«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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Uniti nella verità...

 

Riuscire nella vita

I contributi dei lettori

Norme di fair-play

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.

  Ecco le parti principali:

■ Entriamo in tema (il problema)

■ Uniti nella verità

■ Le diversità quale risorsa

■ Le diversità e le divisioni

■ Aspetti connessi.

 

Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ARGOMENTI D’ARROGANZA

 

 a cura di Nicola Martella

 

1. Domande di lavoro

2. Per l’approfondimento biblico

3. I contributi dei lettori

 

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«Puoi anche credere di essere riuscito ad azzittirmi, sparando col cannone sui passeri, ma non per questo mi hai convinto.

     A me rimarrà la placida consapevolezza della verità, che non ha bisogno di gridare.

     Tu, al contrario, sarai accompagnato, come l’ombra, dall’assordante silenzio, che farà eco al tuo dubbio, che sbraiterà dentro di te»

(Nicola Martella).

Argomenti d’arroganza

 

 

1.  Domande di lavoro (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):

     ■ 1. Come reagisci, quando hai a che fare con gente arrogante?

     ■ 2. Che cosa fai, quando passano a ingiuriare e offendere?

     ■ 3. Chi sbraita fuori, ha spesso una cattiva coscienza, che grida dentro! Che ne pensi?

     ■ 4. L’arrogante è seguito dal suo cattivo carattere come fa la sua ombra! Non è questa già una grande punizione per lui, visto che sarà consumato dalla sua stessa indole?

 

 

2.  Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarlo formulare contributi confacenti al tema):

     Il Messia: «Ecco il mio servitore, che ho scelto; il mio diletto, in cui l’anima mia si è compiaciuta. Io metterò lo Spirito mio sopra di lui, ed egli annuncerà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà e nessuno udrà la sua voce sulle piazze. Egli non triterà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfare la giustizia» (Mt 12,18ss; si parla del Messia).

     ■ L’uomo di Dio: «Or un servitore del Signore non deve litigare, ma dev’essere mite verso tutti, capace di insegnare, paziente, che istruisce con mansuetudine i contraddittori, se mai avvenga che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità; ed essi rinsaviscono, uscendo dal laccio del diavolo, essi che sono da lui imprigionati per fare la sua volontà» (2 Tm 2,24ss).

     ■ Credenti viscerali: «Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioni, che si agitano nelle vostre membra? Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri» (Gcm 4,1ss).

     ■ Empi e disordinati: «E ciò nonostante, anche questi visionari contaminano la carne nello stesso modo, disprezzano l’autorità e parlano male delle dignità. Invece, l’arcangelo Michele, quando contendeva con il diavolo, disputando per il corpo di Mosè, non osò pronunciare contro di lui un giudizio ingiurioso, ma disse: “Ti sgridi il Signore!”. Questi, invece, parlano in maniera oltraggiosa di quello, che ignorano, e si corrompono in tutto ciò, che sanno per istinto, come bestie prive di ragione. Guai a loro!» (Gd 1,8-11).

     ■ La norma per tutti: «Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l’ascolta» (Ef 4,29).

     ■ Rendere conto: «Razza di vipere, come potete dir cose buone, essendo malvagi? Poiché dall’abbondanza del cuore la bocca parla. 35 L’uomo dabbene dal suo buon tesoro trae cose buone; e l’uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie. Or io vi dico che d’ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché dalle tue parole sarai giustificato, e dalle tue parole sarai condannato» (Mt 12,34-37).

 

 

3.  I contributi dei lettori (I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori. I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Edoardo Piacentini

2. Martella Nicola

3. Rita Fabi

4. Enzo D’Avanzo

5.

6.

7.

8.

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Edoardo Piacentini}

 

Quando Gesù caccio i mercanti e i cambiamonete dal tempio, non si preoccupò che poteva essere giudicato un attaccabrighe; e i suoi discepoli si ricordarono che stava scritto: «Lo zelo della tua casa mi ha divorato» (Giovanni 2,17).

     In altre occasioni, sempre Gesù non si è mai tirato indietro dal predicare la verità a coloro, che la travisavano. Un esempio, tra i tanti: ai Sadducei, che non credevano negli angeli e nella resurrezione dei morti, e cercarono di ridicolizzarlo con una domanda tendenziosa, Gesù disse con chiarezza che erravano, perché non conoscevano le Scritture, né la potenza di Dio; fece questo, senza temere di essere giudicato un arrogante o un oltraggioso. «Ma Gesù, rispondendo, disse loro: “Voi sbagliate, non comprendendo né le Scritture né la potenza di Dio. Nella risurrezione, infatti, né si sposano né sono date in moglie, ma essi saranno in cielo come gli angeli di Dio”» (Matteo 22,29-30).

