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IL MARITO È INCENTIVO O AVVILIMENTO NEL

SERVIZIO DELLA MOGLIE? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Il marito è incentivo o avvilimento nel servizio della moglie».

 

Marito quale incentivo o avvilimento

 

1. MA ANCHE CERTE MOGLI...

     Sono rimasto meravigliato con quanta facilità e disinvoltura alcuni lettori, che sono intervenuti nel dibattito, siano usciti fuori tema in modi differenti: ad esempio, uno ha esteso il titolo alla dinamica ecclesiale fra conduttori e membri; un altro ha completamente ribaltato il tema in discussione e la massima da me usata, puntando il dito sulle mogli e le loro responsabilità.

     Nel primo caso, mi sarei accorto da solo che introdurre questioni fra conduzione e membri di un’assemblea, avrebbe snaturato il tema, il che non è saggio confondendo pere con mele, capre e cavoli. Si può sempre proporre un altro tema, ma qui è questo che bisogna affrontare. Troppa carne a cuocere fa perdere di vista l’obiettivo dell’attuale tema.

     Nel secondo caso, mi sarei aspettato un ragionamento saggio ed equilibrato, all’incirca in questi termini: «Probabilmente ci sono casi, in cui gli uomini avviliscono le loro mogli in casa e le rendono anche improduttive nel servizio. Tuttavia ci sono casi, in cui sono le mogli a essere la causa di un ministero frustrato dei consorti». Tale discorso poteva ancora essere accettabile, se poi fosse continuato, in modo produttivo, sui binari del tema attuale.

     Al contrario, ho assistito a un’incomprensibile alzata di scudi, poiché si voleva parlare non di questo caso specifico, ma di quelli in cui ambedue sono colpevoli. Perciò, m’è stato rinfacciato che in caso di crisi della coppia io dessi le colpe al marito soltanto; ma io non ho affrontato il tema della crisi di coppia. Si è ipotizzato subito che tale uomo sia una persona malvagia, quindi non-credente e non sottomesso alla Scrittura. E in una crisi matrimoniale le colpe starebbero sempre a metà. Addirittura la tesi di base, secondo cui un clima positivo in casa rende più produttivo il servizio della donna fuori casa, è stato ribaltata nel suo contrario: Una moglie zelante nella chiesa deve trasportare tale diligenza anche in casa; ciò indurrebbe l’uomo spirituale a trattarla come un «vaso a onore».

     Ammetto che tale ragionamento, che ribalta l’intero tema, mi ha lasciato perplesso. Mi è sembrato come se tale mio interlocutore volesse a tutti i costi pareggiare i conti fra i generi, distribuendo omogeneamente colpe e pene. Gli risposi come segue.

     Presumendo che sarebbe arrivata una tale reazione, nella premessa dell’articolo, avevo scritto: «Chiaramente anche le donne possono sostenere o boicottare il servizio ecclesiale dei loro mariti. Tuttavia, qui di seguito volgiamo parlare di questi ultimi, del loro comportamento domestico e dell’influenza che ciò ha sul servizio spirituale delle loro consorti».

     Vedo che tale lettore, invece di affrontare questo tema, ha cercato in qualche modo di «pareggiare» i conti fra i generi, relativizzando le questioni. Tuttavia, peccato che il tema proposto rimane senza risposta da parte sua.

 

2. PROBLEMA SPESSO CULTURALE E CARATTERIALE

     Ci sono casi, in cui una moglie è di freno al ministero del marito, e anche casi contrari. Laddove è il marito la causa dell’infelicità personale e ministeriale della moglie, non sempre c’è in lui malanimo, ma c’è spesso un pessimo carattere (irascibilità, arroganza, ecc.) oppure del maschilismo culturale latente (magari ereditato dalla famiglia d’origine o presente nell’ambiente), secondo cui l’uomo è un pascià o un padre-padrone, e le donne bisogna trattarle proprio così, se si vuole essere rispettati dagli altri. Inoltre, non esistono solo «uomini spirituali» nelle famiglie credenti, ma anche «uomini carnali». Se in Efesini 5 Paolo parlò dell’amore e dei doveri dell’uomo verso la propria moglie fino al sacrificio, ciò significa che il problema c’era. La realtà mostra che o ci sono uomini latitanti, che non si prendono le loro responsabilità di «capo», o uomini che fanno il bello e il cattivo tempo in famiglia come piccoli dittatori viscerali. Ci sono uomini, che in famiglia sono stitici di parole e di sentimenti e, quando aprono la bocca, è solo per sbraitare.

