1.
Il gioco e le sue dipendenze
Si dice da
ogni parte: «Siamo in crisi» o «Siamo in recessione». Tante persone, loro
malgrado hanno perso il lavoro. L’Istat, le associazioni dei consumatori e le
confederazioni degli esercenti affermano che le famiglie hanno dovuto comprimere
ancor di più i loro consumi. Tutto vero.
Eppure, non si
sa mai perché tutti i tipi di giochi d’azzardo non temono la crisi. Non
solo ci sono i classici «gratta e vinci», le schedine per il calcio, per le
corse di cavalli e per altro. Ci sono le slot-machine di ogni tipo. Vedo che nei
luoghi, dove prima c’erano negozi d’ogni tipo, ora nascono come i funghi luoghi
ludici dai nomi bizzarri, dove si può tentare la propria fortuna... e,
soprattutto, fare quella dei gestori (e dello Stato, che ci guadagna). Anche
questo, dicono gli esperti, è un segno della crisi: la gente gioca di più,
credendo che una vincita — proprio una loro vincita — cambierà la loro
vita!
Come gli
esperti mostrano, ad aumentare sono anche le dipendenze da gioco, sia in
tali centri ludici, sia in Internet. Ci sono persone, che entrano in uno stato
compulsivo e giocano come in trance, dimenticando tutto ciò che sta intorno; è
proprio una droga. Più perdono e più giocano ossessivamente, credendo di
rifarsi. Alcuni impegnano progressivamente tutto ciò, che hanno. Alla fine c’è
il disastro economico per sé e per le proprie famiglie. A ciò segue
l’indigenza e la caduta in altre dipendenze.
2.
L’insegnamento biblico
Che cosa
afferma la sacra Bibbia nel merito? Non credo sia peccato farsi un
«gratta e vinci» occasionale, giocarsi una volta una schedina o cose simili,
sebbene non siano nelle mie abitudini. Tuttavia, i credenti biblici devono
rifuggire dalle dipendenze. «Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è
utile. Ogni cosa m’è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna»
(1 Corinzi 6,12).
I veri cristiani devono imparare a dipendere non dalla fortuna, ma dalla
benedizione di Dio. «Quel che fa ricchi è la
benedizione del Signore e il tormento che uno si dà non le aggiunge nulla»
(Pr 10,22).
La sacra
Scrittura ci insegna che dobbiamo ambire «condurre una vita tranquilla
e quieta in tutta devozione e dignità» (1 Timoteo
2,2), non al colpo di fortuna. Dobbiamo affaticarci «lavorando con le
nostre proprie mani» (1 Corinzi 4,12), per poterne far parte anche agli
altri più svantaggiati (Efesini 4,28). Ritenendoci il Signore amministratori
delle cose, che ci affida, Egli ce ne chiederà anche conto (Romani 14,12),
aspettandosi di trovarci fedeli in quel giorno(1 Cor
4,1s).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Franco Cicala}
▲
Tu scrivi: «Dobbiamo affaticarci, «lavorando con le nostre proprie mani»
(1 Corinzi 4,12), per poterne far parte anche agli altri più svantaggiati
(Efesini 4,28)».
Il gioco delle lotterie è una vera e propria
dipendenza, e questo non è buono agli occhi del Signore, perché dobbiamo
dipendere per tutte le cose dal Signore.
Sappiamo come credenti che ci sono tantissimi
dipendenti da lotto e giocatori di slot-machine, che bruciano i
loro soldi rovinando se stessi e le famiglie. Per un credente giocare anche un
euro, per guadagnarne altri, significa che attraverso la fortuna, in modo
occulto, cerco di speculare sulla pelle degli altri. Attenzione, non è uno
scambio commerciale, ma un modo per frodare, in modo occulto, usando la fortuna,
contribuendo così che il prossimo si rovini di più.
«Non si trovi
in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi
esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, né
incantatore, né chi consulta gli spiriti, né chi dice la fortuna, né
negromante, perché il Signore detesta chiunque fa queste cose; a motivo di
queste pratiche abominevoli, il Signore, il tuo Dio, sta per scacciare quelle
nazioni dinanzi a te» (Dt 18,10-12).
