«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia. Ecco le rubriche principali:

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Variazione delle costanti

Puntigli e indovinelli

Sapienza da quattro soldi

Massime e minime

Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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EVANGELICHESE E COMUNICAZIONE EFFICACE

 

 a cura di Nicola Martella

 

1. UNO ZELANTE EVANGELISTA

     Nella nostra comunità abbiamo un giovane fratello in fede, che chiamiamo qui «Federico». Egli ha un grande amore per le anime, che non conoscono ancora Gesù quale Signore e Salvatore, e un grande zelo evangelistico. Ha altresì una certa passione per lo sport, e dovunque va a correre, lascia dietro di sé una «traccia» di letteratura cristiana (trattati, foglietti del calendario e simili), che egli mette in posti strategici, lungo il cammino. E persone, che vanno a correre come lui, hanno confermato di leggere tali scritti.

     Federico, imitando altri credenti più vetusti nella fede, suoi compagni di via, pardon di corsa, si è fatto fare anche lui delle magliette con frasi ad effetto, una parte sul davanti («Ho ucciso Gesù e...») e una parte sul dietro («Ora vivo per Lui»), con cui provocare l’attenzione e la curiosità degli altri. L’idea è certamente buona, sebbene io avrei scritto tali «slogan» in modo diverso, oppure ci avrei scritto altro; ma i gusti sono gusti! Fatto sta che prima o poi, qualcuno gli chiede che significa tale scritta ed egli ha tutta la gioia e pazienza per spiegarglielo, unitamente alle «quattro leggi spirituali» e a un’introduzione nella «sana dottrina».

     Da quanto ci racconta con gli occhi radiosi, Federico è una vera «calamita» fra i parenti, sul posto di lavoro, fra amici e conoscenti e fra gli sportivi.

 

2. SE IO TACCIO, PARLINO ALMENO I GRANELLI DI SABBIA

     Quando i discepoli osannavano Gesù come Mesia-Re, alcuni farisei gli dissero: «Maestro, sgrida i tuoi discepoli!» (Lc 19,39). Al che il Signore rispose: «Io vi dico che, se costoro tacciono, le pietre grideranno» (v. 40). Federico, trovandosi in ferie, pensò bene di far parlare la sabbia!

     Infatti, ultimamente, qualcuno ha messo in rete delle foto col titolo «Prendere il sole o portare luce?». In pratica, Federico rifletteva come essere di testimonianza su quella spiaggia; infine, coinvolse un altro credente, che lo aveva visitato, e insieme avevano scritto sulla sabbia con grandi caratteri: «Gesù è morto per te, e tu?». Dal nostro colloquio telematico e goliardico mi è nata l’idea di scriver questa nota sulla «comunicazione efficace».

     Scherzosamente scrissi sotto tale foto con la scritta un po’ ambigua: Non ti meravigliare se, dopo tale «e tu?» finale sulla sabbia, qualcuno aggiunga sotto: «Grazie, io sono ancora vivo!». Comunque, feci i miei complimenti al bravo «evangelista da spiaggia». Poi, aggiunsi riguardo a Federico: Bisogna fargli un corso di comunicazione efficace, per evitare i fraintendimenti!

     Egli cercò di spiegarmi che, sebbene i passanti fossero pochi, quasi tutti sostarono davanti al nome di Gesù.

 

Comunicazioni da spiaggia

 

3. COMUNICAZIONE PIÙ O MENO EFFICACE

     Presi quindi l’occasione per dare qualche nozione spontanea sulla «comunicazione efficace». Ricordo il seguente aneddoto, che lessi in uno scritto. Su uno spuntone di roccia una persona lesse: «Cristo è la risposta». Andando più vicino, notò un’altra scritta sotto tale asserzione, che spiritosamente chiedeva: «Qual è la domanda?».

     Alcune volte noi cristiani usiamo «l’evangelichese», che è chiaro a noi, ma non agli altri. Per questo dobbiamo comunicare efficacemente. Torniamo alla scritta sulla spiaggia del tipo: «Ho scritto t’amo sulla sabbia, ma il vento a poco a poco se l’è portata via con sé», come recitava una canzone di decenni or sono. La frase «Gesù è morto per te» è chiarissima e inequivocabile per tutti. Ciò che è ambiguo è quell’«e tu?», non essendo chiaro a che cosa si riferisca. Tuttavia, nonostante la necessità di una «riveduta», è possibile che tale interrogativo agisca lo stesso sulle coscienze, si spera in modo positivo.

