«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia. Ecco le rubriche principali:

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Vita di comunità

Abbecedario riflessivo

Ad acta

Dietro il velo

Casella postale biblica

Variazione delle costanti

Puntigli e indovinelli

Sapienza da quattro soldi

Massime e minime

Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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AIUTARE I POVERI? PARLIAMONE

 

 di Nicola Martella

 

L’uno è povero fin dalla nascita, ma detiene una grande dignità. Un altro conduceva una vita dignitosa, poi venne la catastrofe e finì per strada. Un altro ha adottato la seguente filosofia di vita: vivere alle spalle della società e del prossimo. Infine c’è il racket organizzato, che fa soldi con bambini, donne e handicappati, mandati ad accattonare, impietosendo il prossimo. 

     Qui di seguito discutiamo l’articolo «Aiutare i poveri: Come distinguere i veri bisognosi dai fasulli?». Alla fine di quest’ultimo abbiamo posto le seguenti domande di lavoro, per così favorire la discussione:

 

Poveri e ricchi

 

     ■ Che cos’è veramente un «povero» secondo la Bibbia?

     ■ Come fare a riconoscere un «bisognoso» vero da uno, che ha la seguente filosofia di vita: «Ama te stesso come il tuo miglior prossimo e vivi sulle spalle altrui»?

     ■ Che cosa ci dice la Scrittura di fare verso coloro che sono veramente «indigenti»?

     ■ Quali sono le tue esperienze in merito?

 

Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

 

1.  Claudio Rossetti

2. Vincenzo Russillo

3. Luisa Lauretta

4. Raffaele Di Bari

5. Francesco Giordano

6. Gianni Siena

7. Rita Abate

8. Maria Gioconda

9.

10. Sandro Carini

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Claudio Rossetti}

 

Nota redazionale: Questo lettore aveva taggato il seguente pensiero: «Il grido del povero sale fino a Dio... ma non arriva alle orecchie dell’uomo!». Avevo inserito il link all’articolo succitato. Seguì poi la seguente reazione.

 

Contributo: I veri poveri sono dignitosi e non si inginocchiano davanti ai ricchi. Si inginocchiano solo davanti a Dio. {28-04-2011}

 

Nicola Martella: Dipende dal tipo di poveri. Ci sono quelli dignitosi e quelli senza dignità, quelli che temono Dio e quelli che imprecano contro di Lui. C’è, ad esempio, il «povero che opprime i miseri» (Pr 28,3). Il sapiente chiedeva a Dio: «Non mi dare né povertà né ricchezze, cibami del pane che m’è necessario, affinché io, essendo sazio, non giunga a rinnegarti e a dire: “Chi è l’Eterno?”. Oppure, diventato povero, non rubi, e profani il nome del mio Dio» (Pr 30,8s).

 

 

2. {Vincenzo Russillo}

 

Gesù ci ha detto di mostrare compassione verso i poveri, perché saranno sempre con noi (Matteo 26,11); e chiunque aiuta chi si trova in stato di bisogno, fa un servizio a Lui: «Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi» (Marco 25,35-40); chi fa così, sarà ricompensato.

     Anche nel VT ci sono riferimenti precisi ad aiutare chi è in difficoltà economica: «Chi opprime il povero, offende colui che l’ha fatto, ma chi ha pietà del bisognoso, lo onora» (Proverbi 14,31). Inoltre, troviamo scritto: «Dagli generosamente; e quando gli darai, non te ne dolga il cuore... Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti do questo comandamento e ti dico: apri generosamente la tua mano al fratello povero e bisognoso che è nel tuo paese» (Deuteronomio 15,10-11).

     Dio ci richiama ad aiutare chi è povero, altrimenti nemmeno Lui ascolterà le nostre suppliche: «Chi chiude l’orecchio al grido del povero, griderà anch’egli, e non gli sarà risposto» (Proverbi 21,13); inoltre, s’attirerà le maledizioni dell’Eterno (Proverbi 28,27). C’è da sottolineare un passaggio importante, in cui Dio proclama un giudizio storico contro Sodoma per la propria indolenza contro i poveri (Ezechiele 16,49).

