Sui
sensi di colpa ho scritto il seguente aforisma: «Dopo che si è caduti e
ci si ritrova con le spalle a terra e le ossa doloranti, i sensi di colpa sono
come i corvi, che si affollano famelici intorno all’inerme vittima, dapprima
distanti, aspettando che non si muova più, e poi sempre più vicini, con
l’intento di poterla presto spolpare» (Nicola Martella).
Chi fa cura pastorale da tanto tempo, come me, si confronta continuamente con
vari problemi ricorrenti. Uno di essi è costituito dai sensi di colpa.
L’ideale, che si vorrebbe essere, e la realtà di ciò, che si è, lottano
continuamente fra loro e sottraggono preziose e vitali energie alla persona.
Allora, succede che non si è atterrati soltanto dalla caduta in se stessa, ma si
è nuovamente sconfitti dal ricordo d’essa, che occupa la mente e crea
sensi di colpa e molta afflizione. Allora, si confessano al Signore cadute, per
le quali Egli ha già perdonato, ma che la persona stessa non ha veramente
accettato e realizzato il perdono divino.
I sensi di
colpa sono dovuti, secondo i casi, a vari fattori: si cade continuamente
nella stessa disubbidienza, non allontanandosi dalla fonte del peccato; mancanza
di fiducia in Dio e nelle sue promesse; instabilità spirituale; mancanza di
radici profonde nella conoscenza biblica; sviluppo di una doppiezza d’animo; una
vita vissuta nell’impurità; mancanza di riparazione del danno creato; ci si
carica di pesi troppo pesanti (a volte imposti dagli altri), che poi non si
riesce a portare; non si vuole gettare veramente via la zavorra del passato, per
volare alto; alti propositi ideali, che rimangono abitualmente lettera morta
nella pratica; discrepanza fra ciò, che si detesta moralmente, e le proprie
debolezze; incapacità di cambiare certe abitudini o certi modi di reagire; si è
spiritualmente isolati e per questo vulnerabili; non ci si vede per quello, che
si è; non ci si accetta o non si piace a se stessi; e così via.
Il diavolo
sa di questa debolezza e, conoscendo tale persona, fa di tutto per suscitare
nuovamente il ricordo delle passate sconfitte. Allora ci si fa incantare
nuovamente, allora come fece Eva nell’Eden (Genesi 3); si fa posto al diavolo
(Efesini 4,27), che seduce e convince, che si è ancora colpevoli. Invece di
resistere al diavolo, perché fugga (Giacomo 4,7), ci si fa convincere; invece di
accostarsi a Dio, perché Egli si accosti al credente (v. 8), lo si vede
minaccioso come Adamo ed Eva nel giardino e ci si nasconde.
Allora, invece
di vivere nella libertà dei figli di Dio (cfr. Romani 8,21; Gal 5,13), si
vive come schiavi delle proprie nevrosi devozionali o del proprio legalismo
religioso (Colossesi 2,21ss). Invece di avere fiducia nelle promesse di Dio,
ossia che Gesù, il nostro Avvocato presso il Padre, ha prodotto il perdono (1
Giovanni 2,1s), si dà credito ai propri sentimenti. Allora, si butta i sensi di
colpa dalla porta e li si lascia entrare per la finestra, in un continuo e
macabro «riciclaggio».
Alla base di
tutto ciò c’è spesso una falsa immagine di Dio: si vede il Signore come
il poliziotto e non come il Padre misericordioso o il Dio onnipotente, che può
soccorrere (cfr. Isaia 40,27ss). Alla base di tutto ciò c’è spesso anche una
falsa immagine di se stessi (cfr. Apocalisse 3,17; Romani 2,17-24). Uno dei
motivi dei sensi di colpa, può singolarmente essere il narcisismo unito al
perfezionismo, ossia la volontà di farcela da sé e di scoprire poi che si
cade come gli altri; allora, invece di accettare che si è fallaci e di vivere in
ubbidienza e perdono, ci si colpevolizza per non essere abbastanza perfetti.
Alcuni arrivano a colpevolizzarsi per tutto ciò, che succede intorno a loro,
come se fossero loro a garantire che tutto possa andare bene. Inoltre, non si
prende abbastanza sul serio le promesse di Dio sul perdono, dopo essersi
pentito e aver confessato un certo peccato. In tali casi può aiutare la cura
pastorale, in cui il consulente, con l’aiuto di Dio, aiuta a risalire alle
cause di tale comportamento, assicura con la conoscenza delle promesse di Dio e
aiuta ad affiggere sulla croce di Cristo i propri sensi di colpa, una volta per
sempre (cfr. Colossesi 2,13s).
Ricordo un
aneddoto di Martin Lutero, che riporto a senso. Una notte gli apparve in
sogno il diavolo, che gli mostrò lunghe liste dei suoi peccati e cominciò ad
accusarlo in modo indicibile. Lutero ammise tutti quei fatti, senza per nulla
giustificarsi. Poi, aggiunse che Cristo ci ha scritto sopra col suo sangue: «È
stato pagato!». Il diavolo se ne andò.
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Prob/A1-Cadute_colpa_S&A.htm
12-06-2012; Aggiornamento: 13-06-2012 |