«Il Dio di ogni
consolazione... ci consola in
ogni nostra afflizione, affinché, mediante
la consolazione, con la quale siamo noi
stessi da Dio consolati, possiamo
consolare quelli, che si trovano in
qualunque afflizione» (2 Corinzi
1,3s). |
In questo brano è
evidente che la consolazione è presentata come il lenimento della
sofferenza. Il secondo aspetto è che solo chi è stato consolato da Dio
nella sua afflizione, è in grado di consolare il suo prossimo a tempo debito.
Per
«consolare» s’intende, secondo i casi, quanto segue: ▪ recare sollievo a
una persona in pena (confortare, incoraggiare, rianimare, rincuorare,
risollevare); ▪ alleggerire qualcuno del peso riguardo a qualcosa
(addolcire, alleviare, calmare, lenire, mitigare).
Quando si
perde qualcosa o qualcuno, ciò produce sofferenza. Chi non ha perso
un’amicizia importante? A chi non è morta una persona cara? Chi non è stato
privato di un bene? La consolazione non restituisce quanto perso, ma rende tutto
ciò più sopportabile, immettendo una nuova speranza. A volte, essa sostituisce
la cosa irrecuperabile con una cosa disponibile, oppure con una nuova
prospettiva di vita.
L’altro caso è
quando si ha un fortissimo dolore fisico o psichico, che genera
sofferenza. Chi non è stato bloccato da un dolore lancinante, da una malattia o
da un accidente? La consolazione, sebbene non tolga la causa del dolore, lenisce
la sofferenza mediante la presenza umana, la comprensione e il conforto. È come
se si introducesse nuova linfa in una pianta, che si sta seccando.
In tal modo,
l’effetto della consolazione è il seguente: il sofferente trova
conforto, riprende coraggio, si risolleva dal suo stato di prostrazione,
realizza rassegnazione e pace riguardo al suo problema specifico e acquista
possibilmente una nuova prospettiva della sua vita. Intanto, diventa anche egli
stesso più sensibile nei confronti della sofferenza altrui.
Chi non trova
consolazione nella sua afflizione, spesso indurisce e diventa insensibile
alle altrui sofferenze. Chi è confortato, quando sta nel problema, non solo
trova lenimento al suo dolore, ma impara anche a lenire l’altrui sofferenza.
La sofferenza,
se posta in un circolo virtuoso e trova consolazione, porta a sviluppare
un nuovo livello di vita pieno di maggiore consapevolezza per sé e di maggiore
misericordia per gli altri. La sofferenza, se posta in un circolo vizioso
e se lasciata senza prospettiva positiva, non solo isola e porta nel labirinto,
ma anche indurisce il cuore e rende insensibili, se non spietati, verso il
prossimo.
Alcuni
rifiutano di entrare nella scuola di Dio. il loro motto paradossale è
il seguente: «Ognuno pensa a sé, solo io penso a me». Intanto impoveriscono, se
non addirittura induriscono.
La
consolazione, che non rende consolatori, è paragonabile al Mar Morto:
riceve acqua, ma non si riempie mai e non permette la vita. L’altra immagine è
quella del Giordano, che attraversa il Mar di Galilea (o di Gennezaret):
riceve acqua e permette la vita, e poi la riversa, rendendo fecondo il resto del
fiume.
«Il Dio
di ogni consolazione» ci consola e cura l’anima nostra anche
propedeuticamente, ossia in modo esemplare e preparatorio, per fare di noi dei
consolatori e dei curatori dell’anima altrui. Sei entrato nella sua scuola?
Quante prove d’esame hai dato finora? Come allievo a quale livello
di tale disciplina divina ti trovi? Quali sono i tuoi risultati
pratici quale consolatore consolato? Che cosa ti manca ancora?
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Giovanna Saullo}
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È proprio così,
quando siamo nelle tribolazioni, sappiamo meglio ascoltare la voce di
Dio. Alcuni anni fa, in seguito a una lunga sofferenza fisica, che poi è
diventata anche psicologica, ero arrivata a pensare che la mia vita sarebbe
finita, mi ero preparata spiritualmente a questo evento. In realtà, non
rischiavo la morte, ma la sofferenza e la fragilità del corpo mi avevano portato
a pensare questo. Dio invece mi ha liberato da quella situazione, mi ha
rimesso in piedi e ho potuto riprendere una vita normale, ma pensavo
continuamente a quanto fossi stata fragile a dubitare, a disperare della mia
stessa vita. E un giorno, aprendo la Bibbia, Dio mi ha parlato e consolato
con questi primi versi di 2 Corinzi; infatti leggendo ancora avanti Paolo scrive
che egli stesso era arrivato a disperare della sua vita. Dio mi ha insegnato
tanto da quella prova.
Non è Dio che
manda le prove, ma è il nostro vivere spesso non in perfetta armonia con
la Parola e la guida di Dio, che poi ci porta in determinate situazioni; ma dove
noi veniamo meno, Dio è stabile. Dove noi siamo deboli, Dio
diventa la nostra forza; anzi permette che veniamo spogliati delle nostre forze,
per riconoscere che senza di Lui siamo niente, se non ci arrendiamo e
continuiamo a guardare Lui. Inoltre, possiamo vedere come fa cooperare
ogni cosa per il nostro bene.