     Più volte mi è capitato camminando per strada o nelle stazioni, di essere fermato da qualcuno per chiedermi degli spiccioli per del cibo. Ho preferito comprare qualcosa loro da mangiare, non sapendo quale era il vero motivo d’avere dei soldi: alcool o altro. Potremmo trovarci di fronte a questi dubbi: «Chi è un povero?». Forse pensando alla povertà, pensiamo al terzo mondo: ai bambini dell’Africa o dell’India, ma nel libro dell’Esodo 22-23 viene comandato d’aiutare gli stranieri, le vedove, gli orfani e i poveri nel proprio paese. Precisando che nello stato teocratico d’Israele sicuramente non esistevano mezzi di sostentamento per le vedove (un sistema pensionistico), oggi quindi bisogna saper discernere le varie situazioni. Ci sono vari modi per aiutare chi è in stato di bisogno donando del cibo, dell’acqua o dei vestiti.

     Bisogna considerare inoltre che la Bibbia nell’AT usa la parola shawal per indicare il «mendicante»; e nel NT la parola ptōchos indica chi è «povero» ed è costretto a elemosinare. I libri sapienziali (e in particolare il libro dei Proverbi) fanno però una netta distinzione fra costoro e chi è negligente e pigro; anzi veniamo invitati a mettere da parte per i momenti di bisogno (Proverbi 20,4; cfr. 6,6-8). Altrettanto Paolo ammonisce chi non vuole lavorare (2 Ts 3,10). È importante distinguere chi vuole approfittarsene ed è un accattone, da una parte, e chi nasce in situazioni di vera indigenza o vi cade dentro per diverse disgrazie, dall’altra. Dev’essere per noi un grande monito la storia di Lazzaro e del ricco, che si rifiutò di dargli da bere; il mendicante si ritrovò nel seno d’Abramo (il Paradiso) e il ricco in agonia nell’Ades.

     Ricordiamoci quindi le parole del salmista: «Beato chi ha cura del povero! Nel giorno della sventura il Signore lo libererà. Il Signore lo proteggerà e lo manterrà in vita; egli sarà felice sulla terra, e tu non lo darai in balìa dei suoi nemici» (Salmo 41,1-2). È molto importante inoltre lo spirito, con cui doniamo; per questo 1 Corinzi 13,1 ci richiama a dare offerte con amore e con un cuore gioioso. «Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso» (2 Corinzi 9,7). {29-04-2011}

 

 

3. {Luisa Lauretta}

 

Essendo di cuore tenero, caro Nicola, vado sempre distribuendo monetine a tutti, soprattutto a quelle zingare, che con i loro figli stanno sempre sedute all’entrata dei supermercati. Mio marito mi fece notare un particolare interessante, una di queste «povere donne» aveva tutti i denti rifatti in oro, e suo marito stava seduto pigramente al bar con il suo bellissimo cellulare... Ho smesso di dare il contributo in monete e sono passata a donare latte e biscotti, preoccupandomi in modo più specifico dei bambini.

     Nella Bibbia si parla sempre di poveri e mendicanti, che stavano seduti sulla soglia delle sinagoghe, e la maggior parte di loro era inferma o aveva qualche difetto fisico; certo vivevano di elemosine. Ancora oggi, si vedono queste persone con tabelle, con su scritto: «Sono cieco, ho perso il lavoro, non ho famiglia, ecc.». In verità, fratello, non resto mai indifferente, provo una grande pena. Poi mi vengono in mente le parole di Gesù quando disse: «Perché ebbi fame, e mi deste da mangiare; ebbi sete, e mi deste da bere; fui forestiero e m’accoglieste; fui ignudo e mi rivestiste; fui infermo, e mi visitaste... In verità vi dico che in quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me» [Mt 25,35-40].