 

4. REAZIONI IMPREVEDIBILI

     Certo, l’ideatore di quell’«e tu?» finale si aspettava reazioni positive del genere: «Sì, voglio ringraziare Gesù, per essere morto per me»; oppure: «Lo voglio accettare come mio Salvatore», e così via.

     D’altro canto, ciò che è ambiguo, ognuno lo interpreta a modo suo. In casi del genere i risultati possono essere imprevedibili e contrari alle aspettative (ravvedimento e conversione al Signore). Eccone, ad esempio qualche reazione indesiderata, che qualcuno potrebbe scrivere sotto un cartellone con sopra una scritta, che termina con «E tu?»: «E io? Beh, cercherò di fare qualche fioretto anche questa settimana, per meritarmi il Paradiso». Oppure: «Guarda che sto a posto, avendo già prenotato il mio viaggio a Lourdes (o Fatima)! L’indulgenza plenaria m’è pressoché assicurata». Poi, possono esserci reazioni sarcastiche e irriverenti.

     Quindi, messaggi non del tutto chiari e inequivocabili possono indurre i lettori in tutt’altra direzione rispetto alle attese. Questo deve farci porre la riflessione su come possiamo comunicare in modo efficace, trattandosi della «buona notizia» di Gesù Cristo.

 

5. DOMANDE DI LAVORO (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):

     ■ 1. Secondo te, quali sono alcuni errori, che fanno i cristiani biblici nella testimonianza dell’Evangelo?

     ■ 2. Conosci alcuni esempi specifici di errori, che vengono fatti nella comunicazione della verità?

     ■ 3. Secondo te, quali sono alcuni criteri importanti di una comunicazione efficace della «buona notizia» di Gesù?

     ■ 4. Quali lezioni hai imparato personalmente dalla riflessione su questo tema? Che cosa dovresti cambiare nel tuo approccio personale e nel tuo modo di comunicare col tuo prossimo?

     ■ 5. E inoltre, analizza te stesso... : ● Quando parli con gli altri del Signore, il tuo intento principale è di incoraggiare la luce che c’è in loro, oppure di andare subito allo scontro e alla resa dei conti con la religione o le ideologie degli altri? In tali occasioni, soffi lentamente sulle poche scintille di verità, presenti nella vita altrui, nella speranza di rinfocolare il fuoco della conoscenza di Dio nella sua vita? Oppure ti comporti subito come la carta vetrata, che vuole smerigliare con forza tutte le falsità presenti nella vita altrui, ferendo e scandalizzando l’altro? In pratica, porti una «buona notizia», oppure ti porti dietro sempre i guantoni da box? Il tuo intento evangelistico è quello di comunicare la verità, calandola nella mentalità altrui, oppure quello di rimanere unico e impavido vincitore sul campo? In pratica, quanto è efficace il tuo modo di comunicare la «buona notizia»?

 

Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Nicola Martella

2. Claudio Zappador

3. Luigi Avella

4. Lucia V. Giannicola

5. Manuel Messali

6. Bruno Salvi

7. Tommaso Failla

8. Salvatore Canu

9. Sandro Carini

10.

11.

12. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al tema):

     ■ «Ecco me, e i figli, che l’Eterno mi ha dati; noi siamo dei segni e dei presagi in Israele da parte dell’Eterno degli eserciti, che abita sul monte di Sion» (Is 8,18).

     ■ « Egli propose loro un’altra similitudine, dicendo: “Il regno dei cieli è simile a... » (Mt 13,24.31.33.44s.47.52; 18,23; 20,1). «Diceva dunque: “A che è simile il regno di Dio, e a che l’assomiglierò io? Esso è simile a... » (Lc 18,18s.20s).

     ■ «E i capi sacerdoti e i Farisei, udite le sue similitudini, si avvidero che parlava di loro... E Gesù prese di nuovo a parlare loro in similitudini... » (Mt 21,45; 22,1s).

     ■ «Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servitore di tutti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni» (1 Cor 9,19-22).

     ■ «Amati, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze, che danno l’assalto contro l’anima, avendo una buona condotta fra i pagani, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà» (1 Pt 1,11s).

