L’amore vero, come un’impalcatura, non vuole rendere
dipendente da sé. Perciò è pronto a ritirarsi, appena ciò, che era lesionato, è
tornato a reggersi da sé; o appena la nuova opera è compiuta. È certamente
disponibile, ma non soffocante, né coercitivo. Inoltre, le persone devono
appoggiarsi a Cristo, che è sempre disponibile, non a noi.
Anche chi vuole recuperare un’altra persona, non vuole
rendersi indispensabile per sempre, ma vuole mobilitare le sue forze e
stabilizzare l’altro così, che possa continuare il cammino. L’amore
cristiano vuol legare le persone a Cristo, non a sé.
Nella vita cristiana non ci sono due distinte
categorie di recuperatori e recuperati, ma esiste una dinamica di supporto
reciproco. I recuperati diventano, in genere, i migliori recuperatori.
Quando impariamo a portare i pesi degli altri, generiamo altresì persone
capaci di portare i pesi altrui, che un giorno possono essere anche i
nostri. [Segue nel primo contributo]
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1. {Nicola Martella}
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Per
l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare
la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al
tema):
■ «Se
dunque io, che sono il Signore e il Maestro, v’ho lavato i piedi, anche voi
dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Poiché io v’ho dato un
esempio, affinché anche voi facciate come v’ho fatto io» (Giovanni
13,14s).
■ «Io vi do
un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Com’io v’ho
amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che
siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Giovanni
13,34s; cfr. 15,12.17; 1 Giovanni 4,7.11s; 2 Giovanni 1,5).
■ «Quanto
all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri»
(Romani 12,10; cfr. 13,8; 1 Tessalonicesi 4,9; 1 Pietro 4,8).
■ «Non ci
giudichiamo dunque più gli uni gli altri, ma giudicate piuttosto che non dovete
porre pietra d’inciampo sulla via del fratello, né essergli occasione
di caduta» (Romani 14,13).
■ «Accoglietevi
gli uni gli altri, come anche Cristo ha accolto noi per la gloria di Dio»
(Romani 15,7).
■ «Fratelli,
voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà
un’occasione alla carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli
altri» (Galati 5,13).
■ «Portate
i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo»
(Galati 6,2).
■ «Con ogni
umiltà e mansuetudine, con longanimità, sopportandovi gli uni gli altri
con amore» (Efesini 4,2).
■ «Siate
invece gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, perdonandovi a
vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo» (Efesini 4,32).
■ «Vestitevi
dunque, come eletti di Dio, santi ed amati, di tenera compassione, di
benignità, di umiltà, di dolcezza, di longanimità; sopportandovi gli uni gli
altri e perdonandovi a vicenda, se uno ha di che dolersi d’un altro... La
parola di Cristo abiti in voi abbondantemente; ammaestrandovi ed ammonendovi
gli uni gli altri con ogni sapienza» (Colossesi 3,12s.16; cfr. Ebrei
3,13).
■ «Procacciate
sempre il bene gli uni degli altri, e quello di tutti» (1
Tessalonicesi 5,15).
■ «E
facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e a
buone opere» (Ebrei 10,24).
■ «E tutti
rivestitevi d’umiltà gli uni verso gli altri» (1 Pietro 5,5).
■ «Fratelli
miei, se qualcuno tra di voi si svia dalla verità e uno lo riconduce indietro,
costui sappia che chi avrà riportato indietro un peccatore dall’errore
della sua via salvaguarderà l’anima del peccatore dalla morte e
coprirà una gran quantità di peccati» (Giacomo 5,19s).
2. {Luca Matranga}
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■
Contributo: È quello che penso anch’io;
ma per poter amare, ossia essere recuperatori, bisogna soprattutto
sacrificare qualcosa dei propri obbiettivi e delle proprie priorità. Alcune
volte siamo troppo impegnati a seguire le nostre vie, che come i
sacerdoti davanti all’uomo malmenato, passiamo avanti, perché dobbiamo
prendere parte a quel culto o presiedere quell’altra riunione. Non facciamo che
quello, che vogliamo noi fare per Dio, sostituisca quello, che Dio
vuole fare con noi e per noi. {24-01-2013}
▬
Nicola Martella: In ciò, che affermi, c’è del vero. Nella narrazione del (buon) Samaritano, il
sacerdote e il Levita non volevano contaminarsi in senso rituale, per
partecipare al culto del tempio. Essi non considerarono che soccorrere un
malcapitato fosse anch’esso «servizio sacro». Se essi avessero soccorso
tale poveraccio, anche la loro vita di fede ne sarebbe risultata arricchita
e il loro stesso culto sarebbe risultato più «sentito» e «ispirato»; ma i
formalisti, legalisti e i massimalisti non lo sanno, poiché colano moscerini e
inghiottono cammelli (Mt 23,24). Similmente, i Farisei avrebbero lasciato,
per principio, un figlio o un bue
nel pozzo, pur di aderire formalmente al sabato (cfr. Lc 14,5).
