«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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■ Gli aspetti generali

■ La consulenza

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  Si tratta della consulenza specifica al problema dell’occultismo. Ecco le parti principali:

■ Consulenza specifica

■ Approfondimento delle problemati-che

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■ Dizionarietto dei termini

■ Fogli d’analisi

■ Excursus: Rimostranze verso fratelli 

 

► Vedi al riguardo le recensioni.  

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GRATTATI, TANTO NON VINCI!

 

 a cura di Nicola Martella

 

Grattati, tanto non vinci!1. Il gioco e le sue dipendenze

     Si dice da ogni parte: «Siamo in crisi» o «Siamo in recessione». Tante persone, loro malgrado hanno perso il lavoro. L’Istat, le associazioni dei consumatori e le confederazioni degli esercenti affermano che le famiglie hanno dovuto comprimere ancor di più i loro consumi. Tutto vero.

     Eppure, non si sa mai perché tutti i tipi di giochi d’azzardo non temono la crisi. Non solo ci sono i classici «gratta e vinci», le schedine per il calcio, per le corse di cavalli e per altro. Ci sono le slot-machine di ogni tipo. Vedo che nei luoghi, dove prima c’erano negozi d’ogni tipo, ora nascono come i funghi luoghi ludici dai nomi bizzarri, dove si può tentare la propria fortuna... e, soprattutto, fare quella dei gestori (e dello Stato, che ci guadagna). Anche questo, dicono gli esperti, è un segno della crisi: la gente gioca di più, credendo che una vincita — proprio una loro vincita — cambierà la loro vita!

     Come gli esperti mostrano, ad aumentare sono anche le dipendenze da gioco, sia in tali centri ludici, sia in Internet. Ci sono persone, che entrano in uno stato compulsivo e giocano come in trance, dimenticando tutto ciò che sta intorno; è proprio una droga. Più perdono e più giocano ossessivamente, credendo di rifarsi. Alcuni impegnano progressivamente tutto ciò, che hanno. Alla fine c’è il disastro economico per sé e per le proprie famiglie. A ciò segue l’indigenza e la caduta in altre dipendenze.

 

2. L’insegnamento biblico

     Che cosa afferma la sacra Bibbia nel merito? Non credo sia peccato farsi un «gratta e vinci» occasionale, giocarsi una volta una schedina o cose simili, sebbene non siano nelle mie abitudini. Tuttavia, i credenti biblici devono rifuggire dalle dipendenze. «Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa m’è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna» (1 Corinzi 6,12).

     I veri cristiani devono imparare a dipendere non dalla fortuna, ma dalla benedizione di Dio. «Quel che fa ricchi è la benedizione del Signore e il tormento che uno si dà non le aggiunge nulla» (Pr 10,22).

     La sacra Scrittura ci insegna che dobbiamo ambire «condurre una vita tranquilla e quieta in tutta devozione e dignità» (1 Timoteo 2,2), non al colpo di fortuna. Dobbiamo affaticarci «lavorando con le nostre proprie mani» (1 Corinzi 4,12), per poterne far parte anche agli altri più svantaggiati (Efesini 4,28). Ritenendoci il Signore amministratori delle cose, che ci affida, Egli ce ne chiederà anche conto (Romani 14,12), aspettandosi di trovarci fedeli in quel giorno(1 Cor 4,1s).

 

Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Franco Cicala

2. Stefano Carta

3. Nicola Martella

4. Costanzo Cicioni

5. Samuele Maodda

6. Rita Fabi

7. Antonio Fazio

8. Franco Cicala

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Franco Cicala}

 

Tu scrivi: «Dobbiamo affaticarci, «lavorando con le nostre proprie mani» (1 Corinzi 4,12), per poterne far parte anche agli altri più svantaggiati (Efesini 4,28)».

     Il gioco delle lotterie è una vera e propria dipendenza, e questo non è buono agli occhi del Signore, perché dobbiamo dipendere per tutte le cose dal Signore.

