».
Le contrarietà della vita sono spesso sorgente d’insofferenza, mal di vita, prove e dolori. Perciò, aggiungo quest’altra mia riflessione sulle
sofferenze: «Le sofferenze sono sempre un banco di prova: o ci si auto-commisera, entrando nel labirinto della depressione, o si accetta la sfida e, combattendo, si diventa tenaci e vittoriosi».
Ho trovato la seguente citazione di James Dean, che si accorda con quanto detto sopra: «Non posso cambiare la direzione del vento, ma posso
sistemare le vele in modo da poter raggiungere la mia destinazione».
2. DOMANDE DI LAVORO (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole
approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
■ Che cosa
genera nella mia vita ricorrenti contrarietà?
■ Che cosa
genera nella mia vita ricorrenti insofferenze, fastidi e mal di vita?
■ Quanto
«concorso di colpa», quindi responsabilità, ho io perché si generino certe
tempeste nella mia vita?
■ Come mi
pongo dinanzi alle prove della vita? Con rassegnazione? Con autocommiserazione?
Elaborando le cause? Come occasione per testare le mie forze? Come occasione per
reagire e combattere? Oppure come?
■ Quante volte
si tratta di «tempeste in un bicchiere d’acqua», ossia costruite dalla mia
mente, ma in effetti inesistenti?
■ Come mi
rapporto con Dio durante le reali tempeste della mia vita?
■ Come mi
rapporto con i fratelli e la mia chiesa locale, quando mi trovo nella sofferenza
e nella prova? Mi isolo? Cerco viepiù la comunione fraterna? Chiedo aiuto
concreto a qualche credente in particolare di sostenermi nella mia battaglia?
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
▲ (I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
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1. {Edoardo Piacentini}
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Nelle difficoltà
della vita, che non mancano a nessuno, io trovo aiuto e sostegno prima nel
Signore, che è la mia forza e il mio aiuto, ma non sottovaluto e,
soprattutto, non metto da parte anche l’aiuto prezioso che viene dai cari
nella grazia, in particolare da coloro, con i quali si è stabilita una
comunione spirituale più intima, più stretta. Mentre confido nell’Eterno e ho la
certezza che «quando l’avversario verrà come una fiumana, lo Spirito
dell’Eterno alzerà contro di lui una bandiera» (Isaia 59,19), non
disdegno allo stesso tempo l’aiuto e il conforto di un vero amico credente,
perché sono consapevole che «l’amico ama in ogni tempo; ma un fratello è nato
per l’avversità» (Proverbi 17,17), e «l’olio e il profumo rallegrano il
cuore, così fa la dolcezza di un amico con i suoi consigli cordiali»
(Proverbi 27,9). {13-08-2012}
2. {Maria Gioconda}
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■
Contributo: Molti
venti e tempeste ci sono nella vita di un credente, ma è l’uomo che
«dispone le vele». Accettare la volontà del Signore significa inginocchiarsi ai
piedi Gesù e sottomettersi a Dio, per riconoscere la sua sovranità con fiducia.
D’altronde questa è la sua promessa: non sarete provati oltre le vostre forze.
Questo non vuol dire che non dobbiamo fare la nostra parte, in quanto
siamo stati creati con un cervello e con la facoltà di scelta. Occorre dunque
lottare e lottare fino alla fine, rivestiti di un’armatura, che è la fede in
Cristo, senza mai venire meno o tornare codardamente indietro. Chi vince,
riceverà in dono la corona della vita eterna. {28-01-2015}
▬
Nicola Martella: La vela bisogna disporla da sé; Dio darà la forza di tenerla a tiro nella giusta direzione, perché la navicella vada nella direzione del faro e, quindi, del porto sicuro.