     Certo, cerco di discernere meglio a chi veramente devo dare un contributo in denaro, ma di solito non mi tiro mai indietro. Per concludere Nicola, aiutare chi ha veramente bisogno, credo sia da buoni cristiani. Dio ti benedica grandemente. {29-04-2011}

 

 

4. {Raffaele Di Bari}

 

Contributo: Ebbene sì, bisogna avere discernimento anche nel donare, però ho sentito da parte di molte persone ripetere le solite scusanti di fronte all’ennesimo bisognoso, che allunga la mano per chiedere l’elemosina; sono scusanti basate su tristi luoghi comuni su gruppi etnici, ad esempio sui Sinti e sui Romanì, dove è impossibile verificare se siano arruolati dal racket o veri bisognosi.

     Io personalmente mi comporto così. Quando al semaforo c’è un individuo con un evidente stato di infermità (senza una mano o un arto) e che quindi non potrebbe lavorare o avrebbe difficoltà a trovare un lavoro, mi sento in dovere di donare. Quando a fare l’elemosina è un giovane con tanto di muscoli e ben integrato (parla bene l’italiano), gli suggerisco di trovarsi un lavoro e gli auguro una buona giornata. Quando invece non so o non posso capire chi ho di fronte, credo sia giusto donare lo stesso, perché io non so se rifiutando di donare, avrò rifiutato di dare quello, che è comunque il mio superfluo a chi ne potrebbe avere bisogno; poi se il mendicante è un imbroglione, avrà dalla giustizia di Dio quello che si merita a suo tempo, ma quanto a me sono tenuto a donare. {30-04-2011}

 

Nicola Martella: Apprezzo l’attenta e sintetica casistica e le decisioni personali per l’etica del dare di Raffaele. Chiaramente di pregiudizi da sfatare ce ne sono tanti, fra cui quelli etnici. Sebbene bisogna essere semplici come le colombe e arguti come i serpenti, in caso di vero dubbio è meglio fare il bene che non farlo.

     Faccio presente che il racket dell’elemosina ingaggia e schiavizza proprio persone disabili; come hanno mostrato casi concreti riportati dai mass-media, non di rado, tale mafia dell’accattonaggio compra ragazzi in Romania e Paesi limitrofi e spesso procura loro delle invalidità permanenti per servirsene per i loro loschi affari.

     Poi ci sono i questuanti delle stazioni ferroviarie. Ci sono persone che ti raccontano storie pietose per avere soldi per un fantomatico biglietto per tornare a casa. In effetti, però, tali persone ci campano così e si procurano così, secondo i casi, droga o alcool. Ricordo che una volta, dopo il passaggio di un’ennesima persona, che doveva fare il biglietto, ma non gli bastavano i soldi, dissi sornione a un addetto alle informazioni delle ferrovie, che stava a due passi: «Questi devono tutti fare il biglietto, vero?». Mi raccontò che tali persone praticamente ci vivono in stazione e setacciano sistematicamente la stazione e i treni in partenza a caccia di persone da impietosire.

     Anche nella questione del dare ci vuole il discernimento. In caso di impellente bisogno, dobbiamo agire come il Samaritano nella parabola di Gesù. La saggezza dovrà spingerci a valutare chi ci sta dinanzi, se è veramente nel bisogno e che cosa fare. Un ausilio particolare è sempre la preghiera interiore, in cui chiediamo al Signore di palesarci il vero spirito di tale persona, ossia se è onesto o disonesto. Infine, ognuno deve regolarsi secondo coscienza. Noi, come detto, diamo cibo e mai soldi. In caso di schiavitù a un racket, i soldi li devono consegnare, ma vivande e bevande possono consumarle lì per lì; lo stesso vale per chi si serve dei soldi per i suoi stravizi.