     Sappiamo come credenti che ci sono tantissimi dipendenti da lotto e giocatori di slot-machine, che bruciano i loro soldi rovinando se stessi e le famiglie. Per un credente giocare anche un euro, per guadagnarne altri, significa che attraverso la fortuna, in modo occulto, cerco di speculare sulla pelle degli altri. Attenzione, non è uno scambio commerciale, ma un modo per frodare, in modo occulto, usando la fortuna, contribuendo così che il prossimo si rovini di più.

     «Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti, né chi dice la fortuna, né negromante, perché il Signore detesta chiunque fa queste cose; a motivo di queste pratiche abominevoli, il Signore, il tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni dinanzi a te» (Dt 18,10-12).

     La fortuna per chi la praticava, per chi cercava di farla praticare è detestata dal Signore e anche se ci troviamo nel NT, questo comandamento non è stato mai annullato perché è annoverato tra i peccati di occultismo.

     Non abbiamo noi le promesse del Signore? «La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò» (Eb 13,5).

     La dipendenza dalle lotterie e da altri mezzi illeciti (slot-machine) per fare soldi (il dominio dell’«amore per il denaro») tolgono la dipendenza da Dio e di conseguenza non si ha più fede in Dio, ma nella fortuna. Non si dovrebbe chiamare questo peccato?

     Sono 22 anni convertito al Signore, eppure dopo la conversione non ho più sentito il bisogno di giocare le schedine, dimenticate del tutto. E lavorando nella scuola (dopo qualche anno dalla conversione), alcuni colleghi hanno tentato di coinvolgermi e giocare in società con loro, ma chiaramente sempre rifiutato, dicendo che la mia fede in Dio mi lascia tranquillo.

     Riguardo ai soldi, che si vincono, è già stabilito in percentuale quant’è che si debba vincere; se non vado errando, i soldi giocati dalle persone vengono così ripartiti: 33% ai vincitori, 33% all’organizzazione nazionale dei giochi e il restante allo Stato. Per questo motivo il perdente è sempre il giocatore, che sciaguratamente pensa sempre di poter un giorno vincere e rifarsi di tutto, cadendo nella dipendenza, mentre i vincenti sono sempre le organizzazioni dei giochi e lo Stato (che sperpera). Allo stesso modo le macchinette mangia-soldi sono anch’esse state programmate per alcune vincite e solo chi è fortunato, riesce a vincere, mentre altri ci rimettono sempre. {28-11-2012}

 

 

2. {Stefano Carta}

 

: Per quanto riguarda i credenti, a mio avviso, giocare d’azzardo o tentare la fortuna corrisponde a un peccato d’incredulità verso il Signore, che provvede per noi il necessario e che è capace di sostenerci anche in tempi duri come questi. Come credenti dovremmo essere soddisfatti di quello, che il Signore provvede per noi, senza cercare «fonti alternative», che inevitabilmente sconfinano nell’idolatria verso la «dèa Fortuna». Non credo che un credente si sognerebbe mai di chiedere a Dio, in preghiera, di donargli qualche vincita alle slot-machine. {26-11-2012}

 

 

3. {Nicola Martella}

 

Qui di seguito faccio alcune osservazioni e obiezioni a quanto espresso dai primi due lettori.

     Non incoraggerei mai nessuno a giocare d’azzardo e penso che esso porti a gravi dipendenze. Tuttavia, non userei mai argomenti approssimativi o addirittura sbagliati, in campo sia dottrinale, sia razionale. Quanto affermano questi lettori, contiene diversi spunti condivisibili. Al altri aspetti faccio notare quanto segue.

