Qui di seguito discutiamo l’articolo «Il
marito è incentivo o avvilimento nel servizio della moglie».
1. MA ANCHE CERTE MOGLI...
Sono rimasto
meravigliato con quanta facilità e disinvoltura alcuni lettori, che sono
intervenuti nel dibattito, siano usciti fuori tema in modi differenti: ad
esempio, uno ha esteso il titolo alla dinamica ecclesiale fra conduttori e
membri; un altro ha completamente ribaltato il tema in discussione e la massima
da me usata, puntando il dito sulle mogli e le loro responsabilità.
Nel primo
caso, mi sarei accorto da solo che introdurre questioni fra conduzione e
membri di un’assemblea, avrebbe snaturato il tema, il che non è saggio
confondendo pere con mele, capre e cavoli. Si può sempre proporre un altro tema,
ma qui è questo che bisogna affrontare. Troppa carne a cuocere fa perdere di
vista l’obiettivo dell’attuale tema.
Nel secondo
caso, mi sarei aspettato un ragionamento saggio ed equilibrato, all’incirca in
questi termini: «Probabilmente ci sono casi, in cui gli uomini avviliscono
le loro mogli in casa e le rendono anche improduttive nel servizio. Tuttavia ci
sono casi, in cui sono le mogli a essere la causa di un ministero
frustrato dei consorti». Tale discorso poteva ancora essere accettabile, se poi
fosse continuato, in modo produttivo, sui binari del tema attuale.
Al contrario,
ho assistito a un’incomprensibile alzata di scudi, poiché si voleva parlare non di questo caso
specifico, ma di quelli in cui ambedue sono colpevoli. Perciò, m’è stato
rinfacciato che in caso di crisi della coppia io dessi le colpe al marito
soltanto; ma io non ho affrontato il tema della crisi di coppia. Si è ipotizzato
subito che tale uomo sia una persona malvagia, quindi non-credente e non
sottomesso alla Scrittura. E in una crisi matrimoniale le colpe starebbero
sempre a metà. Addirittura la tesi di base, secondo cui un clima positivo in
casa rende più produttivo il servizio della donna fuori casa, è stato ribaltata
nel suo contrario: Una moglie zelante nella chiesa deve trasportare tale
diligenza anche in casa; ciò indurrebbe l’uomo spirituale a trattarla come un
«vaso a onore».
Ammetto che
tale ragionamento, che ribalta l’intero tema, mi ha lasciato perplesso.
Mi è sembrato come se tale mio interlocutore volesse a tutti i costi pareggiare
i conti fra i generi, distribuendo omogeneamente colpe e pene. Gli risposi come
segue.
Presumendo che
sarebbe arrivata una tale reazione, nella premessa dell’articolo, avevo
scritto: «Chiaramente anche le donne possono sostenere o boicottare il
servizio ecclesiale dei loro mariti. Tuttavia, qui di seguito volgiamo parlare
di questi ultimi, del loro comportamento domestico e dell’influenza che ciò ha
sul servizio spirituale delle loro consorti».
Vedo che tale
lettore, invece di affrontare questo tema, ha cercato in qualche modo di «pareggiare»
i conti fra i generi, relativizzando le questioni. Tuttavia, peccato che il tema
proposto rimane senza risposta da parte sua.
2. PROBLEMA SPESSO CULTURALE E CARATTERIALE
Ci sono casi, in cui una moglie è di freno al ministero del marito, e anche casi contrari. Laddove è il marito la causa dell’infelicità personale e ministeriale della moglie, non sempre c’è in lui malanimo, ma c’è spesso un
pessimo carattere (irascibilità, arroganza, ecc.) oppure del maschilismo culturale latente (magari ereditato dalla famiglia d’origine o presente nell’ambiente), secondo cui l’uomo è un pascià o un padre-padrone, e le donne bisogna trattarle proprio così, se si vuole essere rispettati dagli altri. Inoltre, non esistono solo
«uomini spirituali» nelle famiglie credenti, ma anche «uomini carnali».
Se in Efesini 5 Paolo parlò dell’amore e dei doveri dell’uomo verso la
propria moglie fino al sacrificio, ciò significa che il problema c’era. La
realtà mostra che o ci sono uomini latitanti, che non si prendono le loro
responsabilità di «capo», o uomini che fanno il bello e il cattivo tempo in
famiglia come piccoli dittatori viscerali. Ci sono uomini, che in
famiglia sono stitici di parole e di sentimenti e, quando aprono la bocca, è
solo per sbraitare.