     Il principio, secondo cui noi cristiani non dobbiamo alimentare il male e non dobbiamo partecipare alle opere delle tenebre, vale anche per il nostro dare. Dove, però, il bisogno veramente c’è, bisogna usare misericordia. In ogni modo, ognuno deve trovare una regola compatibile con la Parola di Dio, adatta alla propria coscienza e rispettosa della vita altrui.

 

 

5. {Francesco Giordano}

 

Contributo: Grazie dell’articolo! Il Signore c’insegna ad amare tutti e a dare senza aspettarsi nulla in cambio! Da buoni credenti noi dobbiamo dare, poi se ci prendono in giro, dovranno vedersela con il Signore, poiché noi abbiamo dato con cuore sincero..., senza dover guardare il ceto sociale o altri parametri; uno solo è il parametro del dare: l’amore! Dio ti benedica. {28-04-2011}

 

Lieto Gennaro: Verissimo, sono d’accordo? {28-04-2011}

 

Giuseppe Giammona: Io no! Poiché dev’essere funzione naturale di una società e dello Stato aiutare tutti gli indigenti! {Regno Di Dio; 03-05-2011}

 

Nicola Martella: Certo, riversare tutto sulla società e sullo Stato, tranquillizza la coscienza di alcuni, ma non risolve il problema di coloro, che si trovano nell’indigenza, che ne vorrebbero uscire fuori e che al momento sono in profonda prostrazione. Le guide della chiesa di Gerusalemme diedero questa precisa raccomandazione a Paolo e Barnaba: «Soltanto ci raccomandarono di ricordarci dei poveri; e questo mi sono studiato di farlo» (Gal 2,10). Perciò, ciò, che lo Stato possa fare, non sta in contraddizione con ciò, che i cristiani biblici possano fare.

 

 

6. {Gianni Siena}

 

«Apri generosamente la tua mano al fratello povero e bisognoso» (Dt 15,11). Paolo, altrove, esorta a far del bene a tutti e, principalmente, a quelli della famiglia cristiana. Nel dare, però, occorre essere oculati, escluderei quasi le «elemosine» spicciole a coloro, che sono per strada a «racimolare» quotidianamente la «limosina» dai passanti. Tranne qualcuno realmente indigente, questa raccolta di spiccioli s’e rivelata una pratica persino redditizia: sino a 300 € al giorno!

     Calcolando 0,50 € giornaliere per persona, s’arriva facilmente a una somma mensile devolvibile per l’adozione annua a distanza di un bambino nel 3° mondo. Per non dire che con una somma di 25 € possiamo provvedere al fabbisogno mensile d’una famiglia povera nella stessa parte del mondo. Ogni chiesa ha programmi di aiuto, che sono degni di essere finanziati dall’allegrezza di un cuore generoso. Senza trascurare anche coloro, che ci sono vicini: spesso la gente rifiuta il trattato evangelistico, ma non è indifferente a gesti concreti di amore vero: «Glorificano Dio, vedendo le buone opere».

     Nella mia città vi sono importanti ospedali come il «Giannina Gaslini»; conosco più di un credente, che sostiene i fratelli (e non) forestieri della città nel dare un minimo di supporto logistico: la prima ospitalità, accompagnamento presso l’ente ospedaliero, qualche visita all’interno dei reparti, sempre molto gradita dai degenti. Ne nascono amicizie e relazioni cristiane, che travalicano le mura stesse delle denominazioni; ci sono anche occasioni di testimonianza. I parenti e i malati chiedono curiosi del perché delle visite di gente che è, a tutta evidenza, «estranea»; qualcuno riceve in questo modo il Vangelo della grazia.