La fortuna per chi la praticava, per chi cercava di
farla praticare è detestata dal Signore e anche se ci troviamo nel NT, questo
comandamento non è stato mai annullato perché è annoverato tra i peccati di
occultismo.
Non abbiamo noi le
promesse del Signore? «La vostra condotta non sia dominata dall’amore
del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha
detto: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò”» (Eb 13,5).
La dipendenza dalle lotterie e da altri mezzi
illeciti (slot-machine) per fare soldi (il dominio dell’«amore per il
denaro») tolgono la dipendenza da Dio e di conseguenza non si ha più fede in
Dio, ma nella fortuna. Non si dovrebbe chiamare questo peccato?
Sono 22 anni convertito al Signore, eppure dopo la
conversione non ho più sentito il bisogno di giocare le schedine,
dimenticate del tutto. E lavorando nella scuola (dopo qualche anno dalla
conversione), alcuni colleghi hanno tentato di coinvolgermi e giocare in società
con loro, ma chiaramente sempre rifiutato, dicendo che la mia fede in Dio mi
lascia tranquillo.
Riguardo ai soldi, che si vincono, è già stabilito in
percentuale quant’è che si debba vincere; se non vado errando, i soldi giocati
dalle persone vengono così ripartiti: 33% ai vincitori, 33% all’organizzazione
nazionale dei giochi e il restante allo Stato. Per questo motivo il perdente
è sempre il giocatore, che sciaguratamente pensa sempre di poter un giorno
vincere e rifarsi di tutto, cadendo nella dipendenza, mentre i vincenti sono
sempre le organizzazioni dei giochi e lo Stato (che sperpera). Allo stesso modo
le macchinette mangia-soldi sono anch’esse state programmate per alcune
vincite e solo chi è fortunato, riesce a vincere, mentre altri ci rimettono
sempre. {28-11-2012}
2.
{Stefano Carta}
▲
■
: Per quanto riguarda i
credenti, a mio avviso, giocare d’azzardo o tentare la fortuna corrisponde a un
peccato d’incredulità verso il Signore, che provvede per noi il
necessario e che è capace di sostenerci anche in tempi duri come questi. Come
credenti dovremmo essere soddisfatti di quello, che il Signore provvede per
noi, senza cercare «fonti alternative», che inevitabilmente sconfinano nell’idolatria
verso la «dèa Fortuna». Non credo che un credente si sognerebbe mai di
chiedere a Dio, in preghiera, di donargli qualche vincita alle
slot-machine. {26-11-2012}
3. {Nicola Martella}
▲
Qui di seguito
faccio alcune osservazioni e obiezioni a quanto espresso dai primi due lettori.
Non incoraggerei mai nessuno a giocare d’azzardo e
penso che esso porti a gravi dipendenze. Tuttavia, non userei mai argomenti
approssimativi o addirittura sbagliati, in campo sia dottrinale, sia razionale.
Quanto affermano questi lettori, contiene diversi spunti condivisibili. Al altri
aspetti faccio notare quanto segue.
Non tutto è occultismo
Con tutto rispetto, però, penso che ci sia una
differenza fra «tentare la fortuna», giocando, e «dire la (buona)
fortuna», ossia divinare. Per onestà bisogna ammettere che in Deuteronomio
18,10ss si tratta di chiaroveggenza e predizione, non di gioco; il termine in
questione intende il chiaroveggente (eb. jidde`onî «colui che
sa») ed esso sta fra «l’evocatore di defunti» (šo’el ’ôb) e il
«consultatore di morti» (doreš ’ël-hammetîm). Nelle lotterie, nel lotto,
nell’uso delle slot-machine, nei giochi d’azzardo in genere non si tratta di
nulla di «occulto», ma del gioco delle probabilità. Non si tratta neppure
di un culto religioso alla «dèa Fortuna», ma di un’occupazione ludica
discutibile, che può portare alla dipendenza. Quindi tale verso (Dt 18,11) non
aveva nulla a che vedere con la fortuna. Inoltre c’è anche un uso neutrale di
«fortuna» (ebr. gād) nel senso di «felicità»; fu il nome di un figlio di
Giacobbe (Gn 30,11) e di un profeta (2 Sm 24,13.18). Nella Riveduta «fortuna» si
trova nel senso di «possedimento» (Gb 15,29) o «rendita»
(Gb 31,12).