     ■ «Anche voi, mogli, siate sottomesse ai vostri mariti perché, se anche ve ne sono che non ubbidiscono alla Parola, siano guadagnati, senza parola, dalla condotta delle loro mogli, quando avranno considerato la vostra condotta casta e rispettosa» (1 Pt 3,1s).

     ■ «Siate sempre pronti alla difesa verso ognuno, che vi chiede conto della speranza, che è in voi, ma [fatelo] con mansuetudine e rispetto, avendo una buona coscienza; affinché quando parlano di voi come malfattori, rimangano svergognati quelli, che calunniano la vostra buona condotta in Cristo» (1 Pt 3,15s).

 

 

2. {Claudio Zappador}

 

È indubbio che ci siano fratelli, che hanno chiaramente ricevuto un dono dal Signore, per cui riescono a evangelizzare con grande efficacia. Tuttavia, non dimentichiamo che, trattandosi di un dono di Dio, possiamo ricorrere alle «armi» spirituali, per crescere nella nostra opera di evangelizzazione.

     Penso sia necessario quanto segue: ▪ 1. Pregare il Signore, affinché ci guidi e ci metta nel cuore le parole corrette; ▪ 2. Migliorarci attraverso l’esempio di fratelli più esperti di noi; ▪ 3. impegnarci a conoscere meglio la Parola di Dio, senza dimenticare che non siamo non che convertiamo, ma è l’opera dello Spirito Santo; ▪ 4. spesso poche parole guidate dallo Spirito hanno più peso di tanti ragionamenti: esistono anime che si sono convertite nel solo sentirsi dire: «Gesù ti ama!».

     Tuttavia non dimentichiamo che, oltre al linguaggio verbale, che indubbiamente è fondamentale, penso che sia molto importante la nostra testimonianza della nuova nascita, che si evidenzia nell’entusiasmo e la gioia, che la vita in Gesù mette nei nostri cuori e chi ci guarda nota in noi, anche nel modo in cui ci comportiamo e affrontiamo le prove della vita. Se siamo in viva comunione col Signore, allora anche i nostro modi e il nostro parlare potrà acquistare una dolcezza, che potrà favorire l’ascolto da parte di chi non ha accettato Gesù nella propria vita.

     Quindi comunicazione verbale e comportamentale. La prima è migliorabile con l’esercizio anche pratico; la seconda, solo in base al livello di santificazione, che esprimiamo nella nostra vita e alla qualità della nostra relazione col Signore. {04-09-2014}

 

 

3. {Luigi Avella}

 

Questo tema mi fa ricordare i primi tempi, quando ci sentivamo dei crociati dell’Evangelo. Mi ricordo che qualcuno di noi fratelli scrisse su un muro, davanti al quale passava ogni mezz’ora un pullman»: «Dio ti ama, accettalo...». Dopo qualche giorno, i commenti erano come con l’accetta. E quello diciamo che ci diede una certa visione sul come porgere la conoscenza del piano di Dio agli altri. Invitare le persone a riflettere, per poi trovare il giusto aggancio, con il prossimo non è sempre facile. Tante volte si parte col versetto biblico, e qualcuno pensa che apparteniamo a un tempo antico, trasportati da un’epoca all’altra, magari con l’aiuto di una macchina del tempo; altri si sentono disturbati nella propria «pace», quando si parla di Gesù.

     Tuttavia, posso dire che nel momento in cui si evangelizza, non si può negare il fuoco della verità, che brucia nel cuore di chi parla; e molte volte si parte e non si sa quando fermarsi. Un professore (non credente), un giorno, ascoltando l’esposizione dell’Evangelo, disse: «Lei, caro signore, deve essere “chiaro, corto e conciso”; si ricordi le tre “C”». Evidentemente tale credente stava esponendo la parola di Dio in un modo un po’ disordinato, magari allungato anche con una miriade d’illustrazioni, metafore ed esempi. {05-09-2014}

 

 

4. {Lucia Vitangeli Giannicola}

 