 

Non tutto è occultismo

     Con tutto rispetto, però, penso che ci sia una differenza fra «tentare la fortuna», giocando, e «dire la (buona) fortuna», ossia divinare. Per onestà bisogna ammettere che in Deuteronomio 18,10ss si tratta di chiaroveggenza e predizione, non di gioco; il termine in questione intende il chiaroveggente (eb. jidde`onî «colui che sa») ed esso sta fra «l’evocatore di defunti» (šo’el ’ôb) e il «consultatore di morti» (doreš ’ël-hammetîm). Nelle lotterie, nel lotto, nell’uso delle slot-machine, nei giochi d’azzardo in genere non si tratta di nulla di «occulto», ma del gioco delle probabilità. Non si tratta neppure di un culto religioso alla «dèa Fortuna», ma di un’occupazione ludica discutibile, che può portare alla dipendenza. Quindi tale verso (Dt 18,11) non aveva nulla a che vedere con la fortuna. Inoltre c’è anche un uso neutrale di «fortuna» (ebr. gād) nel senso di «felicità»; fu il nome di un figlio di Giacobbe (Gn 30,11) e di un profeta (2 Sm 24,13.18). Nella Riveduta «fortuna» si trova nel senso di «possedimento» (Gb 15,29) o «rendita» (Gb 31,12).

     Quindi, ascrivere la fortuna ludica all’occultismo o alla idolatria verso la «dèa Fortuna», si basa su un increscioso fraintendimento terminologico. Che alcuni possano accompagnare il gioco d’azzardo con pratiche esoteriche o, più banalmente, con la superstizione, non è escluso; ma non si può, al contrario, indicare il gioco di per se come pratica occulta o idolatrica.

 

Gli argomenti giusti

     L’argomento dell’amore per il denaro (Eb 13,5) è corretto. Lo è pure quello delle dipendenze da gioco. Inoltre vanno bene anche gli argomenti di tipo razionali (statistiche reali di vincita, percentuali dei guadagni, ecc.).

     Tuttavia, lotterie e slot-machine non sono «mezzi illeciti per fare soldi», poiché illecito è ciò, che la legge proibisce; in tali cose è lo Stato ad avere il monopolio e a dare ad altri la gestione. Tutt’al più si può parlare di mezzi inopportuni all’etica cristiana, poiché alimentano false attese e dipendenze.

     «Non si dovrebbe chiamare questo peccato?», chiede Franco Cicala. Stefano Carta parla, invece, del peccato, che sta a monte, ossia l’incredulità che Dio non sia sufficiente a provvedere per i suoi figli; questo mi sembra più convincente. Il «peccato» è l’infrazione di una chiara norma di legge (1 Gv 3,4; cfr. 2 Cr 26,18 Uzzia; Ez 22,26; Sf 3,4; At 23,3; Eb 10,28). Inoltre, anche le cose lecite possono creare dipendenza: «Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla» (1 Cor 6,12; v. 13 cibi; cfr. l’uso e l’abuso della lingua Gcm 1,26).

     Giustamente i cristiani biblici possono evitare di praticare giochi d’azzardo e di «tentare la fortuna», non perché ci sia un espresso comandamento in merito, ma perché vogliono dipendere da Dio (Mt 6,33). È anche vero che suona stonato che un cristiano preghi Dio di donargli una vincita a un gioco dazzardo; il Signore, infatti, non si presta ai giochetti degli uomini.

 

 

4. {Costanzo Cicioni}

 

‎«Molti dolori subirà l’empio, ma chi confida nel Signore sarà circondato dalla sua grazia» (Salmo 32,10)

     Secondo una statistica, un italiano mediamente spende all’anno 783,00 € in lotterie, gratta e vinci, sisal; immaginate quanto spende chi è dipendente da questo! Il diavolo usa diverse armi per prendere la nostra vita e quello che abbiamo. È davvero impressionante che la gente confidi in numeri estratti a caso, ma se parli loro del Cristo, il Vivente, ha dei dubbi. Le dipendenze le produce il diavolo, che presenta le cose su un piatto d’argento! Chiediamo a Dio la determinazione di sfuggire a questa morsa. Il gioco [d’azzardo] è una trappola del diavolo, per rubarci quello che abbiamo, economia, affetti, amore, pace, e darci solo menzogna. Non permettiamo di rubarci altro; ora è il momento di riprenderci quello, che era nostro! {08-07-2012}

 

 

5. {Samuele Maodda}

 