     Ho ripetuto questo verso ai seguaci di W.M. Branham, che affermano che Caino sia la progenie di satana, per dimostrare che non era possibile che Eva potesse avere rapporti sessuali con un angelo, anche se decaduto, perché creato da Dio asessuato, come ha insegnato Gesù. Allora sono stato invitato ed esortato, anche in privato, da tanti conservi a non contendere con loro. Tuttavia, la verità non può essere taciuta, anche se va detta con garbo e spirito di mansuetudine, come faceva Gesù e come cerchiamo di fare anche noi, che ci sforziamo d’imitarlo. {02-09-2012}

 

 

2. {Martella Nicola}

 

Non è un caso che nel libro dei Proverbi il saggio scrisse per i suoi discepoli: «Non rispondere allo stolto secondo la sua follia, perché tu non gli debba somigliare» (Pr 26,4). Dopo che essi hanno memorizzato tale regola, credendo essi che tale era la norma unica e vincente, il maestro di sapienza diede loro, subito dopo, un altro principio apparentemente antitetico: «Rispondi allo stolto secondo la sua follia, perché non abbia ad apparire saggio ai propri occhi» (v. 6). Chiaramente, lì per lì, tali discepoli furono alquanto disorientati; poi impararono certamente il discernimento e la sapienza. Come Salomone insegnò: «Per tutto v’è il suo tempo, v’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo» (Ec 3,1ss).

     Per tale motivo, anche nella vita di Gesù ci furono tempi, in cui dette delle lezioni magistrali (cfr. Mt 5-7), e altri in cui «tacque e non rispose nulla» (Mc 14,61; 15,5; Mt 27,12). In un altro momento, mentre ascoltava le accuse contro una donna adultera, si mise a scrivere per terra (probabilmente il comandamento); poi si alzò e, dopo aver sentenziato brevemente, guardò nuovamente per terra e continuò a scrivere sulla polvere (Gv 8,6ss). Ciò ebbe molto effetto sulle coscienze degli astanti, che avevano portato l’adultera, senza l’adultero; quando si rialzò, non c’era più nessuno degli accusatori (vv. 9s).

     In alcuni momenti bisogna insistere in tempo e fuor di tempo verso coloro, che sono ancora recuperabili, riprendendo, sgridando, esortando con grande pazienza e sempre istruendo (2 Tm 4,2). C’è il tempo in cui bisogna contrapporsi assolutamente alle imposizioni dei falsi fratelli, che vogliono snaturare l’Evangelo della grazia (Gal 2,4s). C’è la situazione che richiede che si debba turare «la bocca di quelli, che dicono, menzogne» (Sal 63,11; cfr. Rm 3,19), ai falsi maestri (Tt 1,10) e specialmente «all’ignoranza degli uomini stolti» (1 Pt 2,15). A volte, bisogna resistere in faccia anche ai veri credenti, che si stanno comportando in modo contrario all’Evangelo (Gal 2,11).

     Altre volte, quando c’è ostinazione verso l’Evangelo, bisogna scuotersi la polvere di dosso e andarsene (Lc 9,5; 10,11). Quando la Parola di Dio viene dileggiata, bisogna anche ricordarsi il comandamento del Signore: «Non date ciò, che è santo, ai cani e non gettate le vostre perle dinanzi ai porci» (Mt 7,6).

     Quindi ci vuole saggezza e la guida dello Spirito Santo, per sapere quando parlare e quando tacere. Altresì, quando si parla, ci vuole sempre un linguaggio pieno di «grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno» (Col 4,6). Si necessita anche di fermezza, per non farsi trascinare nella bassezza morale dell’altro. Non si deve mai mettere in stand-by la buona creanza e il «frutto dello Spirito».