Non so quanta
esperienza abbia tale lettore sul campo. Nella mia esperienza personale
nella visita di chiese e famiglie, da nord a sud dell’Italia, e nella cura
pastorale di tante persone, posso assicurargli che di «padrini», piccoli pascià,
padri-padroni e dittatori ne ho incontrati parecchi. L’idea che avevano
del ruolo dell’uomo e della donna, l’avventurosa interpretazione che facevano
dei vari brani biblici, la cultura ecclesiale risultante che tali uomini
creavano, il senso dell’«onore» che si erano costruiti, il loro ruolo nelle
comunità dove propagavano tali idee, eccetera, creavano un consenso tale, che
legittimava (ai loro occhi) il comportamento maschilista, autoritario e
arrogante in famiglia, specialmente verso le loro consorti. Il risultato
era costituito da belle preghiere e belle meditazioni pubbliche, per poi
trattare subito dopo le loro mogli con durezza e amarezza, non di rado
pronunciando cattive parole verso di loro. Ho conosciuto uomini, che
avevano appena fatto al loro meditazione personale, e subito dopo si sono
rivolti alla loro moglie con male parole e minacce. Magari, subito dopo,
parlavano con te della loro fede, della «sana dottrina» e che cosa bisognasse
fare per propagare l’Evangelo.
Come è
possibile tutto questo? È possibile. Io l’ho vissuto e sono rimasto in
grande imbarazzo. Alcuni hanno l’abilità di far fuoriuscire dalla stessa fonte
ora parole dolci, ora parole amare (Gcm 3,9-12). Basandosi sul consenso
culturale e sul loro presunto ruolo, si credono legittimati a fare così e,
perciò, non sentono neppure sensi di colpa.
3. ASPETTI CONCLUSIVI
Il
conflitto, in cui si trovano tali donne, è grande. Pochi sanno della
discrepanza dei loro mariti (p.es. pubblica umiltà e arroganza privata;
belle preghiere comunitarie e male parole in casa). Chiaramente una tale donna,
umiliata e avvilita, perde anche l’entusiasmo e lo zelo per il servizio.
A volte, ciò che fa fuori casa, è solo una fuga dall’insopportabile clima
domestico.
Fin qui la mia
risposta. Mi aspettavo che tale mio interlocutore tornasse al tema
dell’articolo, ma mi sono sbagliato. Ha cercato nuovamente di relativizzare
tutto, per distribuire le colpe uniformemente sui due generi. Tuttavia, un tale
modo di fare impedisce di approfondire il nostro tema, facendolo diventare
tutt’altro, il solito calderone in cui metterci tutto e il suo contrario.
Faccio notare
che il rapporto fra i generi ha una propria pagina sul sito «Fede
controcorrente»: «Generi
e ruoli». Lì il rapporto matrimoniale viene illuminato da angolature
differenti. Qui vogliamo affrontare questo specifico problema, laddove
esso accada. Mi riservo prima o poi di affrontare anche il tema opposto, ossia
quello di mogli, che contribuiscono a incentivare o avvilire i loro mariti nel
loro ministero.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Carlo Neri}
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Ho notato che
spesso, come succede anche fuori, nella chiesa i problemi, presenti
all’interno della coppia, vengono mascherati o addirittura occultati dai coniugi
stessi. Non trovo che questo sia del tutto sbagliato, sarebbe infatti un errore
raccontare tutto a tutti, ma è un errore anche non chiedere aiuto a qualcuno, di
cui ci si fida, quando si ha bisogno.
Ricorrere alla
finzione non serve, non si riescono a nascondere i problemi seri; i
coniugi dovrebbero essere attori consumati per non far trapelare niente.
A differenza
di quello che succede fuori, all’interno della chiesa queste relazioni hanno un
peso importante, se non fondamentale per la salute e la crescita di quel corpo.
Piccoli
segni, come sguardi, atteggiamenti e reazioni, aiutano a capire se qualcosa
non va o se c’è armonia all’interno di quella coppia.
Ricordo che,
tempo fa, durante un culto, un fratello adorò in modo appassionato, ma
prima che la sua preghiera terminasse, vedemmo una delle sue figlie uscire
dalla chiesa piangendo. Quella famiglia stava infatti vivendo problemi seri, che
cercavano di tenere nascosti.