     Non so quanta esperienza abbia tale lettore sul campo. Nella mia esperienza personale nella visita di chiese e famiglie, da nord a sud dell’Italia, e nella cura pastorale di tante persone, posso assicurargli che di «padrini», piccoli pascià, padri-padroni e dittatori ne ho incontrati parecchi. L’idea che avevano del ruolo dell’uomo e della donna, l’avventurosa interpretazione che facevano dei vari brani biblici, la cultura ecclesiale risultante che tali uomini creavano, il senso dell’«onore» che si erano costruiti, il loro ruolo nelle comunità dove propagavano tali idee, eccetera, creavano un consenso tale, che legittimava (ai loro occhi) il comportamento maschilista, autoritario e arrogante in famiglia, specialmente verso le loro consorti. Il risultato era costituito da belle preghiere e belle meditazioni pubbliche, per poi trattare subito dopo le loro mogli con durezza e amarezza, non di rado pronunciando cattive parole verso di loro. Ho conosciuto uomini, che avevano appena fatto al loro meditazione personale, e subito dopo si sono rivolti alla loro moglie con male parole e minacce. Magari, subito dopo, parlavano con te della loro fede, della «sana dottrina» e che cosa bisognasse fare per propagare l’Evangelo.

     Come è possibile tutto questo? È possibile. Io l’ho vissuto e sono rimasto in grande imbarazzo. Alcuni hanno l’abilità di far fuoriuscire dalla stessa fonte ora parole dolci, ora parole amare (Gcm 3,9-12). Basandosi sul consenso culturale e sul loro presunto ruolo, si credono legittimati a fare così e, perciò, non sentono neppure sensi di colpa.  

 

3. ASPETTI CONCLUSIVI

     Il conflitto, in cui si trovano tali donne, è grande. Pochi sanno della discrepanza dei loro mariti (p.es. pubblica umiltà e arroganza privata; belle preghiere comunitarie e male parole in casa). Chiaramente una tale donna, umiliata e avvilita, perde anche l’entusiasmo e lo zelo per il servizio. A volte, ciò che fa fuori casa, è solo una fuga dall’insopportabile clima domestico.

     Fin qui la mia risposta. Mi aspettavo che tale mio interlocutore tornasse al tema dell’articolo, ma mi sono sbagliato. Ha cercato nuovamente di relativizzare tutto, per distribuire le colpe uniformemente sui due generi. Tuttavia, un tale modo di fare impedisce di approfondire il nostro tema, facendolo diventare tutt’altro, il solito calderone in cui metterci tutto e il suo contrario.

     Faccio notare che il rapporto fra i generi ha una propria pagina sul sito «Fede controcorrente»: «Generi e ruoli». Lì il rapporto matrimoniale viene illuminato da angolature differenti. Qui vogliamo affrontare questo specifico problema, laddove esso accada. Mi riservo prima o poi di affrontare anche il tema opposto, ossia quello di mogli, che contribuiscono a incentivare o avvilire i loro mariti nel loro ministero.

 

Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Carlo Neri

2. Lucia Vitangeli

3. Andrea Angeloni

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5.

6.

7.

8.

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Carlo Neri}

 

Ho notato che spesso, come succede anche fuori, nella chiesa i problemi, presenti all’interno della coppia, vengono mascherati o addirittura occultati dai coniugi stessi. Non trovo che questo sia del tutto sbagliato, sarebbe infatti un errore raccontare tutto a tutti, ma è un errore anche non chiedere aiuto a qualcuno, di cui ci si fida, quando si ha bisogno.

     Ricorrere alla finzione non serve, non si riescono a nascondere i problemi seri; i coniugi dovrebbero essere attori consumati per non far trapelare niente.

     A differenza di quello che succede fuori, all’interno della chiesa queste relazioni hanno un peso importante, se non fondamentale per la salute e la crescita di quel corpo.

     Piccoli segni, come sguardi, atteggiamenti e reazioni, aiutano a capire se qualcosa non va o se c’è armonia all’interno di quella coppia.