In ogni modo, recuperare qualcuno significa
riavvicinare chi era lontano (cfr. Ef 2,13.17), reintrodurre
l’alienato in una collettività (cfr. Bernaba con Saulo; At 9,26s; 11,25s) e
fargli posto fra «i membri della famiglia di Dio» (Ef 2,19).
3. {Pietro Calenzo}
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Tutti i credenti dovrebbero essere dei
recuperatori e dei fratelli nell’accezione più cristocentrica e fattiva nel
(e del) vivere quotidiano. Uso il condizionale, perché ciò, ahinoi, non sempre
avviene. Penso altresì che nella chiesa di Cristo servirebbe un servizio di
diaconia più attento e capillare (che non sia solo servizio di ragioneria, o
di accordare la funzionalità di questo o quello strumento musicale), poiché non
sempre gli anziani hanno il tempo di adempiere a ogni richiesta o supplire a
ogni o bisogno. Poi scritturalmente, vi è il bisogno di puntellare alcune
lacune di natura dottrinale, non comprese o non del tutto assimilate da
alcuni fratelli o sorelle. Anche questo è un servizio d’amore fraterno di grande
valore agli occhi del Signore. Imitiamo Gesù il Messia, in ogni cosa, e
il nostro esser cristiano sarà forse più faticoso, ma sarà senza dubbio più
appagante per la gloria di Colui, che ci ha amati per primi, avanti la
fondazione del mondo. Dobbiamo amare secondo il cuore di Dio i fratelli,
che il Signore ci ha posti sul nostro cammino, al fine di concretizzare il vero
amore-agape, che solo il Signore poteva donarci; questo è il solo, autentico
canone, che può guidarci nella imitazione di Gesù Cristo. A Lui la eterna
gloria. Grazie Nicola, per questa nota edificante e per i meravigliosi versi
della Scrittura citati. Shalom. Dio ti benedica. {25-01-2013}
4. {Edoardo Piacentini}
▲
■
Contributo: C’è un ministero,
che non è popolare, anzi spesso attira critiche dai benpensanti, i quali sono
sempre pronti a giudicare e condannare chi si allontana dalla fede e si svia
dalla verità, senza possibilità di appello. È il ministero, che Giuseppe
Petrelli definì «restauratore di rovine»; esso lo che riceve colui, che
nutre un amore particolare per chi si è sviato dalla verità e, invece di
condannarlo pubblicamente, non smette di pregare per lui e approfitta di
ogni occasione per tentare di recuperarlo.
Giacomo,
il fratello del Signore, detto il Giusto, fu soprannominato «il cammello»,
perché le sue ginocchia divennero dure come quelle di un cammello, essendo
spesso inginocchiato in preghiera. Egli scrisse una lettera, che è entrata a
pieno titolo nel canone delle Scritture del Nuovo Testamento, nella quale egli
afferma, in particolare, che giustifica i credenti solo una fede, che si
dimostri vera nelle opere dell’amore. Poiché la dottrina di Paolo della
giustificazione per grazia mediante la sola fede è pur sempre esposta al
malinteso teologico e pratico, l’insegnamento di Giacomo resta il suo
insostituibile contrappeso: a esso la Chiesa non può rinunciare, se si vuole che
il cristianesimo rimanga autentico. La sua epistola si conclude con questa
frase: «Fratelli miei, se qualcuno tra di voi si svia dalla verità e uno lo
riconduce indietro, costui sappia che chi avrà riportato indietro un
peccatore dall’errore della sua via salverà [o salvaguarderà, N.d.R.]
l’anima del peccatore dalla morte e coprirà una gran quantità di peccati»
(Giacomo 5,19-20).
L’aiuto
spirituale del cristiano non si estende soltanto ai malati e ai peccatori
all’interno della comunità, ma anche a quelli, che hanno del tutto smarrito
la strada e si abbandonano a una vita di peccato. Questi devono essere
ricondotti sulla retta via e salvati. Mentre in precedenza egli ha parlato di
quei membri della comunità, i quali riconoscono sempre e confessano i loro
peccati, per ottenere il perdono, ora allude a chi si trova su una pericolosa
strada sbagliata, lontano dalla verità, e ha bisogno di un urgente
ammonimento, anzi di una formale conversione, se non vuole andare completamente
perduto. L’errante dalla verità è colui che trasgredisce la volontà rivelata da
Dio e devia dalla retta condotta. Chi si prende cura del fratello errante, lo
salva dalla morte eterna. Dio fa una doppia promessa: salvezza
dell’anima, vita per chi viene ricondotto sulla via della verità e perdono anche
per chi lo ha ricondotto. Tutti e due ricevono il perdono dei loro peccati; e
vale ciò che Giacomo ha già scritto nel capitolo 2 al verso 13: «La
misericordia trionfa sul giudizio». Si tratta di una conclusione positiva,
perché racchiude una promessa piena di speranza.