Contributo: Un errore, che spesso si fa (e che anch’io, a mio tempo, ho fatto), è quello di dire ai non-credenti che Dio ha un piano meraviglioso per la loro vita, raccontando ciò che Dio ha fatto nella mia. Così facendo, ci si scorda che loro non possono comprendere il «piano spirituale» di Dio per l’umanità, visto che non hanno lo Spirito di Dio. Ci si scorda pure come morì gran parte degli apostoli e come muoiono tutti i perseguitati ancora oggi nel mondo. Piuttosto, dovremmo aiutare l’uomo lontano da Dio a far comprendere il suo bisogno di Dio, che solo attraverso Gesù può soddisfare, aldilà di ciò che gli si prospetterà materialmente in questa vita. {05-09-2014}

 

Nicola Martella: Paolo, quando parlava con i Gentili, quindi con persone a digiuno con la verità scritturale, cercava un approccio generale riguardo alla creazione e al Creatore, per poi arrivare a Gesù. Quando questo apostolo aveva a che fare con Giudei, Gentili simpatizzanti col giudaismo (cfr. Cornelio) e sinagoghe, egli partiva dalla dimostrazione scritturale, secondo cui Gesù era il Messia promesso.

     Per far venire «appetito di Dio» nei non-credenti, non si può escludere a priori la narrazione della propria storia personale (o testimonianza), in cui si mostra chi si era e ciò che si è diventati per grazia di Dio; anzi, penso che essa sia molto efficace, se si rinunciano a molti «fronzoli verbali» tipici dell’evangelichese e si va al nocciolo concreto delle cose, narrando le cose così, come gli altri le possono capire. I non-credenti, pur non avendo lo Spirito Santo, sono creati a immagine di Dio, quindi portano nella propria coscienza un riflesso del loro Creatore e hanno dentro di sé una certa «fame di Dio». Un’evangelizzazione efficace porta alla luce ciò, che sta sotto le macerie di una vita rovinata dal peccato, e alimenta la «sete di verità», che si trova in ogni uomo. Quindi, non è sbagliato raccontare che Dio ha un piano benefico per l’uomo e l’umanità (cfr. At 17,26ss.30s), né è sbagliato dare una sobria testimonianza della grazia di Dio nella propria vita. Proprio dalle cose udite potrebbe scattare la «sete di Dio» (Rm 10,17); non bisogna mai sottovalutare le possibilità del Signore... anche quando abbiamo pochi pani e pochi pescetti (Mt 14,17-21).

 

 

5. {Manuel Messali}

 

Contributo: 1. Domani indosserò la maglietta con un’altra scritta. Mi auguro che il suo messaggio vada a segno nel cuore e nell’emisfero celebrale di chi leggerà. Il prossimo anno partito con sette magliette; l’intento è questo: «Una maglietta al giorno leva il peccato di torno». {03-09-2014}

     2. Questa mattina, non vedevo l’ora di uscire, per continuare a rendere gloria a Dio e per fare la mia solita camminata semi-sportiva. Come previsto, ho incontrato alcune persone che ieri, passeggiando sulla spiaggia, hanno notato le scritte per terra e le hanno collegate a me, grazie alla maglietta che indossavo («Ho ucciso Gesù e... ora vivo per Lui»). Mi hanno chiesto, se ero l’artefice di tale scritta e se ero evangelico; passai così un’oretta a testimoniare e a suggerire loro la lettura della Parola. Oggi sulla spiaggia si leggeva una nuova scritta: «Io sono la Via...», e cioè per venti metri sul lungo mare. {04-09-2014}

 

Sandro Carini: Sono d’accordo con le sette magliette, una al giorno. E poi impariamo dall’apostolo Paolo a diventare «camaleonti di empatia», ovvero a farci greci con i greci, deboli con i deboli, ecc. Insomma dovremmo adeguarci alla cultura, al temperamento e al carattere di chi il Signore ci mette di fronte, per portagli la buona notizia.