Sì, sono d’accordo. «Farsi ogni tanto qualche schedina» non costituisce peccato, per lo meno non lo è palesemente. Ma da quando ho accettato Gesù come Salvatore e Signore, la mia coscienza mi accusa, quando penso di tentare la fortuna, giocando, scommettendo e pronosticando. Questo perché penso che quei soldi che, più delle volte rimpinguano le casse dei ricchi, potrebbero invece aiutare chi è nell’indigenza. Le mie parole non vogliono essere assolute, ma una condivisione dei miei pensieri. {26-11-2012}

 

 

6. {Rita Fabi}

 

Il giocatore ha la speranza che, attraverso una vittoria, possa essere liberato dall’obbligo di lavorare o di raggiungere un tenore di vita migliore. La Parola di Dio, invece, come ben ricordi anche tu, caro Nicola, esorta l’uomo a lavorare con le proprie mani (1 Ts 4,11-12) e ad accontentarsi delle cose che ha (Eb 13,5).

     Chi cede alla tentazione del gioco, fa un uso sbagliato di quello che il Signore gli ha provveduto, amministra male i soldi, sottraendoli a scopi ben più nobili, come la famiglia o l’opera di Dio.

     «Perché spendete danaro per ciò che non è pane? e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, e l’anima vostra godrà di cibi succulenti!» (Is 55,2).

     Il cristiano vive fondandosi su ben altri valori che le ricchezze materiali (Mt 6,19-21) e la sua vera vittoria è «la pietà con animo contento del proprio stato» (1 Tm 6,6-9). Chi gioca, dimostra inoltre di nutrire più fiducia nelle probabilità che nella divina provvidenza, perché ripone le proprie speranze nelle percentuali e nel caso, anziché in Dio.

     Piuttosto, i credenti sono esortati a non angustiarsi e a far conoscere le proprie «richieste a Dio con preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti» (Filippesi 4,6).

     Il Signore vuole, infatti, che gli uomini imparino a chiedere e ad aspettare da Lui.

     «Chi coltiva la sua terra si sazia di pane, chi insegue chimere è privo di senno» (Pr 12,11). {26-11-2012}

 

 

7. {Antonio Fazio}

 

Ho passato 28 anni della mia vita a scommettere (da 14 anni a 42): sui cavalli, sul calcio, su tutto quello che si poteva  scommettere. Potrei raccontarne di tutti i colori. Una cosa solo posso dire: è un vizio pazzesco, che ti domina e ti fa diventare peggio delle bestie. Quando il Signore mi ha chiamato, è stata una liberazione. Mi ricordo 11 anni fa di avere sentito il rumore delle catene, che si spezzavano in modo veramente udibile! {06-12-2012}

 

 

8. {Franco Cicala}

 

Contributo: Grazie, Nicola, per avermi fatto capire il vero significato di Deuteronomio 18,10-12. Questo mi rischiara la mente. Di conseguenza ho chiamato peccato e mezzo illecito sempre nella convinzione che fortuna fosse annoverato alle pratiche occulte.

     Una domanda vorrei porti: Quale potrebbe essere il limite del gioco, e chi lo può stabilire un limite per non sforare nella dipendenza? Abbiamo la nostra coscienza che potrebbe suonare come un campanello d’allarme. Saremmo in grado di farlo funzionare? Credo che per evitare una possibile dipendenza, è meglio allontanarsi da tutto ciò. Se poi c’è chi è in grado di porsi un limite settimanale al gioco, faccia come meglio crede. {01-12-2012}

 

Nicola Martella: Le domande, che poni non sono di facile risposta, poiché bisogna vedere di caso in caso. Chi è già dipendente da alcol (alcolizzato), basta poca sostanza alcolica per cadere nella dipendenza; penso che ciò valga per ogni «dipendenza da sostanza» (nicotina, anfetamine, stupefacenti, droghe, cibo). La sostanza va a stimolare i centri del piacere e della premiazione, e questi richiedono sempre più sostanza. Similmente fanno ciò anche le dipendenze senza sostanze esterne (sesso, gioco, sport estremi, depravazioni varie, ecc.), in cui vengono prodotte adrenalina, dopamina, endorfina, le quali vanno a stimolare gli stessi centri.