3. {Claudia Biscotti}
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Riflettendo, la prima reazione che avverto, è la contrarietà. Cerco di
ripercorrere tutta la situazione, per capire dove ho sbagliato e se quello, che
sto vivendo, è una conseguenza. Se ho provocato la conseguenza, sbagliando, mi
rimprovero e cerco di ben capire, come non ripeterlo, sperando di avere
più lucidità, se dovesse ripetersi. Se non dipende da me, cerco di capire il
responsabile, non sempre ci riesco, purtroppo, specialmente se la recidiva,
supera le 70 volte 7. Se, la situazione è indipendente da tutto e da tutti,
quindi è una «prova diretta», cerco di sottomettermi con pazienza e fiducia, ma
in alto mare, resto paralizzata, non riesco ad approfittare del vento
contrario, resto immobile, aspettando che passi presto. Le mie reazioni
iniziali sono carnali e non spirituali; a tal proposito negli anni, sono
arrivata alla convinzione, che se riuscissi a distaccarmi dalla «carne» e vedere
la realtà come la vede Dio, potrei attraversare la prova, spiritualmente.
{29-01-2015}
4. {Letizia Passeri}
▲
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Contributo:
Vedo che le contrarietà nella vita le hanno tutti gli uomini, non solo i
cristiani. Il fatto che il vento soffi e mi porti nella direzione dove non
voglio andar, mi fa capire che non posso oppormi a lui, ma che devo
accettare di andare dove non vorrei andare. Opporre resistenza vuol dire
sprecare tutte le energie e non averne più nel momento opportuno. Questa
è la parte più difficile da fare, non opporsi al vento {10-02-2015}
▬
Nicola Martella:
Chi conosce l’arte di navigare con la vela, non spegne il vento, ma lo
usa: modifica così la posizione delle vele, che può muoversi nella direzione che
vuole, addirittura controvento. Chi non conosce l’arte di navigare con la vela,
deve subire il vento e viene sballottato qui e là, secondo il capriccio
delle correnti. Usare opportunamente le vele, non è sprecare tempo ed energie,
ma trarre anche dal vento contrario la propulsione nella vita. Gli inesperti
(bambini, fatalisti) si lasciano trascinare là, dove non vorrebbero andare; gli
esperti (maturi, saggi) usano i venti per recarsi là, dove vogliono.
5. {}
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6. {}
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7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari
e medi}
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Leonardo Bernardi: La vita non è
certamente la cosa più facile di questo mondo, anche se è il dono più
bello che Dio ci ha fatto. Senza la vita semplicemente non saremmo. Credo che
formarsi una personalità cristiana è il segreto per avere coraggio e
forza. Certamente gli Ebrei nel deserto ebbero difficoltà per 40 anni, ma
ebbero fiducia in Dio. Quelli che non la ebbero, non entrarono nella
terra promessa; il povero Mosè la vide solo da lontano, ma noi siamo
meglio attrezzati di loro, c’è stato Cristo. {13-08-2012}
12. {Vari
e brevi}
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Giuseppe Preziosa:
All’inizio c’è la carne, che prende il sopravvento; ma poi passo i giorni
e le notti meditando e guardando tutto a ritroso, trovando con l’aiuto
del Signore la soluzione. {14-08-2012}
■
Matteo Ricciotti: Hai elaborato 7 punti
e il quarto comprende altri 6 sottopunti. Un bel lavoro da svolgere. Credo che,
se li sviluppiamo, avremo buone possibilità d’imparare a essere vittoriosi.
{16-08-2012}
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Pasquale Aiello: È molto piacevole e
incoraggiante leggere queste parole. Grazie a voi tutti. {18-08-2012}
■
Gaetano Salonia: Quando l’avversario
viene come la fiumana, quanto è bello sapere che il nostro Padre è lì per
dare un prontissimo aiuto a chi spera nell’Eterno. {19-08-2012}
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Salvatore
Carobene:
È vero, dipende da noi per il modo, in cui sappiamo superare le
difficoltà! {28-01-2015}
▬
Nicola Martella:
Il superamento delle difficoltà ha per il credente due dimensioni: ▪ 1.
Ciò che dobbiamo fare noi; ▪ 2. Ciò che farà Dio. In pratica, ad esempio, se noi
costruiamo una casa, poterla ultimare dipende dalla grazia di Dio. «Se
l’Eterno non edifica la casa, invano vi si affaticano gli
edificatori; se l’Eterno non guarda la città, invano vegliano le guardie»
(Sal 127,1). Ciò, che fa Dio, non ci deve però rendere pigri o inermi!
► URL di
origine: http://diakrisis.altervista.org/_Prob/A1-Contrarieta_Avv.htm
13-08-2012; Aggiornamento: 10-02-2015
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