     E penso un’altra cosa: fare le vacanze insieme tra fratelli ed evangelizzare in modo strategico, unendo i nostri doni e le nostre forze, credo porterebbe a diffondere di più il seme della Parola e, in prospettiva futura, a più frutto. {05-09-2014}

 

 

6. {Bruno Salvi}

 

Contributo: È sbagliato addolcire il messaggio della grazia, evidenziando solo le verità benefiche, trascurando invece la perdizione (in caso di rifiuto), per timore di colui, che sta ascoltando, pensando così di essere più credibile. Ci sono occasioni, in cui persone si mostrano interessate, per parlare e sfoggiare la loro presunta conoscenza biblica; poi, dopo averle ascoltate, ti dicono che hanno fretta e devono andare. Cosa è successo? Che la persona ha occupato il tempo stabilito, andando a spasso, facendo versettologia biblica, senza aver ascoltato «Cristo crocifisso, morto e risorto». Quando si avverte che il tempo a disposizione potrebbe terminare da un momento all’altro, credo che bisogno andare subito al dunque. {05-09-2014}

 

Nicola Martella: Non si tratta di addolcire l’annuncio di grazia e di giudizio, ma di presentarlo così che l’altro lo comprenda. Perché questo avvenga, bisogna capire la mentalità dell’altro, fare un approccio in base alla situazione culturale dell’altro e creare le basi (pre-evangelizzazione), perché egli capisca veramente di che cosa si tratta. Il nostro approccio dipende sempre dalle persone che ci stanno davanti; ecco alcuni esempi. Paolo non parlò a un Giudeo e a un Gentile allo stesso modo. Inoltre, nell’areopago, parlando con gente di cultura, citò un poeta greco; quando andò presso il fiume e trovò la commerciante Lidia e altre donne, usò un altro approccio. Filippo, predicando l’Evangelo in Samaria, fece prodigi e cacciò i demoni (At 8,5s); con l’Etiope, che leggeva Isaia (era probabilmente un Ebreo), fece l’esegeta della Parola (vv. 26ss). In ambedue i casi, Filippo arrivò ad annunciare Gesù.

 

Bruno Salvi: Ho capito grazie! L’avevo intesa in modo diverso, tipo incontri occasionali per strada. Condivido. {05-09-2014}

 

Nicola Martella: Anche negli incontri occasionali non bisogna fare il rullo compressore, ma alimentare nell’altro soprattutto la «fame di Dio» e la «sete di verità» biblica. Poi, bisogna parlare in modo conforme alla mentalità dell’altro e secondo il bisogno altrui. Ad esempio, è fuori luogo parlare contro il misticismo con un ateo; non serve a nulla parlare contro l’agnosticismo con un buddista. Inoltre, non dovremmo scaricare subito sugli altri tutta la «sana dottrina», ma dovremmo accendere dapprima una lampada nel buio.

 

Bruno Salvi: Niente da obbiettare! Caro Nicola, condivido tutto quello che hai scritto. Io per grazia di Dio, conosco un uomo che da circa 32 anni parla della grazia del Signore per strada, in case e dove capita. Parlare in assemblea o in chiesa, è diverso, così pure l’uditorio. Per strada incontri tossici, delinquenti, ecc. E a volte le circostanze non ti permettono di fare tanti calcoli. Nella città, dove sto, ad esempio, d’estate ci sono molte persone, che le vedi una volta e poi non le vedi più.

     Una volta vidi una persona sul manifesto mortuario. La persona deceduta l’avevo incontrata tempo prima; avendola riconosciuta, non ricordavo se aveva ascoltato l’Evangelo della salvezza. Così da quel giorno passo dei momenti di adorazione al Signore, per domandargli di essere sempre pronto, secondo il suo volere, e di essere rivestito della sua armatura, per farmi grazia di essergli utile. {05-09-2014}

 

 

7. {Tommaso Failla}

 

Contributo: Sono cristiano avventista, come sai. In relazione alla evangelizzazione efficace credo che non ci sia una proposta, che calzi bene a tutti; non c’è un uomo uguale a un altro per nessuna ragione, tanto culturale, per età, per convinzioni, per esperienze varie e chi più ne ha più ne metta.

     Testimoniare è imperativo dato da Gesù; e ognuno che sta dalla parte di Gesù, se non vuole essere ripreso dallo stesso Gesù come biblicamente accaduto, dovrebbe incoraggiare e sostenere quel tale senza metterlo in difficoltà.