Un altro
fratello, in una riunione, espresse alcuni suoi problemi spirituali, a
causa dei quali stava soffrendo e tutti quanti, mentre lui parlava, notavamo lo
sguardo innamorato della moglie.
Il primo
mostrava gioia e nascondeva grossi problemi familiari; il secondo
mostrava tristezza e comunicava armonia e accordo nella coppia. Nessuno dei due
poteva «nascondere» la verità alla chiesa, tutti quanti capivamo qual era la
situazione reale.
È necessario
puntare sulla coerenza e sulla trasparenza, anziché sulla simulazione.
In 1 Pietro
1,22 la Parola dice: «Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla
verità mediante lo Spirito, per avere un amore fraterno senza alcuna
simulazione, amatevi intensamente gli uni gli altri di puro cuore». Ed è
ovvio che il primo prossimo è la moglie o il marito.
Non è
possibile saltare al rapporto con i fratelli, senza curare prima quello
familiare, risulteremmo non affidabili e di cattiva testimonianza.
Al contrario
le coppie che camminano bene e realizzano quell’amore privo di simulazione,
saranno un importante punto di riferimento per tutti: per i giovani che
riflettono sul loro futuro di marito o di moglie, per le altre coppie, per i
single un po’ instabili e per quelli, che si stanno avvicinando alla fede e
hanno bisogno di trovare trasparenza, anziché finzione.{14-01-2015}
2. {Lucia Vitangeli}
▲
■
Contributo:
Ricordo una predicazione, in cui il
fratello disse che molte persone, ascoltandolo, si complimentavano con lui per
essere un buon cristiano. Lui rispondeva che per sapere, se fosse un buon
cristiano, le persone dovevano chiederlo a sua moglie! {24-06-2016}
▬
Nicola Martella:
È vero. Tuttavia, è raro che
una moglie parli del marito con qualcuno; ella teme di essere giudicata
male da chi ascolta, che le cose verranno comunque diffuse e che le cose
arriveranno a lui con le conseguenti rappresaglie. A meno che non esploda
con una persona di fiducia, quando la misura è oramai piena,
come fa una pentola a pressione, dopo
aver sofferto tanto in silenzio e aver accumulato
lungamente frustrazione e rabbia.
■
Lucia Vitangeli:
Condivido il tuo pensiero. Tuttavia, le donne parlano con altre donne. E a volte, ti assicuro, che risulta molto
difficile ascoltare la Parola di Dio, predicata da chi, a detta della moglie, poco o
nulla pratica. {24-06-2016}
▬
Nicola Martella:
Dinanzi a tali informazioni di prima mano, provenienti da insider, non si
può che prenderne atto e farne tesoro.
3. {Andrea Angeloni}
▲
■
Contributo: Bisognerebbe
chiederlo alle mogli. Naturalmente a quelle libere di esprimere un giudizio pubblico, senza il terrore di subire una
rappresaglia in casa.
Vediamo che ne pensa Valentina {23-06-2016}
▬
Nicola Martella:
Cara
Valentina,
esprimiti per favore. In caso di rappresaglia, preparo il sapone di Marsiglia,
per fare una lavata di testa a qualcuno... ☺
■
Valentina De Michele: L’uomo
dovrebbe essere un incentivo e un incoraggiamento per la propria donna, a
maggior ragione se ha delle responsabilità all’interno dell’assemblea. Non si
può assumere un atteggiamento da dottor Jekyll e Mr. Hyde, perché ciò
sarebbe di scoraggiamento per la moglie e potrebbe sortire una doppia
conseguenza: 1) l’uomo si screditerebbe davanti la donna, perdendo di
credibilità come cristiano e rigenerato; 2) la donna, risentendo del
comportamento poco chiaro e ambiguo del marito, potrebbe essere demoralizzata
nel servizio.
Potrebbe esserci anche un risvolto diverso: la donna,
non avendo altra consolazione e motivo di ristoro, si potrebbe dedicare a
pieno regime al suo ministero, facendolo al meglio e portando buoni frutti
per sé; non dimenticando che, così facendo, sarebbe di esempio al marito.
Se il nostro comportamento condanna le parole
edificanti, che abbiamo detto pubblicamente, possiamo risultare credibili come
credenti?!
