Qualcuno ha
scritto: «Dio ci ama così come siamo! Gli altri ci amano solo, se
rispondiamo alle loro attese!». In tale asserzione c’è del vero.
Tuttavia, ciò
sarebbe solo una parte della verità. Infatti, Dio ci ama così come siamo, ma
non ci lascia così come siamo!
1. PERSONE
TRASFORMATE
Dio chiamò
alla fede Abramo, quando era un pagano. Lo chiamò alla grazia così
com’era, poi fece con lui un lungo cammino, perché Abramo confidasse in lui e
svestisse le sue passate abitudini, il suo stile di vita di pagano. Infine,
Abramo si fidava così dell’Eterno, che quando Questi gli comandò di
sacrificargli il figlio, l’erede, il patriarca non dubitò: «Per
fede Abramo, quando fu messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto
le promesse, offrì il suo unigenito. Eppure Dio gli aveva detto: “È in Isacco
che ti sarà data una discendenza”. Abramo era persuaso che Dio è potente da
risuscitare anche i morti; e riebbe Isacco come per una specie di risurrezione»
(Eb 11,17ss).
Similmente accadde con Giacobbe, il quale
credeva di tenersi a galla con i suoi imbrogli. Poi, dovette scappare lontano
per salvarsi la pelle. Dio allora lo chiamò, promettendogli protezione e
benedizione. Alla fine del percorso di vita, troviamo un uomo maturato nella
fede, che fu in grado di lasciare un’eredità di fede e benedizioni ai suoi
posteri fino all’ultimo respiro. «Per fede Giacobbe, morente,
benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe, e adorò appoggiato in cima al suo
bastone» (Eb 11,21).
L’Ebreo Saulo stava recandosi a Damasco
per perseguitare i cristiani (At 9,1s). Il Signore Gesù gli si rivelò per
strada, sconvolgendo la sua vita, chiamandolo al suo servizio (vv. 3ss) e
facendone uno strumento, da lui eletto per portare il suo nome davanti ai
Gentili, ai re, ed ai figli d’Israele (v. 15). Egli divenne l’apostolo Paolo e
personalmente testimoniò: «E, ultimo di tutti, [Cristo] apparve anche
a me, come all’aborto; perché io sono il minimo degli apostoli; e non sono degno
di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato l’assemblea di Dio»
(1 Cor 15,8s). Egli portò l’Evangelo, il messaggio dell’amore e della grazia di
Dio dappertutto.
Questi sono solo alcuni casi, fra tanti, di come
Dio abbia amato e chiamato le persone
così com’erano, non lasciandole così, ma trasformando la loro vita.
2. LA GRAZIA E
L’AMORE, CHE TRASFORMANO
Dovunque è
stato annunciato l’Evangelo nella Bibbia, è stato predicato l’amore di Dio, ma
anche la sua giustizia, ed è ricorso il seguente appello:
«Ravvedetevi, perché il regno dei
cieli è vicino» (Mt 4,17). «Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i
vostri peccati siano cancellati» (At 3,19). Il compito di Gesù fu quello di
chiamare dei peccatori a ravvedimento (Lc 5,38).
Il compito degli apostoli e dei successivi seguaci di Gesù sarebbe stato quello
di predicare, nel suo nome, il ravvedimento per il perdono
dei peccati a tutte le genti (Lc 24,47). Il termine «ravvedimento» è in greco
metánoia e significa «cambiamento di mente o mentalità, del modo di pensare»,
ossia di pensieri, sentimenti, propositi e desideri. Ravvedimento
e perdono dei peccati sono un binomio indivisibile nella Scrittura (At 5,31).
Bisogna ravvedersi di ciò, che Dio indica come malvagità (At 8,22). Per
questo, Gesù disse alla donna colta in flagranza di adulterio: «Neppure
io ti condanno; va’ e non peccare più» (Gv 8,11).
3. LA
SANTIFICAZIONE NECESSARIA
L’amore
è la motivazione di Dio, la grazia la sua applicazione e la rigenerazione è
l’atto operativo dell’amore e della grazia. Questo è ciò, che Dio vuol fare
verso il peccatore penitente, che entra nel patto del Signore e decide di
vivere in sottomissione al Signore, accettando Gesù Cristo come suo personale
Salvatore.