     Si spendono soldi, certamente in modo utile, per diffondere il Verbo di Cristo, ma dare il proprio tempo e il denaro (se serve) in atti concreti di solidarietà cristiana è una testimonianza realmente efficace. Se ne esce realmente arricchiti spiritualmente: «sacrifici» che uno non farebbe normalmente, sembrano piume, quando ci si trova a contatto con la necessità del fratello o, comunque, dello sconosciuto, che un cuore cristiano ti ha «raccomandato»; è un bellissimo investimento.

     Vi sono in mezzo a noi persone, che hanno necessità, ma non lo manifestano; «dare» in questi casi, fa scoprire la guida del Signore: Dio è realmente all’opera per fare del bene ai suoi poveri.

     Come distinguere chi ha bisogno? Non è facile. Con una punta di dispiacere, dico spesso no alle «mani tese» in strada; è molto difficile capire, se hanno bisogno o se la loro è una filosofia (o scelta di vita). Di certo non sono malvestiti e malnutriti (ho notato anche questo, in genere). Qualche volta, quando l’occhio è particolarmente «colpito» dalla povertà manifesta, scucio mezzo euro (o anche di più), ma non mi lascio impietosire da facce, che «conosco» anche la prima volta che le vedo. Sono in genere «mestieranti» dell’accattonaggio, quando non sono sfruttati da veri «racket» della questua.

     Ogni tanto, qualche prete «scopre» sulla porta della sua chiesa queste figure che sembrano uscite da racconti di un’epoca tramontata. E le conclusioni sono sempre le stesse: non dare loro soldi... è come innaffiare il Sahara. Anni or sono, un sacerdote genovese fece una vera e propria inchiesta su questa gente e consigliò di non farsi impietosire e di non dare soldi.

     Altro argomento relativo: le sollecitazioni, che i mass-media rivolgono al grande pubblico per raccogliere «milioni» da devolvere a ***; se uno sente di non fidarsi, «non sbaglia».

     Fare del bene è una pratica, che ognuno deve esercitare attraverso canali di sua certificata fiducia. Gli scandali, passati e presenti, avvenuti anche in famosi enti assistenziali o caritatevoli, sono un monito a chiunque voglia seriamente far del bene al prossimo. Se si ha la certezza (o il fondato sospetto) che il denaro o i beni raccolti a pro dei poveri siano oggetto di pesanti tagli... meglio non dare! Chi dona si «toglie» comunque qualcosa per darlo a un altro, che è nel bisogno; sacrifici (sul superfluo o sul necessario) devono essere rispettati.

     Nelle ADI abbiamo il SEAS, ma anche le altre chiese evangeliche hanno programmi ugualmente validi, basati sul lavoro di persone dedicate, che operano senza profitto. Su questo terreno, grazie al Signore, abbiamo (tutti) una solida reputazione; conserviamocela stretta! {03-05-2011}

 

 

7. {Rita Abate}

 

Nel loro stesso interesse i falsi poveri vanno smascherati in quanto veri poveri, spiritualmente parlando. Personalmente osservo i particolari: sigarette nel taschino, accettano solo soldi e non cibo o altro, dotati di cellulare, ecc. Ho notato che il vero povero spesso non riesce a chiedere, ma Dio l’aiuta, e ti accorgi che il figlio ha le scarpe bucate, oppure qualcuno ti dice che ha perso il lavoro e non sa come provvedere alla sua famiglia. Io preferisco dare cose: cibo e vestiti, piuttosto che soldi. Oppure gli trovo qualche lavoretto da fare, serve sempre qualcosa per la casa, piuttosto che chiedere ad altri, chiedo se lo sa fare e glielo propongo. {11-08-2014}

 

 

8. {Maria Gioconda}

 