     Nel caso di dipendenze già esistenti, quindi di una patologia psichica, è certo meglio stare lontani dalla fonte.

     Non perché alcuni sono dipendenti da cibo, gli altri non devono più mangiare. Non perché alcuni sono dipendenti da sesso compulsivo, gli altri non devono più praticare l’unione sessuale legittima col loro coniuge. Non perché alcuni sono dipendenti, ad esempio da caffeina o teina, gli altri non devono più bere caffè o tè. Anche il gioco ha di per sé un carattere educativo e didattico, se praticato in modo positivo; un problema è quando alcuni tipi di gioco diventano compulsivi, una droga, un azzardo.

     I giochi d’azzardo non hanno un vero carattere educativo e didattico, anzi possono portare le persone in una dipendenza, laddove prendono un carattere compulsivo; in tali casi diventano fonte di empietà e la rovina per la persona stessa e per le loro famiglie.

     Io personalmente sconsiglio di darsi ai giochi d’azzardo, in cerca del «colpo di fortuna». Qui, però, ognuno è responsabile di se stesso dinanzi alla propria coscienza e a Dio. Penso, comunque, che bisogna fare una differenza fra chi compra un biglietto di una lotteria, chi gioca tutte le settimane la schedina e chi di norma gioca accanitamente nelle bische e nei casinò.

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {Vari e medi}

 

Claudia Biscotti: In questo momento di ristrettezza economica, mi soffermo a pensare a quante volte abbiamo speso per ciò, che non è pane (non è solo il «gratta e vinci» a essere inutile), contribuendo alle opere infruttuose del mondo, con il rischio di cadere in schiavitù, nonostante Cristo Gesù, ci abbia resi «vedenti». Ahimè! {26-11-2012}

 

Edoardo Piacentini: Per noi, figli di Dio, la nostra fortuna si chiama Gesù, anche in tempi di crisi economica, perché Egli «ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa vocazione, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo scopo e grazia, che ci è stata data in Cristo Gesù prima dell’inizio dei tempi, e ora è stata manifestata con l’apparizione del Salvator nostro Gesù Cristo, che ha distrutto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo dell’evangelo» (2 Tm 1,9-10). {26-11-2012}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Giancarlo Farina: Tante e diverse sono le droghe. Il gioco d’azzardo è una delle peggiori. {29-11-2012}

 

Antonietta Pesce: Nicola, stavolta sono d’accordo con te e con ciò che hai pubblicato. {26-11-2012}

 

Nicola Martella: Un «minimo comune denominatore» ora c’è; possiamo passare quindi alle equazioni più complesse… ☺

 

Antonietta Pesce: Lascio fare a te, Nicola, ormai il mondo e gli uomini sono tutti impazziti. {26-11-2012}

 

Nicola Martella: Impazziti lo erano anche al tempo di Cristo e degli apostoli. Basta scendere dal «carosello» del mondo, che dà vertigini, e salire sul treno della fedeltà alla Scrittura.

 

Antonietta Pesce: Magari, lo spero vivamente che si ritorni al Signore e alla sua Parola. {26-11-2012}

 

Ettore LaBarba: Vedi che anche molti credenti sono attratti da queste trappole. {26-11-2012}

 

Nicola Martella: Tu, che ti ritieni un razionalista ateo, per essere credibile in ciò, che affermi, definisci prima «credenti» e «molti» e fornisci poi per i «credenti» una fonte statistica attendibile.

 

Giovanna Mery Pisa: Gratta e perdi! {29-11-2012}

 

Fratellone Gabriele: Gratta e spendi, ti grattano i soldi. {29-11-2012}

 

Nicola Martella: Hai ragione. Quale Gabriele, però, visto che di «fratelloni» con tale nome ne ho parecchi?

 

► URL : http://diakrisis.altervista.org/_Etic/T1-Grattati_vinci_EnB.htm

26-11-2012; Aggiornamento: 08-01-2013

 

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