 

 

3. {Rita Fabi}

 

Mi è capitato spesso quello, che scrivi caro Nicola; ma a parte i primi momenti, in cui il desiderio sarebbe quello di reagire — purtroppo a volte il carattere prenderebbe volentieri il posto sulla ragione e sul cuore — il più delle volte mi limito a rispondere nella consapevolezza, che mi viene dalla Parola di Dio. Mi rendo conto però che spesso l’arroganza del titolo di alcuni ha molto più il sopravvento sulle risposte, che ricevo, dell’amore cristiano. Quello, che però mi resta dentro di tali diatribe, è ciò che scrivi tu: «Puoi anche credere di essere riuscito ad azzittirmi, sparando col cannone sui passeri, ma non per questo mi hai convinto». E vado avanti con la gioia di sapere che non sono i giudizi umani, che contano per me, ma quelli di Dio. {04-09-2012}

 

 

4. {Enzo D’Avanzo}

 

Contributo: 1. Questo è un argomento che riguarda la leadership cristiana personale, ossia come essere leader di se stessi. «Se hai un motivo di fare o non fare una cosa, mostri gli effetti di cosa essa è, iniziando prima da te stesso». Le persone non sono il proprio comportamento: devi sempre andare oltre, essere flessibile, capire il punto di vista degli altri, interpretarne i comportamenti e intuirne le esigenze.

     2. Gridare, certo che si può, ma con educazione. Giovanni Battista gridava: «Ravvedetevi, razza di vipere». Nella Genesi Giuseppe gridò: «Fate uscire tutti fuori». Esaù gridò al padre: «Benedicimi anche a me». Mosè gridava spesso: «Che devo fare con questo popolo». Il cieco gridò: «Gesù, figlio di Davide...» (Luca 9,38). Un uomo dalla folla gridò: «Maestro...». Gesù gridò: «Lazzaro vieni fuori». Stefano gridò. Ci sono tanti esempi. Ma l’arroganza si manifesta anche stando in silenzio. Tuttavia, non bisogna mai alzare la voce in una conversazione a due. {04-09-2012}

 

Nicola Martella: Quelli descritti sono vari motivi e atteggiamenti, perché una persona grida, esprimendo secondo i casi: comando d’autorità, bisogno, disperazione, rimprovero e così via.

     Qui chiaramente parliamo del dialogo fra persone, non di altro. Al volume della voce preferisco la forza degli argomenti.

     La concitazione fa perdere di vista gli obiettivi e fa assomigliare a coloro, che ti avversano con male parole. La risposta calma, pacata e fondata è come la goccia, che spacca la roccia, almeno col tempo. Inoltre, quando nella discussione si pratica il «frutto dello Spirito», ciò aiuta ad ascoltare il Signore per ricevere rivelazione mediante la sua Parola, mentre si risponde al proprio prossimo, che magari arrogante si agita, minaccia e impreca.

     Giustamente dicevano i sapienti: «Una città smantellata, priva di mura... [così] un uomo, il cui spirito manca di autocontrollo» (Pr 25,28).

 

 

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11. {Vari e medi}

 

Anna Maria Maiore: È proprio vero che le persone arroganti hanno la loro punizione in questo modo di reagire. «Chi è lento all’ira ha molto buon senso» [Pr 14,29; N.d.R.]; «Chi è lento all’ira vale più del prode guerriero» [Pr 16,32; N.d.R.]; «Chi modera le sue parole possiede la scienza» [Pr 17,27; N.d.R.]; e tanto altro ancora. Certo che queste reazioni mi lasciano senza parole, e l’arroganza non dovrebbe essere in un figlio di Dio. {04-09-2012}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Luisa Piana: Le persone arroganti non mi spaventano, mi colpiscono ma non mi feriscono. A volte, il loro è solo un meccanismo di difesa preventiva, che può essere scardinato con una battuta o con un sorriso. Mi spaventa di più chi mi sorride e finge la gentilezza. {02-09-2012}

 

Alessio Rando: Molti credenti sono litigiosi con chi non la pensa come loro. Questa è carnalità. Molti credenti sono molto psichici e poco pneumatici: Si comportano come il mondo e non come figli di Dio. Stiamo attenti a non cadere nella trappola di Satana! {02-09-2012}

 

Antonio Nappo: È bella la figura del cannone puntato sui passeri. Bisogna ritenere la Verità, non sopita nel cuore del credente, facendo di essa norma di vita. Grazie. {02-09-2012}

Nicola Martella: Più che «bella», tale immagine è suggestiva e rende l'idea. ☺

 

Giovanna Cuttitta: Sono sempre più convinta che l’arroganza fa da padrone su soggetti particolarmente stupidi, dove vige la più totale mancanza di relazioni personali e che oltrepassa la convivenza civile e democratica. {02-09-2012}

 

Luisa Lauretta: L’arroganza è una brutta bestia; se la conosci, la eviti. {02-09-2012}

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Argoment_arroganz_UnV.htm

02-09-2012; Aggiornamento: 06-09-2012

 

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