     Credo però, nella mia vita, vissuta cristianamente come mi è stato possibile, non mi sento d’incoraggiare a riflettere sui difetti dei cristiani né delle Chiese, ancor meno di chi evangelizza; mi sentirei invece di consigliare di trovare insieme ciò, che ci unisce, e partire da lì per un percorso comune, esaltante e gioioso. La vita c’infligge spesso tante sofferenze, non credo sia utile alla causa di Dio e alla nostra salvezza, ritrovarsi per cercare i difetti. Farebbe bene solo al nemico. «Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. [... ] Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l’ascolta. Non rattristate lo Spirito Santo di Dio, con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione» (Efesini 4,25.29s). {05-09-2014}

 

Nicola Martella: La persona, di cui parlo, in questo tema, è un giovane membro della nostra assemblea. Se tu hai letto l’intero scritto, come spero, potrai vedere che ho elogiato tale fratello per la sua passione verso le anime perdute. Questo tema viene attualmente discusso nella nostra comunità per fare meglio, per comunicare efficacemente, e ciò vale per ognuno di noi. Quindi, non si tratta di cercare difetti in chi evangelizza, ma di aiutarli a essere più efficaci; cosa dovrebbero altrimenti fare i conduttori di una chiesa verso i membri della stessa? Noi spingiamo e incoraggiamo i credenti a testimoniare e a farlo con gentilezza e moderazione verso le persone, che stanno loro dinanzi. Per fare una similitudine, un istruttore non può limitarsi solo a insegnare a sparare ma, per non riscaldare semplicemente l’aria, facendo perdere tempo, energie e altro, bisogna anche che insegni a mirare e centrare l’obiettivo. Anche Paolo esprime cose del genere con la box e la corsa: «Io quindi corro così, non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato» (1 Cor 9,26s).

     Ciò, che unisce un istruttore (tale è anche ogni conduttore) e un allievo (tale è anche ogni discepolo), è arrivare al risultato dell’istruzione, alla formazione efficace e completa. Altrimenti lo zelo resterà senza conoscenza, e i risultati rimarranno mediocri. Giustamente afferma la sapienza: «Se il ferro perde il taglio e uno non lo arrota, bisogna che raddoppi la forza; ma la saggezza ha il vantaggio di riuscire sempre» (Ec 10,10). Di questo si tratta anche nell’evangelizzazione!

 

 

8. {Salvatore Canu}

 

Contributo: L’errore più grande, che si può fare è quando siamo noi a parlare e non la Scrittura! È così quando ragioniamo noi (con la nostra mente e con i nostri pensieri), in quanto i pensieri di Dio non sono i nostri. Ma tutta altra cosa è quando si parla della Scrittura per mezzo dello Spirito. Un altro punto è che noi non possiamo convincere nessuno. Gesù non è un prodotto, che i rappresentanti devo vendere. Noi siamo dei messaggeri, il messaggio lo scrive il Re; noi non possiamo né aggiungere né togliere. Il messaggio può essere piacevole o meno, ma è quello il messaggio! Che il Signore ci aiuti, e soprattutto che noi possiamo piegare le ginocchia del nostro cuore, che sia Lui a parlare sempre e che noi possiamo tacere! Vorrei chiudere con una frase: Leggi la Parola, fa’ ciò che vi è scritto, e dopo lo capirai! Non avviene al contrario. {06-09-2014}

 

Nicola Martella: Visto che lo Spirito sostiene comunque quelli, che parlano da parte di Gesù, usando la Scrittura, come mai un Pietro, un Paolo, un Apollo, agivano e argomentavano in modo differente tra loro e anche a seconda di chi stava loro dinanzi? Inoltre, è proprio così che i «messaggeri» non dovrebbero fare nulla per persuadere e convincere mediante i giusti argomenti o con le giuste risposte alle obiezioni altrui? Vediamo alcuni brani, che attestano proprio tale sforzo:

     ● Il conduttore dev’essere «attaccato alla Parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli, che contraddicono» (Tt 1,9).

     ● Paolo «ogni sabato discorreva nella sinagoga, e persuadeva Giudei e Greci» (At 18,4; cfr. v. 13; 26,28).

     ● A Roma, Paolo «dalla mattina alla sera annunciava loro il regno di Dio rendendo testimonianza e cercando di persuaderli per mezzo della legge di Mosè e per mezzo dei profeti, riguardo a Gesù» (At 28,23).

     ● Apollo, «con gran vigore, confutava pubblicamente i Giudei, dimostrando per le Scritture che Gesù è il Cristo» (At 18,28).