Quindi, ascrivere la fortuna ludica all’occultismo
o alla idolatria verso la «dèa Fortuna», si
basa su un increscioso fraintendimento terminologico. Che alcuni possano
accompagnare il gioco d’azzardo con pratiche esoteriche o, più banalmente, con
la superstizione, non è escluso; ma non si può, al contrario, indicare il gioco
di per se come pratica occulta o idolatrica.
Gli argomenti giusti
L’argomento dell’amore per il denaro (Eb 13,5)
è corretto. Lo è pure quello delle dipendenze da gioco. Inoltre vanno bene anche
gli argomenti di tipo razionali (statistiche reali di vincita, percentuali dei
guadagni, ecc.).
Tuttavia, lotterie e slot-machine non sono «mezzi
illeciti per fare soldi», poiché illecito è ciò, che la legge proibisce; in
tali cose è lo Stato ad avere il monopolio e a dare ad altri la gestione.
Tutt’al più si può parlare di mezzi inopportuni all’etica cristiana, poiché
alimentano false attese e dipendenze.
«Non si dovrebbe chiamare questo peccato?»,
chiede Franco Cicala. Stefano Carta parla, invece, del peccato, che sta a monte, ossia l’incredulità che Dio non sia
sufficiente a provvedere per i suoi figli; questo mi sembra più convincente. Il «peccato» è l’infrazione di una chiara norma di legge (1
Gv 3,4; cfr. 2 Cr 26,18 Uzzia; Ez 22,26; Sf 3,4; At 23,3; Eb 10,28). Inoltre,
anche le cose lecite possono creare dipendenza: «Ogni
cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi
lascerò dominare da nulla» (1 Cor 6,12; v.
13 cibi; cfr. l’uso e l’abuso della lingua Gcm 1,26).
Giustamente i cristiani
biblici possono evitare di praticare giochi d’azzardo e di «tentare
la fortuna», non perché ci sia un espresso comandamento in merito, ma perché
vogliono dipendere da Dio (Mt 6,33). È anche vero che suona stonato che un
cristiano preghi Dio di donargli una vincita a un gioco d’azzardo;
il Signore, infatti, non si presta ai giochetti degli uomini.
4. {Costanzo Cicioni}
▲
«Molti dolori
subirà l’empio, ma chi confida nel Signore sarà circondato dalla sua grazia»
(Salmo 32,10)
Secondo una
statistica, un italiano mediamente spende all’anno 783,00 € in lotterie,
gratta e vinci, sisal; immaginate quanto spende chi è dipendente da
questo! Il diavolo usa diverse armi per prendere la nostra vita e quello che
abbiamo. È davvero impressionante che la gente confidi in numeri estratti a
caso, ma se parli loro del Cristo, il Vivente, ha dei dubbi. Le dipendenze
le produce il diavolo, che presenta le cose su un piatto d’argento! Chiediamo a
Dio la determinazione di sfuggire a questa morsa. Il gioco [d’azzardo] è
una trappola del diavolo, per rubarci quello che abbiamo, economia, affetti,
amore, pace, e darci solo menzogna. Non permettiamo di rubarci altro; ora è il
momento di riprenderci quello, che era nostro! {08-07-2012}
5. {Samuele Maodda}
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Sì, sono d’accordo. «Farsi ogni tanto qualche
schedina» non costituisce peccato, per lo meno non lo è palesemente. Ma
da quando ho accettato Gesù come Salvatore e Signore, la mia coscienza mi
accusa, quando penso di tentare la fortuna, giocando, scommettendo e
pronosticando. Questo perché penso che quei soldi che, più delle volte
rimpinguano le casse dei ricchi, potrebbero invece aiutare chi è nell’indigenza.