     Ricordo che, tempo fa, durante un culto, un fratello adorò in modo appassionato, ma prima che la sua preghiera terminasse, vedemmo una delle sue figlie uscire dalla chiesa piangendo. Quella famiglia stava infatti vivendo problemi seri, che cercavano di tenere nascosti.

     Un altro fratello, in una riunione, espresse alcuni suoi problemi spirituali, a causa dei quali stava soffrendo e tutti quanti, mentre lui parlava, notavamo lo sguardo innamorato della moglie.

     Il primo mostrava gioia e nascondeva grossi problemi familiari; il secondo mostrava tristezza e comunicava armonia e accordo nella coppia. Nessuno dei due poteva «nascondere» la verità alla chiesa, tutti quanti capivamo qual era la situazione reale.

     È necessario puntare sulla coerenza e sulla trasparenza, anziché sulla simulazione.

     In 1 Pietro 1,22 la Parola dice: «Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità mediante lo Spirito, per avere un amore fraterno senza alcuna simulazione, amatevi intensamente gli uni gli altri di puro cuore». Ed è ovvio che il primo prossimo è la moglie o il marito.

     Non è possibile saltare al rapporto con i fratelli, senza curare prima quello familiare, risulteremmo non affidabili e di cattiva testimonianza.

     Al contrario le coppie che camminano bene e realizzano quell’amore privo di simulazione, saranno un importante punto di riferimento per tutti: per i giovani che riflettono sul loro futuro di marito o di moglie, per le altre coppie, per i single un po’ instabili e per quelli, che si stanno avvicinando alla fede e hanno bisogno di trovare trasparenza, anziché finzione.{14-01-2015}

 

 

2. {Lucia Vitangeli}

 

Contributo: Ricordo una predicazione, in cui il fratello disse che molte persone, ascoltandolo, si complimentavano con lui per essere un buon cristiano. Lui rispondeva che per sapere, se fosse un buon cristiano, le persone dovevano chiederlo a sua moglie! {24-06-2016}

 

Nicola Martella: È vero. Tuttavia, è raro che una moglie parli del marito con qualcuno; ella teme di essere giudicata male da chi ascolta, che le cose verranno comunque diffuse e che le cose arriveranno a lui con le conseguenti rappresaglie. A meno che non esploda con una persona di fiducia, quando la misura è oramai piena, come fa una pentola a pressione, dopo aver sofferto tanto in silenzio e aver accumulato lungamente frustrazione e rabbia.

 

Lucia Vitangeli: Condivido il tuo pensiero. Tuttavia, le donne parlano con altre donne. E a volte, ti assicuro, che risulta molto difficile ascoltare la Parola di Dio, predicata da chi, a detta della moglie, poco o nulla pratica. {24-06-2016}

 

Nicola Martella: Dinanzi a tali informazioni di prima mano, provenienti da insider, non si può che prenderne atto e farne tesoro.

 

 

3. {Andrea Angeloni}

 

Contributo: Bisognerebbe chiederlo alle mogli. Naturalmente a quelle libere di esprimere un giudizio pubblico, senza il terrore di subire una rappresaglia in casa. Vediamo che ne pensa Valentina {23-06-2016}

 

Nicola Martella: Cara Valentina, esprimiti per favore. In caso di rappresaglia, preparo il sapone di Marsiglia, per fare una lavata di testa a qualcuno... ☺

 

Valentina De Michele: L’uomo dovrebbe essere un incentivo e un incoraggiamento per la propria donna, a maggior ragione se ha delle responsabilità all’interno dell’assemblea. Non si può assumere un atteggiamento da dottor Jekyll e Mr. Hyde, perché ciò sarebbe di scoraggiamento per la moglie e potrebbe sortire una doppia conseguenza: 1) l’uomo si screditerebbe davanti la donna, perdendo di credibilità come cristiano e rigenerato; 2) la donna, risentendo del comportamento poco chiaro e ambiguo del marito, potrebbe essere demoralizzata nel servizio.

     Potrebbe esserci anche un risvolto diverso: la donna, non avendo altra consolazione e motivo di ristoro, si potrebbe dedicare a pieno regime al suo ministero, facendolo al meglio e portando buoni frutti per sé; non dimenticando che, così facendo, sarebbe di esempio al marito.

     Se il nostro comportamento condanna le parole edificanti, che abbiamo detto pubblicamente, possiamo risultare credibili come credenti?!