Contributo: La compassione... quante volte Gesù è stato mosso da questo sentimento e ha operato miracoli, sfamando la gente, risuscitando i morti e dissetando i giusti! È pur vero che oggi le cose sono complicate, viviamo in un’invasione di extracomunitari e ce li ritroviamo a tutti gli angoli per strada e davanti a tutti i supermercati. E che dire dei bimbi sdraiati per terra (parlo degli zingari), vicino alle loro madri, che chiedono l’elemosina? Sono sedati e drogati, non si muovono per ore; e davanti a ciò il primo sentimento è quello di fastidio. E poi mi scattano sempre la domande: «Ma questo qui o questa qui ne ha davvero bisogno?»; oppure: «È questo il modo corretto di aiutare i poveri?». E arrivo molto spesso alla conclusione che i veri poveri sono altri, non questo qui che mi chiede e che sfrutta i miei sensi di colpa (ma poi dono sempre qualcosa). L’Evangelo ci pone davanti lo stile di sentire e di vivere la nostra e l’altrui povertà: «Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste» (Matteo 25,35). Questo insegnamento non vale solo per lo spinoso problema dei poveri, che aprono le mani, per chiedere l’elemosina lungo le nostre strade, ma vale anche per tutte quelle situazioni, nelle quali qualcuno ci avvicina e ci manifesta la sua fame e la richiesta di aiuto. Potrebbe essere fame di amicizia, di consolazione, di sostegno e anche di perdono.

     Voglio dire ancora una cosa. Preghiamo tanto Dio di aiutare i poveri, allora? Diventiamo collaboratori di Dio, non solo pregando, ma aiutando noi stessi, chi è nel bisogno, senza giudizio alcuno, possibilmente di nascosto, senza umiliare chi riceve e senza strombettare ai quatto venti, per non cadere nel fariseismo. {11-08-2014}

 

Cati Marotta: È vero, Maria, mi sono trovata anch’io spesso in questo dilemma. Ed è proprio anche vero che la povertà può essere interiore e quindi richiede diversi i modi di fare della carità; che poi di carità vera e propria non è, perché portare conforto e parola di Dio, è stato quello che ci chiede Gesù ogni giorno, Egli vuole che un individuo abbia la sua dignità e un lavoro: questo vuole il Signore e quindi non mendicare! {11-08-2014}

 

Tina Vonella: La vera povertà e quella spirituale! {11-08-2014}

 

 

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10. {Sandro Carini}

 

Qui di seguito, rispondo alle tue domande.

Che cos’è veramente un «povero» secondo la Bibbia? «Se quel tale è povero e non può procurarsi queste cose, prenderà un solo agnello da offrire come sacrificio di trasgressione, per offerta agitata, per fare l’espiazione per lui, e un decimo di efa di fior di farina mescolata con olio come offerta di cibo, un log di olio» (Levitico 14,21). «E nella tua vigna non vi ripasserai, né raccoglierai i grappoli rimasti indietro della tua vigna; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono l’Eterno, il vostro Dio» (Levitico 19,10). «Gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e a questo va il suo desiderio; così egli non griderà contro di te all’Eterno e non ci sarà peccato in te» (Deuteronomio 24,15). «Ma egli non usa alcuna parzialità con i grandi né considera il ricco più del povero, perché sono tutti opera delle sue mani» (Giobbe 34,19). Il povero è colui, che vive in una condizione economica disagiata rispetto alla norma (non dipendente dalla sua volontà, cioè non è un fannullone o altro) e ancor di più rispetto al ricco; ma di fronte a Dio è considerato uguale al ricco, anzi il Signore attraverso la sua Parola cerca di tutelare i diritti del povero alla vita.

 

Come fare a riconoscere un «bisognoso» vero da uno, che ha la seguente filosofia di vita: «Ama te stesso come il tuo miglior prossimo e vivi sulle spalle altrui»? Credo che, se siamo attenti osservatori, possiamo discernere se abbiamo davanti un vero o un falso indigente; e, se proprio siamo nel dubbio, mettiamolo alla prova donandogli del sostentamento fisiologico e non del denaro.