Le mie parole non vogliono essere assolute, ma una condivisione dei miei
pensieri. {26-11-2012}
6. {Rita Fabi}
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Il giocatore ha
la speranza che, attraverso una vittoria, possa essere liberato dall’obbligo
di lavorare o di raggiungere un tenore di vita migliore. La Parola di Dio,
invece, come ben ricordi anche tu, caro Nicola, esorta l’uomo a lavorare
con le proprie mani (1 Ts 4,11-12) e ad accontentarsi delle cose che ha
(Eb 13,5).
Chi cede alla
tentazione del gioco, fa un uso sbagliato di quello che il Signore gli ha
provveduto, amministra male i soldi, sottraendoli a scopi ben più nobili,
come la famiglia o l’opera di Dio.
«Perché
spendete danaro per ciò che non è pane? e il frutto delle vostre fatiche per ciò
che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, e l’anima
vostra godrà di cibi succulenti!» (Is 55,2).
Il cristiano
vive fondandosi su ben altri valori che le ricchezze materiali (Mt
6,19-21) e la sua vera vittoria è «la pietà con animo contento del
proprio stato» (1 Tm 6,6-9). Chi gioca, dimostra inoltre di nutrire più
fiducia nelle probabilità che nella divina provvidenza, perché
ripone le proprie speranze nelle percentuali e nel caso, anziché in Dio.
Piuttosto, i
credenti sono esortati a non angustiarsi e a far conoscere le proprie «richieste
a Dio con preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti»
(Filippesi 4,6).
Il Signore
vuole, infatti, che gli uomini imparino a chiedere e ad aspettare da Lui.
«Chi
coltiva la sua terra si sazia di pane, chi insegue chimere è privo di senno»
(Pr 12,11). {26-11-2012}
7. {Antonio Fazio}
▲
Ho passato 28 anni della mia vita a scommettere
(da 14 anni a 42): sui cavalli, sul calcio, su tutto quello che si poteva
scommettere. Potrei raccontarne di tutti i colori. Una cosa solo posso dire: è
un vizio pazzesco, che ti domina e ti fa diventare peggio delle bestie.
Quando il Signore mi ha chiamato, è stata una liberazione. Mi ricordo 11
anni fa di avere sentito il rumore delle catene, che si spezzavano in modo
veramente udibile! {06-12-2012}
8. {Franco
Cicala}
▲
■
Contributo:
Grazie, Nicola, per avermi fatto capire il vero significato di Deuteronomio
18,10-12. Questo mi rischiara la mente. Di conseguenza ho chiamato peccato e
mezzo illecito sempre nella convinzione che fortuna fosse annoverato alle
pratiche occulte.
Una domanda vorrei porti: Quale potrebbe essere il limite del gioco, e
chi lo può stabilire un limite per non sforare nella dipendenza? Abbiamo
la nostra coscienza che potrebbe suonare come un campanello d’allarme.
Saremmo in grado di farlo funzionare? Credo che per evitare una possibile
dipendenza, è meglio allontanarsi da tutto ciò. Se poi c’è chi è in grado
di porsi un limite settimanale al gioco, faccia come meglio crede.
{01-12-2012}
▬ Nicola
Martella: Le domande, che poni non
sono di facile risposta, poiché bisogna vedere di caso in caso. Chi è già
dipendente da alcol (alcolizzato), basta poca sostanza alcolica per cadere nella
dipendenza; penso che ciò valga per ogni «dipendenza da sostanza»
(nicotina, anfetamine, stupefacenti, droghe, cibo). La sostanza va a stimolare i
centri del piacere e della premiazione, e questi richiedono sempre più sostanza.
Similmente fanno ciò anche le dipendenze senza sostanze esterne (sesso,
gioco, sport estremi, depravazioni varie, ecc.), in cui vengono prodotte
adrenalina, dopamina, endorfina, le quali vanno a stimolare gli stessi centri.
Nel caso di
dipendenze già esistenti, quindi di una patologia psichica, è certo meglio
stare lontani dalla fonte.
