«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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Generi & ruoli 1

 

Etica cristiana (generale)

 

 

 

 

L’uomo e la donna nella Bibbia — Generi e ruoli 1

  Ecco le parti principali:

Entriamo nel tema (la problematica)

I generi nella Bibbia

Il matrimonio nella Bibbia 

 

La donna nel Nuovo Testamento — Generi e ruoli 2

  Ecco le parti principali:

La posizione della donna nella chiesa

Il ministero della donna nella chiesa

Aspetti conclusivi

La mia donna 

 

Vedi al riguardo le recensioni.

Generi & ruoli 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PARLARE A VANVERA E DINTORNI

 

 di Nicola Martella

 

Lingua biforcuta1. Un problema complesso

     A parlare a vanvera sono specialmente queste categorie: il «dotto» ignorante, che non ci capisce nulla, ma chiacchiera molto; chi prende fischi per fiaschi; chi confonde capre e cavoli; chi ha dimenticato di accendere il cervello, prima di parlare; e così via. Ciò accade nella vita normale, ma anche in rete.

     Internet è uno strumento utile per avvicinare persone lontane e metterle in comunicazione fra di loro; questo è particolarmente un vantaggio per i cristiani biblici. La tipologia degli internauti è variegata. Ora, fra di loro in rete ci sono persone, che leggono soltanto ciò, che affermano gli altri e mai si pronunciano, per non sbagliare. Altre persone scrivono soltanto cose banali. Altre svelano i segreti più reconditi, pensando che nessun altro le possa leggere. Altre persone ancora usano Internet per edificare altri credenti, per stimolare alla conoscenza e alla crescita mediante interessanti articoli, a mettere in guardia da false dottrine e pericolose filosofie, a correggere mediante la sacra Scrittura tendenze mondane tra i cristiani, e così via.

     Anche il modo di reagire agli articoli altrui è variegato; qui parlo della mia esperienza personale, ossia di come gli altri intervengono nei confronti dei miei articoli. Certamente conosco interlocutori seri, corretti e onesti; poi ci sono vari altri. Succede ogni tanto che persone, senza aver capito l’argomento trattato, scrivano tutto ciò, che passa loro per la mente o cose che non c’erano nulla col tema in corso. Altri si scagliano con veemenza contro l’autore, accusandolo ora di questo, ora di quello. Alcuni credenti alquanto immaturi, invece di aumentare la loro conoscenza e diventare maturi nella fede, cominciano singolari polemiche contro l’autore, accusandolo di scrivere su temi troppo difficili per la loro comprensione; non si accorgono che, così facendo, palesano soltanto la propria ignoranza dinanzi a un vasto pubblico. Infine, non mancano quelli che, qualunque cosa scrivi, usano l’occasione per farti un «predicozzo» sui temi più diversi. Ultimamente qualcuno di mia conoscenza, mi ha scritto all’incirca così: «Discutere, sempre discutere; è ora di fare e non di parlare». Per fortuna lo conosco abbastanza per la sua chiacchiera facile; inoltre, in Internet svela volentieri perfino i dettagli del suo matrimonio e della sua famiglia.

     Quindi, Internet è diventato una grande occasione di comunicazione seria, ma ha anche dato una piattaforma a coloro, che parlano a vanvera, a quelli che, pur essendo ignoranti o vuoti, pensano di fare da maestri, e a quelli che non impegnandosi a capire ciò, che leggono, a causa delle loro poca cultura, se la prendono con gli autori, coprendoli di sproloqui.

 

2. Aspetti biblici

     Pietro ammise che anche Paolo parlava nelle sue epistole di «alcune cose difficili a capire», forse anche per lui, che era un pescatore; ma non lo denigrò per questo. Al contrario, lo chiamò «caro fratello» ed evidenziò la «sapienza» datagli da Dio (2 Pt 3,15s). È probabile che, all’occasione, si fece spiegare le cose toste; non scrisse: «È meglio se Paolo le scrivesse in modo più semplice, cosicché le capiscano anche coloro, che non hanno tanta istruzione!». A ciò aggiunse che erano «gli uomini ignoranti e instabili» a distorcere le parole di Paolo, «come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione».

     Quindi, Pietro non parlò a vanvera di Paolo, né lo denigrò per il suo stile né per gli argomenti, che affrontava.

 

3. Aspetti conclusivi

     Oggigiorno, parlare a vanvera e denigrare sembra che siano «sport» abbastanza diffusi. C’è che parla a vanvera di ciò, che neppure comprende. C’è chi denigra pubblicamente gli altri e fa maldicenza in privato, rivestendola di presunta «spiritualità». Per non parlare poi della «santa ignoranza», che fa a meno di crescere nella conoscenza, come invece viene raccomandato nella Scrittura (cfr. Pr 23,23; Col 1,10; 2 Pt 1,5; 3,18).

     La Scrittura parla in proposito dello «stolto di labbra [che] va in precipizio» (Pr 10,8.10). Geremia annunziò: «La spada sia [sospesa] sopra i millantatori [o chiacchieroni], cosicché diventino insensati» (Ger 50,36).

     Gesù ci mise in guardia che bisogna rendere conto di ogni parola inutile. «D’ogni parola grezza [gr. rhēma argón; o inutile, oziosa, improduttiva], che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché dalle tue parole sarai giustificato, e dalle tue parole sarai condannato» (Mt 12,36s). Paolo mise in guardia Tito dai «molti sfrenati chiacchieroni [anypótaktoi mataiológoi] e ingannatori [frenapàtai]» (Tt 1,10). Pietro parlò pure di coloro che sono «oziosi e sterili nella conoscenza» (2 Pt 1,8). Per non parlare di coloro, che necessitano ancora di latte spirituale, incapaci come sono di mangiare cibo sodo, ma pensano di farla da maestri con coloro, che non li conoscono di persona (Eb 5,12s).

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Etic/A1-Parla_a_vanvera_GeR.htm

09-06-2012; Aggiornamento:

 

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