L’uno non
funziona senza l’altro. Infatti, Dio non ci lascia così come siamo; e chi si
ravvede, non vuole rimanere così, com’è stato finora! È scritto:
«Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri, né
adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né
oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate
alcuni di voi; ma siete
stati lavati, ma siete stati
santificati, ma siete stati
giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro
Dio» (1 Cor 6,9ss).
La
santificazione è l’atto con cui Dio prende qualcuno dall’ambito profano, lo
purifica e lo rende speciale per sé. È scritto: «Come figli di
ubbidienza, non vi conformate alle concupiscenze del tempo passato, quando
eravate nell’ignoranza; ma come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi
siate santi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: “Siate
santi, perché io son santo”» (1 Pt 1,14ss).
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I contributi sul tema
▲ (I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
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1. {Maria Gioconda}
▲
Siamo grati a Dio per come ci trasforma col suo
amore; la gratitudine produce fede, la fede produce grazia e la grazia produce
sicurezza. Una persona che prova gratitudine, ha fede e sente sicurezza dentro
di sé, diventa invulnerabile, inarrestabile, un punto di luce, un faro per chi
lo circonda. {16-12-2013}
2. {Pietro Calenzo}
▲
Questo è uno slogan, che sento molto
spesso, sin dai remoti tempi della conversione. Ciò può essere in parte vero
al momento del nostro cammino di fede, ma certamente non dopo. Inoltre, non
essendo un verso scritturale, bisogna essere molto cauti nell’attribuirlo a Dio.
Senza la santificazione nessuno vedrà Dio, e quando pecchiamo son sicuro
che il Padre Celeste non è felice di noi. Certo, non si scade dalla grazia, ma è
meglio rendere felice il Signore, imitandolo in ogni sua via. La pigrizia
spirituale non penso sia molto gradita a Dio. {16-12-2013}
3. {Davide Incardona}
▲
Siamo peccatori salvati «per grazia». Anche
quando non ero salvo, so che Dio mi amava così tanto, da aver dato il suo
unigenito Figlio, affinché credendo in Lui, avessi vita eterna. Sta all’uomo «accettare»
l’infinito amore del suo Creatore, per cominciare una nuova e soddisfacente
relazione con Lui. È altresì vero che se Dio non diventa il nostro migliore
«amico», resterà in nostro peggior «nemico». Il Signore non si compiacerà mai
della perdita di una sua creatura, anche se questa sceglierà di continuare a
morire nei propri peccati. {16-12-2013}
4. {Davide Forte}
▲
«Dio ha tanto amato il mondo, che ha...»:
in quel «tanto» non quantificabile possiamo vedere che l’amore di Dio si
è mosso verso una umanità perduta, facendo ciò, che è impossibile per noi
comprenderlo! Grazie Padre, nel nome di Gesù. Noi non potevamo venire a te, se
tu non ti fossi avvicinato a noi. Ti offro un mio eterno grazie.
{16-12-2013}
5. {Salvatore Paone}
▲
Dio ci ama
e l’ha dimostrato, donando il proprio Unigenito (Giovanni 3,16). Ora tocca a noi
contraccambiare tale amore. Come? Mettendo in pratica la sua Parola. «Se
osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i
comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore» (Giovanni 15,10). Chi
crede che possa rimanere nel peccato e che Dio faccia un condono finale, si
sbaglia; infatti, l’unica cosa che gli aspetterà, sarà il grande giorno del
giudizio. {30-12-2013}
6. {}
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9. {}
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10. {}
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11.
{}
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12. {Autori
vari}
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Guerino De Masi:
La questione è: «stare a cavallo»! Il rischio è sempre in agguato: tendere e
propendere per una parte piuttosto che dall’altra, e ci si ritrova a cadere...
nell’errore. {16-12-2013}
■
Ivaldo Indomiti: Immagino Nicola che la
parola «santo» sia già stata affrontata da te. Comunque sia, «santo»
secondo la Scrittura ha come significato separato dal male o comunque da ciò,
che sotto l’imperio del maligno, e per essere consacrato al bene, cioè a Dio
(frase detta in termini comprensibili). {16-12-2013}
► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Dio_non-lascia_cosi_Avv.htm
16-12-2013; Aggiornamento: 31-12-2013
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