     Per fare ciò e persuadere gli uomini (2 Cor 5,11), bisognava usare gli argomenti giusti e la giusta confutazione delle obiezioni. Ciò significa preparazione biblica e studio delle Scritture. Tutto ciò richiede impegno e intelligenza riguardo alle cose da presentare e come farlo.

     Allora, quali sono gli elementi di una comunicazione efficace?

 

Salvatore Canu: La Parola di Dio! Come hai citato sopra «attaccato alla parola sicura», la dottrina di Cristo e non dell’uomo. Esortare sempre e solo citando le Scritture, in quanto sono complete e di nulla mancanti. «Ogni Scrittura ispirata da Dio è utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» [2 Tm 3,16s, N.d.R.] Perciò, abbiamo una risposta per ogni cosa, se ci attendiamo alle Scritture, come avevi citato tu un’altra volta, che non bisogna togliere niente fuori dal contesto: «Ogni versetto tolto dal contesto diventa un pretesto».

     Anche nelle situazioni spiacevoli abbiamo un insegnamento del Signore Gesù sul Monte degli ulivi: «Quando vi condurranno per mettervi nelle loro mani, non preoccupatevi in anticipo di ciò che direte, ma dite quello che vi sarà dato in quell’ora; perché non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo» (Marco 13,11). {06-09-2014}

 

Nicola Martella: Tutto ciò è una premessa accettabile. Tuttavia, non leggo nulla di una comunicazione efficace. Gesù non parlò allo stesso modo, ad esempio, con la Samaritana, con gli scribi, con le folle, con i suoi discepoli e così via. Egli era un maestro della comunicazione efficace. È di questo che si tratta qui.

     Versi come Marco 13,11 riguardavano il tempo in cui gli apostoli del Signore sarebbero stati messi in mano dei tribunali, sarebbero stati flagellati nelle sinagoghe e sarebbero stati condotti davanti a governatori e re (Mt 10,17ss); così poi avvenne agli apostoli (At 4; 5; 12; ecc.). Bisogna stare attenti a trarre da tali parole circostanziate una dottrina universale per tutti i credenti, che li spinga alla spontaneità senza preparazione. Paolo insegnò che le funzioni ministeriali di base furono date dal Signore alla chiesa, «per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero, per la edificazione del corpo di Cristo», per creare credenti maturi e stabili nel Signore (Ef 4,1ss). Chi vuole confutare le menzogne di un certo tipo, deve conoscere quelle e le risposte bibliche in merito (cfr. At 18,28; Gal 2,4s.11.14ss); altri tipi di argomenti sarebbero fuori posto. Qui non si può contare sulla spontaneità soltanto, ma bisogna studiare e prepararsi.

 

 

9. {Sandro Carini}

 

Nota redazionale: Questo lettore risponde qui di seguito alle domande poste da me sopra.

 

     ■ 1. Secondo te, quali sono alcuni errori, che fanno i cristiani biblici nella testimonianza dell’Evangelo? → Risposta: Diamo per scontato che alcune affermazioni bibliche siano chiare ed esplicite per gli altri, come lo sono per noi, e che parlino al cuore delle persone come, lo hanno fatto con noi.

 

     ■ 2. Conosci alcuni esempi specifici di errori, che vengono fatti nella comunicazione della verità? → Risposta: In alcuni casi, riveliamo troppe di verità a persone non preparate sull’argomento, e lo facciamo a raffica e in pochi minuti. Il risultato è che invece di dare da mangiare del latte a dei «neonati», diamo loro delle enormi bistecche di cinghiale.

 

     ■ 3. Secondo te, quali sono alcuni criteri importanti di una comunicazione efficace della «buona notizia» di Gesù? → Risposta: Dovremmo trattare la persona, che abbiamo davanti, con empatia, comprendere i suoi bisogni e guidare il discorso pian pianino, in modo da stimolare nell’altro la curiosità su cosa c’è di nuovo e importante da conoscere su Gesù e sulla sua opera. In questo modo lo rendiamo partecipe e saremo più ascoltati, perché sarà lui a farci le domande.