Non perché
alcuni sono dipendenti da cibo, gli altri non devono più mangiare. Non
perché alcuni sono dipendenti da sesso compulsivo, gli altri non devono
più praticare l’unione sessuale legittima col loro coniuge. Non perché alcuni
sono dipendenti, ad esempio da caffeina o teina, gli altri non
devono più bere caffè o tè. Anche il gioco ha di per sé un carattere
educativo e didattico, se praticato in modo positivo; un problema è quando
alcuni tipi di gioco diventano compulsivi, una droga, un azzardo.
I giochi
d’azzardo non hanno un vero carattere educativo e didattico, anzi possono
portare le persone in una dipendenza, laddove prendono un carattere compulsivo;
in tali casi diventano fonte di empietà e la rovina per la persona stessa e per
le loro famiglie.
Io
personalmente sconsiglio di darsi ai giochi d’azzardo, in cerca del
«colpo di fortuna». Qui, però, ognuno è responsabile di se stesso dinanzi
alla propria coscienza e a Dio. Penso, comunque, che bisogna fare una
differenza fra chi compra un biglietto di una lotteria, chi gioca tutte le
settimane la schedina e chi di norma gioca accanitamente nelle bische e nei
casinò.
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {Vari
e medi}
▲
■
Claudia Biscotti: In questo momento di
ristrettezza economica, mi soffermo a pensare a quante volte abbiamo speso
per ciò, che non è pane (non è solo il «gratta e vinci» a essere inutile),
contribuendo alle opere infruttuose del mondo, con il rischio di cadere in
schiavitù, nonostante Cristo Gesù, ci abbia resi «vedenti». Ahimè!
{26-11-2012}
■
Edoardo Piacentini: Per noi, figli di Dio, la
nostra fortuna si chiama Gesù, anche in tempi di crisi economica, perché
Egli «ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa vocazione, non in base
alle nostre opere, ma secondo il suo scopo e grazia, che ci è stata data in
Cristo Gesù prima dell’inizio dei tempi, e ora è stata manifestata con
l’apparizione del Salvator nostro Gesù Cristo, che ha distrutto la morte e ha
fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo dell’evangelo» (2
Tm 1,9-10). {26-11-2012}
12. {Vari
e brevi}
▲
■
Giancarlo Farina: Tante e diverse sono le
droghe. Il gioco d’azzardo è una delle peggiori. {29-11-2012}
■
Antonietta Pesce: Nicola,
stavolta sono d’accordo con te e con ciò che hai pubblicato. {26-11-2012}
▬
Nicola Martella: Un «minimo comune denominatore» ora c’è; possiamo passare quindi alle equazioni più complesse… ☺
■
Antonietta Pesce: Lascio fare a te, Nicola, ormai il mondo e gli uomini sono tutti impazziti. {26-11-2012}
▬
Nicola Martella: Impazziti lo erano anche al tempo di Cristo e degli apostoli. Basta scendere dal «carosello» del mondo, che dà vertigini, e salire sul treno della fedeltà alla Scrittura.
■
Antonietta Pesce: Magari, lo spero vivamente che si ritorni al Signore e alla sua Parola. {26-11-2012}
■
Ettore LaBarba: Vedi che anche
molti credenti sono attratti da queste trappole. {26-11-2012}
▬
Nicola Martella: Tu, che ti ritieni un
razionalista ateo, per essere credibile in ciò, che affermi, definisci
prima «credenti» e «molti» e fornisci poi per i «credenti» una fonte statistica attendibile.
■
Giovanna Mery Pisa: Gratta e perdi! {29-11-2012}
■
Fratellone Gabriele: Gratta e spendi, ti grattano i soldi. {29-11-2012}
▬
Nicola Martella: Hai ragione. Quale Gabriele, però, visto che di «fratelloni» con tale nome ne ho parecchi?
► URL
:
http://diakrisis.altervista.org/_Etic/T1-Grattati_vinci_EnB.htm
26-11-2012; Aggiornamento: 08-01-2013 |