 

Che cosa ci dice la Scrittura di fare verso coloro che sono veramente «indigenti»? «Difendete il debole e l’orfano, fate giustizia all’afflitto e al povero» (Salmi 82,3). «Chi schernisce il povero oltraggia colui che l’ha fatto; chi si rallegra della sventura altrui non rimarrà impunito» (Proverbi 17,5). «Chi ha pietà del povero presta all’Eterno, che gli contraccambierà ciò che ha dato» (Proverbi 19,17). «Chi dà al povero non sarà mai nel bisogno, ma colui che chiude i propri occhi avrà molte maledizioni» (Proverbi 28,27). «Voi conoscete infatti la grazia del Signor nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Corinzi 8,9). Ai poveri bisogna fare giustizia, non schernirli, avere pietà verso di loro e donare loro ciò, di cui hanno bisogno in quel momento, perché per loro è di vitale importanza. E l’esempio di Gesù è emblematico: lui, essendo ricco, si è spogliato di tutto per amore verso di noi, che eravamo i veri poveri, perché senza speranza per il futuro, e ci ha donato la vita eterna.

 

Quali sono le tue esperienze in merito? Nei primi tempi donavo a tutti, perché avevo pietà di tutti, pensando che questo fosse buono e gradevole agli occhi del Signore. Poi, però, ho compreso che ci sono veri poveri e falsi poveri. Da quel momento cerco di donare, quando sono certo del vero bisogno; e quando sono nel dubbio, dono solo beni in cibo. {13-08-2014}

 

 

11. {Vari e medi}

 

Pietro Calenzo: Caro Nicola, condivido anche per esperienze vicine o personali, quanto tu scrivi. La Scrittura, infatti, ci dice che le vedove che sono tali, o i fratelli che vivono effettivamente un disagio, al quale non possono far fronte, devono essere aiutati. Gli altri devono lavorare. In quanto ai bisognosi, che non sono credenti, occorre molto discernimento. Spesso molti mendicano per comprare la dose giornaliera di droga o alcolici; se sono effettivamente bisognosi, è saggio offrire loro cibo, vestiario o agire con molta oculatezza. Dio ti benedica Nicola. Benedizioni in Gesù Cristo. {29-04-2011}

 

Giuseppe Lo Porto: Mi è piaciuta quella dei panini; poteva mangiarli, ma visto che non aveva realmente fame, erano solo un peso per lui. Credo che sia questo che dobbiamo discernere, chi ha veramente bisogno e chi fa il bisognoso, per poi approfittarsi. Uno che campa sulle spalle della società di certo non è un bisognoso, ma un pappone. {11-08-2014}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Carla Domenica Vinassa: Il guaio è che ci sono tantissimi poveri fasulli. {27-04-2011}

Nicola Martella: Ce ne sono però anche di veri. La saggezza sta nel distinguerli.

 

Carla Domenica Vinassa: Certamente si ci sono anche i veri; io ad esempio non riesco a trovare nessun lavoro e da un bel po’ di tempo vivo malissimo purtroppo. {27-04-2011}

 

Nicola Martella: Mi dispiace. Come vedi, si può cadere in un impoverimento progressivo, di cui non sempre si ha colpa. Dio ti dia di trovare una via adeguata.

 

Sebastiano Macina: I poveri si distinguono anche dall’odore! {28-04-2011}

 

Nicola Martella: Non sempre! Ci sono poveri puliti e dignitosi.

 

Sebastiano Macina: L’avevo previsto! Per odore intendevo parlare della facilità di riconoscerli. Non mi sarei mai permesso di parlare di odore in senso igienico. Anch’io sono un povero! Cordialità... {28-04-2011}

 

Salvatore Paone: Nella società, in cui viviamo, è davvero difficile capire chi è povero realmente e chi lo fa per mestiere. Poche parole a buoni intenditori. {12-08-2014}

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Etic/T1-Aiutare_poveri_Mds.htm

29-04-2011; Aggiornamento: 30-08-2014

 

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