 

     ■ 4. Quali lezioni hai imparato personalmente dalla riflessione su questo tema? → Risposta: Dobbiamo avere pazienza, perseveranza, preparazione biblica e anche culturale e sociale, perché potremo usare queste qualità e conoscenze per adeguarci alla cultura di chi il Signore ci ha messo di fronte. Potremo anche sfruttare le nostre esperienze di vita pratica per annunciare l’Evangelo, usando aneddoti o metafore, che portano la persona a riflettere in modo pratico. Inoltre, se si trattasse di una persona, che incontriamo spesso, possiamo seminare e innaffiare un po’ alla volta. Una cosa molto importante è essere coerenti con ciò, che predichiamo e annunciamo.

     ● Che cosa dovresti cambiare nel tuo approccio personale e nel tuo modo di comunicare col tuo prossimo? → Risposta: Dovrei dare più spazio all’altro e, con brevi ma mirati interventi, guidarlo con pazienza verso l’obiettivo, che mi sono posto: annunciargli l’Evangelo.

 

     ■ 5. E inoltre, analizza te stesso... :

     ● Quando parli con gli altri del Signore, il tuo intento principale è d’incoraggiare la luce che c’è in loro, oppure di andare subito allo scontro e alla resa dei conti con la religione o le ideologie degli altri? → Risposta: Molto dipende da chi mi trovo di fronte. Se so che è un TDG o un esoterista, lo porto allo scontro frontale. Se è un cattolico, cerco di fargli vedere la figura di Gesù e le sue immense qualità e le vere ragioni della sua venuta. E se lui poi mi porta come sempre il confronto con i santi e la madonna, gli dico che Gesù Cristo è uno e che sono disposto a parlare solo di Gesù; questo perché nel passato ho fatto molti scontri su queste cose e non hanno mai portato a nulla di buono. Mentre se è un ateo, una persona non condizionata da dottrine, cerco di comprendere gli argomenti che gli piacciono e pian pianino cerco d’inserire esempi di vita personale, che danno una buona testimonianza, e cerco di fargli suscitare la curiosità su come ho risolto alcuni miei gravi problemi. Certo, se me lo chiede, gli parlo della mia fede in Gesù.

     ● In tali occasioni, soffi lentamente sulle poche scintille di verità, presenti nella vita altrui, nella speranza di rinfocolare il fuoco della conoscenza di Dio nella sua vita? → Risposta: Ora, ci provo sempre.

     ● Oppure ti comporti subito come la carta vetrata, che vuole smerigliare con forza tutte le falsità presenti nella vita altrui, ferendo e scandalizzando l’altro? → Risposta: Nel passato, questo era un errore nel quale spesso cadevo.

     ● In pratica, porti una «buona notizia», oppure ti porti dietro sempre i guantoni da box? → Risposta: Oggigiorno, cerco di portare la buona notizia.

     ● Il tuo intento evangelistico è quello di comunicare la verità, calandola nella mentalità altrui, oppure quello di rimanere unico e impavido vincitore sul campo? → Risposta: Oggigiorno, cerco di trovare la breccia nel cuore di chi il Signore mi ha messo davanti.

     ● In pratica, quanto è efficace il tuo modo di comunicare la «buona notizia»? → Risposta: Spero sia migliorato, e con la pratica, lo studio, la perseveranza e l’aiuto di Dio si affini sempre di più. {07-09-2014}

 

 

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12. {Autori vari}

 

Alessio Rando: Il problema è che molto spesso diamo per scontato che gli altri conoscano il nostro gergo «evangelico», ma non è realmente così. Secondo me dovremmo parlare di Gesù con un gergo, che rispecchi di più il modo di pensare dei non credenti, dobbiamo andare loro incontro. {04-09-2014}

 

Claudia Biscotti: In effetti, io ho difficoltà a trasmettere la verità. Alcune volte, non so come approfittare delle occasioni: ci provo, ma non sono soddisfatta delle mie spiegazioni; altre volte mi sembra vada meglio, ma non sono del tutto convinta. {04-09-2014}

 

Sandro Carini: Io riformulerei tale slogan così: «Gesù è morto per te, e tu ti sei mai chiesto perché?» {05-09-2014}

 

Sohoreanu Cristina: Io avrei aggiunto: «...Gesù è anche resuscitato per te» {05-09-2014}

 

Luigi Malingonico: Bisogna contestualizzare. La Samaritana al pozzo cercava acqua? Gesù le promise l’acqua. {04-09-2014}

 

► URL: http://http://diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Evangelichese_Mds.htm

04-09-2014; Aggiornamento: 15-09-2014

 

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