1. L’antica
sapienza popolare affermava: «I panni sporchi si lavano in casa»; una
variante ha «in famiglia». Tale metafora illustrativa intendeva affermare che ci
sono faccende delicate, che non bisogna divulgare fuori delle mura
domestiche, ma che bisogna risolverle nella stretta cerchia delle persone
interessate. Chi è esterno a certe situazioni, non è in grado di comprenderle
pienamente, ma rischia di travisare i fatti e a diffonderli ulteriormente, e
cioè in modo sbagliato.
Tale proverbio
non vale soltanto per la casa o al famiglia materiale, ma anche per quella
spirituale, ossia l’assemblea locale. Infatti, «l’assemblea
del Dio vivente» viene chiamata nella Bibbia la «casa di Dio» (1 Tm 3,15;
cfr. 1 Pt 4,17). E i credenti sono chiamati «membri della famiglia di
Dio» (Ef 2,19).
In situazioni,
in cui sono stati coinvolte persone esterne, ho notato che esse non sempre hanno
approfondito sufficientemente i fatti, per essere in grado di giudicarli
correttamente. Alla fine, generalizzando tutto, hanno dichiarato che
ognuno è colpevole a modo suo. In tal modo, le vittime sono state punite due
volte e i prepotenti si sono sentiti, a loro modo, assolti.
2. Vedo vari
credenti, che si mostrano abbastanza stolti, per il fatto che «mettono a
stendere in Internet» faccende, che riguardano casa loro o le loro
assemblee. Alcuni, invece di discutere i fatti coniugali o familiari in
casa, mettono le loro faccende private in Internet, senza neppure sentire
vergogna; così tutti le vengono a sapere e magari s’intromettono. Similmente,
anche credenti della stessa assemblea, invece di trovare una soluzione
insieme e con persone sagge della stessa comunità, espongono al vento di
Internet le loro controversie e i loro fatti sgradevoli.
Similmente
avviene o lettere mandate a un certo numero di chiese, che si conosce o
con cui si è affiliati, oppure mediante posta elettronica a un gran
numero di indirizzi, per denunciare specifiche persone, particolari fatti
accaduti nella propria assemblea o controversie, che si hanno con altri
credenti.
Così molte
persone, che non c’entrano nulla, vengono a sapere cose tristi e poco
edificanti: fatti veri o mezze verità addomesticate, segreti e calunnie,
approssimazioni e luoghi comuni, sospetti e cattiverie. Altri, poi, intervengono
a favore o contro. Ci sono quelli, che troveranno l’occasione per
accarezzare il loro amor proprio, dando facili lezioncine morali e bacchettate a
tutti. Pubblicamente in Internet o per e-mail con tanti indirizzi cominceranno
battibecchi e ping-pong carnali. Chi butterà olio su fuoco e chi acqua.
L’uno offenderà e l’altro risponderà. Gli animi si irriteranno. I pontieri e i
pompieri, che entreranno in azione non verranno ascoltati. Lo spettacolo sarà
desolante.
3. Torniamo a
lavare i panni sporchi in casa e a stenderli in modo decoroso, là dove
non attirano gli sguardi indiscreti. Infatti, alcuni si prendono grandi
responsabilità, portando grande confusione nelle famiglie e nelle comunità.
Bisogna assolutamente sapere come «comportarsi
nella casa di Dio» (1 Tm 3,15). L’apostolo Paolo avvertiva con serietà e
veemenza: «Se uno guasta il tempio di Dio, Dio
guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi»
(1 Cor 3,17).
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I contributi sul tema
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1. {Calogero Fanara}
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■
Contributo:
Cosa dire su questo articolo? Mai come oggi la testimonianza dell’Evangelo è
stata così velocemente infangata. Soprattutto con i social, tutto (e il
suo contrario) viene reso pubblico, quasi immediatamente, senza una seria
analisi e verifica dei fatti.
È una
constatazione, di cui tutti dovremmo vergognarci, perché in un modo o
nell’altro, a volte, anche involontariamente, contribuiamo a veicolare
cose, che non sono, o cose leggermente alterate dal giudizio altrui. Siamo
diventati le vittime della nostra propria disinformazione! Vi sono – è
vero – certe situazioni per le quali non reagire e non «dissociarsi» con un
saggio (e fermo) dissenso infanga il Vangelo lo stesso, come ad esempio
le recenti prese di posizione pazzesche, annunziate ufficialmente in certi
sinodi ecclesiali, che mandano a quel paese l’etica cristiano-biblica e
altri principi fondamentali della Parola di Dio. In questo caso, il
silenzio di quanti dissentono può influenzare in modo negativo la percezione
dell’opinione pubblica sull’insieme di una chiesa, di un movimento ecclesiale, e
addirittura della fede cristiana riguardo a certe tematiche.
Ho preso molte
distanze dal «reagire a caldo», anche quando a volte ero convinto di
dovere «difendere» la testimonianza del Vangelo in piazza pubblica. E quando lo
faccio, non mi esprimo quasi mai in modo categorico, perché in effetti, a
volte, non sappiamo tutto nei minimi dettagli, e non credo nemmeno che spetta a
noi di sapere sempre tutto. Se fossimo più entusiasmati ad evangelizzare
le persone, che ci stanno vicino, credo che spenderemmo molto meno tempo a
«commentare» tutto sulla tela del web. Non tutto edifica, e non tutto è
utile. {05-07-2016}
▬
Nicola Martella:
Penso che dobbiamo distinguere il piano dei «panni sporchi»
domestici o comunitari dall’apologetica o difesa della verità biblica
contro i lupi rapaci esterni e dalla gente dottrinalmente pervertita
internamente. Nel primo caso, la Scrittura afferma agli esterni «Non
giudicate!» e «Fatevi i fatti vostri!»; nel secondo caso, la Scrittura
ingiunge: «Giudicate voi!» e «Difendete strenuamente la fede!». La
sapienza sta nel distinguere questi due piani.
Per
l’approfondimento si vedano i seguenti scritti:
►
Apologetica e giudizio {Nicola Martella} (T/A)
►
Bisogna difendere la fede biblica? {Nicola Martella} (A)
►
L’importanza dell’apologetica
{Nicola Martella} (T/A)
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11. {Vari e medi}
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12. {Vari e brevi}
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► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Etic/T1-Pann_Internet_UnV.htm
02-07-2016; Aggiornamento: 05-07-2016 |