     Credo che dovremmo avere un atteggiamento congruo, iniziando dalla famiglia, nella vita di coppia, perché è lì che è necessario costruire delle basi per una solidità, che abbia frutto dentro le mura e sia di testimonianza agli altri. {23-06-2016}

 

Nicola Martella: Ottima sintesi del tema e coerente «morale della favola»!

 

Andrea Angeloni: Nicola, mi trovo in sintonia con ciò, che è descritto (denunciato) nel tema da te proposto.

     Sono d’accordo con l’analisi fatta da Valentina, che è esaustiva. La moglie si è espressa in piena libertà. ☺ Che altro aggiungere?

     Credo che Paolo sia stato oltremodo chiaro al riguardo. L’esortazione ad amare la propria moglie, come Cristo ha amato la chiesa, dando se stesso per lei, è inequivocabile. La moglie certamente non è un automa per procreare e che serve per soddisfare le pulsioni carnali dell’uomo. Bensì la compagna di vita, da amare teneramente e rispettare. Se tra uomo e donna si evidenziano dei ruoli diversi (ben espressi nella Parola), che non sempre collimano, ciò non deve essere per l’uomo motivo per venire meno ai suoi compiti verso di lei; e soprattutto egli non deve credere che l’autorità sulla propria moglie significhi denigrare il ruolo e i compiti della propria partner. Nello specifico del servizio in una comunità, se l’uomo non incoraggia la donna ad operare per Cristo probabilmente non comprende la variegata funzionalità delle membra del corpo di Cristo; ognuna diversa dall’altra, ma con lo stesso scopo di cooperazione per l’avanzamento del regno di Dio in terra. Se è gretto e arido di sentimenti verso la propria moglie, evidentemente vive una fede ipocrita. Del resto la moglie è anche sorella in Cristo e chi non ama i fratelli, non ha conosciuto Dio

     Nicola mi piace molto il tuo aforisma al riguardo con vignetta. Se seghiamo il tronco dove poggiamo, faremo un tonfo tale che sarà per noi motivo per noi (uomini e mariti) di dolore e frustrazione. {23-06-2016}

 

Nicola Martella: Anche tu hai colto nel segno.

 

 

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11. {Vari e medi}

 

Damaris Lerici: Condivido pienamente ciò, che hai scritto. Il marito è incentivo o avvilimento nel servizio della moglie; ma allo stesso modo la moglie è incentivo nel servizio del marito. È bello vedere come le due cose si completano a vicenda.

     A questo proposito mi viene in mente Proverbi 31,30, dove viene fatta la descrizione e l’elogio della donna forte e virtuosa: «La grazia è fallace e la bellezza è vana, ma la donna che teme l’Eterno, quella sarà lodata». {13-01-2015}

 

Salvatore Reale: C’è ancora molta confusione, forse in tempi in cui i ruoli di genere vengono meno, certi uomini diventano tiranni per paura di essere sopraffatti.

     Non devono gli uomini trattare le mogli come oggetti, ma nemmeno le mogli devono esacerbare o calpestare i mariti. Nell’ambito ecclesiale questo conflitto è risolvibile con dei buoni conduttori, fuori non credo proprio. {23-06-2016}

 

Amalia Diletti: Infatti, c’è ancora tanta confusione e tanta ignoranza purtroppo anche nelle realtà religiose, così da sottomettersi per paura anche lì, dove vi sono abusi sia fisici, ma sopratutto psicologici... È una pura manipolazione di chi conosce bene la Bibbia ed estrapolandola dal contesto biblico, storico e culturale, ne fa un pretesto per il proprio tornaconto. Che Dio aiuti la sua chiesa, la famiglia, affinché torniamo al vero e puro Evangelo, per viverlo dentro le realtà religiose, ma sopratutto fuori, lì dove tanti occhi ci scrutano, anche quando non ce ne accorgiamo. {23-06-2016}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Letizia Bina: Come si deve comportare una persona credente? Sai cosa si aspetta il Signore da noi. {23-06-2016}

 

Nicola Martella: Diccelo tu, se hai un’opinione in merito. Tu che ne pensi? ☺

 

Letizia Bina: Io penso se una e veramente nella fede, prega sempre, con la speranza che il Signore ci possa cambiare il cuore... amen. {23-06-2016}

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Marit_minis_mogl_S&A.htm

16-01-2015; Aggiornamento: 24-06-2016

 

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