Credo che dovremmo avere un atteggiamento congruo,
iniziando dalla famiglia, nella vita di coppia, perché è lì che è necessario
costruire delle basi per una solidità, che abbia frutto dentro le mura e
sia di testimonianza agli altri. {23-06-2016}
▬
Nicola Martella: Ottima sintesi del tema e coerente «morale della favola»!
■
Andrea Angeloni:
Nicola, mi trovo in sintonia con ciò, che è descritto (denunciato) nel tema da
te proposto.
Sono d’accordo
con l’analisi fatta da Valentina, che è esaustiva. La moglie si è espressa in
piena libertà. ☺ Che altro aggiungere?
Credo che
Paolo sia stato oltremodo chiaro al riguardo. L’esortazione ad amare la
propria moglie, come Cristo ha amato la chiesa, dando se stesso per lei, è
inequivocabile. La moglie certamente non è un automa per procreare e che
serve per soddisfare le pulsioni carnali dell’uomo. Bensì la compagna di vita,
da amare teneramente e rispettare. Se tra uomo e donna si evidenziano dei
ruoli diversi (ben espressi nella Parola), che non sempre collimano, ciò non
deve essere per l’uomo motivo per venire meno ai suoi compiti verso di
lei; e soprattutto egli non deve credere che l’autorità sulla propria moglie
significhi denigrare il ruolo e i compiti della propria partner. Nello
specifico del servizio in una comunità, se l’uomo non incoraggia la donna
ad operare per Cristo probabilmente non comprende la variegata funzionalità
delle membra del corpo di Cristo; ognuna diversa dall’altra, ma con lo stesso
scopo di cooperazione per l’avanzamento del regno di Dio in terra. Se è gretto e
arido di sentimenti verso la propria moglie, evidentemente vive una fede
ipocrita. Del resto la moglie è anche sorella in Cristo e chi non ama i
fratelli, non ha conosciuto Dio
Nicola mi
piace molto il tuo aforisma al riguardo con vignetta. Se seghiamo il tronco
dove poggiamo, faremo un tonfo tale che sarà per noi motivo per noi (uomini e
mariti) di dolore e frustrazione. {23-06-2016}
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Nicola Martella:
Anche tu hai colto nel segno.
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10. {}
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11. {Vari
e medi}
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Damaris Lerici: Condivido pienamente ciò, che hai scritto. Il marito è incentivo o
avvilimento nel servizio della moglie; ma allo stesso modo la moglie è
incentivo nel servizio del marito. È bello vedere come le due cose si completano
a vicenda.
A questo proposito mi viene in mente Proverbi 31,30,
dove viene fatta la descrizione e l’elogio della donna forte e virtuosa: «La
grazia è fallace e la bellezza è vana, ma la donna che teme l’Eterno, quella
sarà lodata». {13-01-2015}
■
Salvatore Reale: C’è
ancora molta confusione, forse in tempi in cui i ruoli di genere vengono
meno, certi uomini diventano tiranni per paura di essere sopraffatti.
Non devono gli uomini
trattare le mogli come oggetti, ma nemmeno le mogli devono esacerbare o
calpestare i mariti. Nell’ambito ecclesiale questo conflitto è risolvibile con
dei buoni conduttori, fuori non credo proprio. {23-06-2016}
■
Amalia Diletti:
Infatti, c’è
ancora tanta confusione e tanta ignoranza purtroppo anche nelle realtà
religiose, così da sottomettersi per paura anche lì, dove vi sono abusi
sia fisici, ma sopratutto psicologici... È una pura manipolazione di chi
conosce bene la Bibbia ed estrapolandola dal contesto biblico, storico e
culturale, ne fa un pretesto per il proprio tornaconto. Che Dio aiuti la
sua chiesa, la famiglia, affinché torniamo al vero e puro Evangelo, per viverlo
dentro le realtà religiose, ma sopratutto fuori, lì dove tanti occhi ci
scrutano, anche quando non ce ne accorgiamo. {23-06-2016}
12. {Vari
e brevi}
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■
Letizia Bina: Come si deve comportare una persona credente? Sai cosa si aspetta il Signore da noi. {23-06-2016}
▬
Nicola Martella: Diccelo tu, se hai un’opinione in merito. Tu che ne pensi? ☺
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Letizia Bina: Io penso se una e veramente nella fede, prega sempre, con la speranza che il Signore ci possa cambiare il cuore... amen. {23-06-2016}
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Marit_minis_mogl_S&A.htm
16-01-2015; Aggiornamento: 24-06-2016 |