Poco tempo dopo hanno diagnosticato a mio padre un epatocarcinoma,
abbiamo lottato insieme per tre anni; negli ultimi sei mesi le sofferenze si
sono moltiplicate. Se non avessi attraversato quella sofferenza, se non avessi
vissuto sulla mia pelle quella consapevolezza di morte, sono certa che non avrei
avuto la forza, non sarei stata capace di stare vicino a mio padre, non
dico nel modo giusto, ma nel modo migliore, fino al momento che ha reso lo
spirito al Signore. In ogni prova, se guardiamo al Signore, saremo da Lui
consolati e fortificati. Ogni consolazione ci è utile per tutta la
nostra esistenza, per noi stessi e per chi ci è vicino. {09-11-2013}
2. {Pietro Calenzo}
▲
Verissimo, Nicola,
il «Dio di ogni consolazione» supplirà a ogni nostra sofferenza. Generalmente i
reduci sono più allenati delle nuove leve, e ciò ovviamente si
concretizza anche nel campo spirituale. Chi vorrebbe soffrire? Risposta:
Nessuno. Eppure tutti sappiamo che la sofferenza è il bagaglio, che ogni essere
umano deve affrontare. Uno dei più grandi miracoli di Dio, è di dare una
visione, un senso anche alla sofferenza. Si può essere afflitti in svariati
modi, ma il cristiano conosce che, oltre il contingente, c’è la speranza
della pace, della vita eterna, e qui, subito la consolazione di Dio. Egli
trasforma anche le prove più dure in pesi sopportabili e le rigenera
anche nell’immediato;tutto dipende dalla nostra propensione all’ascolto
di Dio Molte sono le sofferenze, ma ancor di più sono le consolazioni del
Signore, che producono costanza, perseveranza, pazienza, umiltà... ed una
più intensa comunione con coloro che, tra i figli di Dio, stanno attraversando —
come ricordava Davide — «la valle dell’ombra della morte».
I migliori
soldati sono i veterani, che aiutano le nuove reclute a portare gli zaini
e che sono prodighi di consigli nell’affrontare il nemico. Dobbiamo imparare a
essere sensibili, percettivi anche alle lacrime mai mostrate, al dolore
inespresso, ai volti muti, ma che parlano silenti; eccome se parlano... è
sufficiente voler e saper ascoltare illuminati dallo Spirito. Non c’è miglior
balsamo, della voce di cuori fraterni, che ci ascoltano e che ci trasmettono
l’amore e la compartecipazione nel duolo. A volte le parole sapienti, che
curano le nostre ferite interiori e i nostri perché, sono preferibili persino
all’aiuto concreto, che pur non deve mai mancare.
L’amore,
che procede da Dio, ci spinge verso i figli del Signore (e verso altri)
che sono afflitti, verso i sofferenti, verso coloro che sono smarriti,
perplessi, feriti, affranti; se ciò non accade, preoccupiamoci, e molto
seriamente, della nostra salute o posizione in Cristo Gesù. L’esperienza
di chi aiuta colui, che sta nel bisogno, è tanto preziosa; le sue parole sono
più vicine al nostro bisogno interiore e alla chiara consapevolezza, che abbiamo
di fronte a noi, un figlio di Dio, nel quale scorre la vita di Cristo... e a
quale prezzo! Dio vuole servirsi delle nostre menti, delle nostre mani,
del nostro tempo, per amare fattivamente e concretamente coloro, che sono amati
da Lui. Grazie, Nicola, dei preziosi pensieri e della Parola di Cristo. Il
Signore ti benedica. {10-11-2013}
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11. {Vari
e in tema}
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Luigi Mariotti: Il conforto e la
consolazione di Dio le ho sperimentate tante volte e tutt’ora mi aiuta a
superare le difficoltà non facili da affrontare. Posso affermare con franchezza
che ogni cosa è possibile a chi crede; senza Gesù la mia vita non avrebbe
avuto nessun senso già da molto tempo. Vorrei dire una parola a coloro, che
hanno delle problematiche di qualsiasi genere. Gesù disse: «Nel mondo avrete
tribolazione, ma fatevi animo: io ho vinto il mondo». {09-11-2013}
12. {Vari
e altro}
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Matteo Cavallaro: C’è una regola molto semplice: per dare, bisogna avere. E quando ciò che si ha, si è ricevuto gratuitamente, lo si trasmette con semplicità, senza fatica, e senza vanto. Tutto diventa soave e leggero, quando si intende ciò che Cristo dice: «Io sono la vite e voi i tralci, chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me, non potete fare nulla». Chi confida nel Signore, non resterà deluso. {09-11-2013}
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Antonina Princi: Qui mi sento di dire che Dio è grande, perché la sua Parola si fa vivente e constatante sempre. Sta scritto questo: «Tutto coopera al bene di quelli che lo amano»; quindi sia che si perde l’amicizia o anche le cose ancora più dolorose, bisogna ringraziarlo. Infatti, ho sentito testimoniare di una mamma giovane, che ha perso suo figlio in un incidente, il ragazzo aveva 16; e mi sono rimaste impresse la sue parole, quando diceva che in questo sofferenza Gesù le è stata più vicino. E certo, se è avvenuto questo, vuol solo dire che nel più grande dolore, che una madre può provare, la sorella ha accettato la volontà di Dio. {09-11-2013}
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Nicola Martella: In questo tema non discutiamo di come ci comportiamo negli accidenti della vita, ma si tratta del principio paolino, secondo cui Dio ci consola nelle nostre sofferenze, perché diventiamo idonei di consolare gli altri. Leggi l’intero scritto sopra e poi intervieni nel merito.
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Gloria Biancamano: Carissimo fratello Nicola, è
molto bello quello, che ha scritto sulla consolazione, è d’incoraggiamento
e crescita spirituale; e abbiamo veramente bisogno di praticare gli insegnamenti
della parola di Dio. Grazie per il lavoro e l’impegno al servizio della chiesa
di Gesù Cristo. {09-11-2013}
► URL
:
http://diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Consolati_per_EnB.htm
09-11-2013; Aggiornamento: 10-11-2013 |