Il «restauratore
di rovine», vale a dire colui che si dispone a ricondurre nell’ovile del
Signore coloro, che si sono allontanati dalla fede, svolge un compito delicato,
che esige tanto discernimento, tatto, prudenza, esperienza e buona
coscienza. Egli con umiltà, con dolcezza e con amore, darà quei consigli,
quegli incoraggiamenti, quelle fraterne correzioni, che potranno trarre
dall’abisso un peccatore, per cui Cristo è morto, con l’aggravante che egli ha
conosciuto e professato per un tempo la verità. Il «restauratore di rovine»
nutre, pertanto, profondo amore per chi si è sviato dalla verità, perché
conosce appieno l’animo umano, per cui non si erge a giudice, sa che a volte
siamo preda delle macchinazioni di satana e non esprime giudizi
definitivi nei confronti di chi cade. Al contrario, sente amore e compassione
per chi può perdersi, non sentendosi egli migliore degli altri, ma considerando
se stesso un «tizzone scampato dal fuoco», che sente il bisogno di tendere la
mano verso colui che sta annegando in fondo al pozzo, come ha scritto Nicola
Martella nel suo intervento molto edificante. {25-01-2013}
▬
Nicola Martella: Grazie, Eduardo, della tua nota a corollario, che apprezzo, vedendo anche in te
un grande interesse pastorale. Ti faccio solo presente che ciò, che i credenti
del passato hanno espresso, proviene esso stesso dalla meditazione della Parola
(come potrebbe essere diversamente?). Ecco il brano, a cui hanno attinto in
proposito: «I tuoi ricostruiranno sulle antiche rovine; tu rialzerai le
fondamenta gettate da molte età e sarai chiamato il “riparatore delle
brecce”, il “restauratore dei sentieri”, per rendere abitabile il paese»
(Is 58,12). A volte, rimaniamo impressionati da una parola o una
locuzione, che un predicatore riscopre e ripropone, ed è giusto così, poiché la
sacra Scrittura è una «Parola vivente» (Eb 4,12); poi, in seguito, ci
meravigliamo magari di scoprire che essa si trova nella Bibbia. È la
dinamica della fede; «lo scriba [= studioso] ammaestrato per il regno dei
Cieli» è come chi «trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie»
(Mt 13,52).
Tornando al
tema, la cosa desolante è quando mancano i «riparatori delle brecce», e
tutto va in rovina (Is 30,13). Dio stesso osserva con costernazione: «E io ho
cercato fra loro qualcuno, che riparasse la cinta e stesse sulla
breccia davanti a me in favore del paese, perché io non lo distruggessi; ma
non l’ho trovato» (Ez 22,30).
Non è un caso che
ho titolato un mio libro sulla cura pastorale «Entrare
nella breccia»!
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari
e medi}
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Sandro Bertone:
Riflettendo sull’amore,
recentemente l’ho paragonato a una impalcatura, che consente di salire,
di far crescere. Ho trovato che sia per l’opera che per l’impalcatura sia
esiziale il fondamento, la base solida, su cui entrambi poggiano.
{25-01-2013}
■
Fortuna Fico: 1.
Amare è donare senza nulla a pretendere, è fare senza dire
ho fatto, è consolare senza dire ti ho consolato, è pregare per i
problemi degli altri e farlo con piacere, anche se i tuoi problemi sono di gran
lunga peggiori; ma soprattutto è costruire, e non demolire con critiche,
maldicenze e parole, che non edificano. {26-01-2013}
2.
Nicola, non lo dico per esaltare la tua persona, ma solo il dono, che il
Signore ti ha elargito: in certi momenti le tue note mi sono di grande aiuto
ed edificazione! Grazie, Signore, per il dono del caro Nicola!
{27-01-2013}
■
Bexi Vega Vilardy: Cristo ci ha
riscattati dalla maledizione della legge, essendo diventato maledizione per noi. Solo Gesù Cristo
può capire la nostra condizione, in che eravamo. {26-01-2013}
12. {Vari
e brevi}
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■
Anila Sinaj: Cosa ne penso!? Mi ha edificato... adesso
mi sento amata! {24-01-2013}
■
Bexi Vega Vilardy: Siamo
stati recuperati a caro prezzo... {25-01-2013}
■
Luisa Lauretta: Davvero meraviglioso questo tema, Nicola; mi ha toccato tantissimo. {25-01-2013}
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Amor_recup_OiG.htm
24-01-2013; Aggiornamento: 28-01-2013