«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

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CHE COS’È UN «CRISTIANO»?

 

 di Nicola Martella

 

Quando ero ragazzo, nel dialetto della mia zona d’origine, dire «cristiano» o dire «persona» (essere umano, ecc.) era la stessa cosa. Si diceva, ad esempio: «Là c’erano dieci cristiani»; «Nell’incidente sono morti tre cristiani (= anime, persone)»; «Parliamo da cristiani (= da persone perbene) e non da selvaggi»; «Tu non sei un cristiano (essere umano), ma un animale»; e così via.

     Nel NT il termine «cristiano» fu usato per la prima volta ad Antiochia dai pagani per designare coloro, che avevano a che fare con Cristo, quindi i seguaci di Cristo. È scritto: «E fu in Antiochia che per la prima volta i discepoli furono chiamati “Cristiani”» (gr. christianoí; At 11,26).

     Ma che significa «Cristo»? Il termine greco christós intende «unto, che ha ricevuto l’unzione». Esso ricalca il termine ebraico māšîach «unto», che è stato italianizzato come «Messia». Infatti, è scritto in Giovanni 1,41: «il Messia - che, tradotto, vuol dire Unto [gr. christós (cfr. Gv 4,25). Poiché Gesù è il «figlio di Davide», nel NT per «Cristo» s’intende «l’unto [a] re» (Lc 23,2; v. 3 «il re dei Giudei»); perciò, Egli ha il diritto di prendere possesso del trono di suo padre Davide e di restaurare l’antico regno (Lc 1,32s), estendendolo a tutto il mondo. I proclamatori dell’AT lo avevano predetto. E Gesù venne al mondo per essere proprio il «Messia», l’Unto Re.

     Per «cristiano» non s’intende, quindi, chi è cristianizzato, ha simpatie per il cristianesimo, ha idee cristianizzate, assiste ogni tanto a cerimonie cristianizzate o fa parte di una cosiddetta «confessione cristiana». Infatti, a quasi tutto si può dare una mano di vernice cristianizzata: sindacati, partiti, associazioni, lobby, federazioni, corporazioni, compagnie, categorie, club, eccetera. Anche cose che sono in contraddizione con la Parola di Dio, portano a volte una tinteggiatura «cristiana» (p.es. gay cristiani).

     In senso stretto, per «cristiano» s’intende, invece, solo i seguaci di Cristo, l’Unto Re, che vivono secondo il suo stretto insegnamento e ubbidiscono alla sua parola. Per questo, «cristiano» non si nasce, ma si diventa mediante una decisione della volontà (cfr. At 26,28), identificandosi con Gesù, con la sua morte e la sua risurrezione, entrando nel suo patto e prendendo un solenne impegno verso di Lui come personale Salvatore e Signore.

     Per questo, essere «cristiano» è un motivo d’onore in tutte le situazioni della vita. L’apostolo Pietro scriveva: «Se uno patisce come cristiano, non se ne vergogni, ma glorifichi Dio, portando questo nome» (1 Pt 4,16).

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Clara Proti

2. Edoardo Piacentini

3. Michele Fittaiolo

4. Pietro Calenzo

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12. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Clara Proti}

 

Contributo: Sì, mi è ritornato alla mente; io sono di Milano e anche «da noi» si diceva un «cristiano» esattamente come è stato descritto da Nicola. La connotazione di «cristiano» era per descrivere una persona onorevole, buona, rispettosa, con caratteristiche da «buon cristiano», come si intende: discepolo di Cristo! {01-07-2013}

 

Nicola Martella: «Cristiano» non è un’etichetta religiosa o antropologica, né designa gentilezza d’animo o acculturazione, ma è un contenuto e una piena identificazione. In altri termini, come direbbe Paolo: «Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio, il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20).

 

 

2. {Edoardo Piacentini}

 

Cristiani non si nasce, ma si diventa, quando riceviamo Gesù per fede nel nostro cuore: «Egli è venuto in casa sua e i suoi non lo hanno ricevuto, ma a tutti quelli che lo hanno ricevuto, Egli ha dato il diritto di diventare figli Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome» (Giovanni 1,11-12). Siamo, invece, tutti creature di Dio, creati da Lui; ma per diventare suoi figli, bisogna accettare Gesù come personale Salvatore e riconoscerlo come Signore. Questo presuppone che la creatura riconosca di essere in peccato, deve sentirsi profondamente dispiaciuta per aver disubbidito ai comandamenti di Dio, deve ravvedersi, vale a dire pentirsi delle sue iniquità e desiderare di non peccare più per piacere al Signore con tutto il suo cuore. Deve, altresì, credere che Gesù si è caricato dei nostri peccati, morendo sul duro legno della croce al Calvario e con l’offerta della sua vita ci ha riscattati e ci ha donato la vita eterna. La fede produrrà nel figlio di Dio la nuova nascita, egli non vivrà più per sé stesso, ma vivrà per fare la volontà di Dio e Lo servirà con gioia, aspettando la promessa della vita eterna. Si separerà da tutto ciò, che offende Dio, dall’errore e dalle tenebre, e si nutrirà spiritualmente della Parola di Dio, che farà crescere la sua fede. «La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio» (Romani 10,17). La Bibbia sarà per lui l’unica regola di fede e di condotta e tutti riconosceranno che è davvero un figlio di Dio, perché noteranno che sono nate in lui delle virtù, che prima non aveva. «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo» (Galati 5,22). {01-07-2013}

 

 

3. {Michele Fittaiolo}

 

Contributo: Vorrei dirvi una cosa, a voi esperti di teologia: a cosa serve la delucidazione della parola cristiano o non cristiano. Noi siamo su questo sito per evangelizzare i non credenti e attuare il comando di Gesù: andate e insegnate. Questo è il nostro scopo. Le dottrine, le vedute bandiamole, il non credente ha bisogno della buona novella. Consentitemi. Se poi dobbiamo parlare di dottrine, allora riuniamoci, trovandoci a un tale posto e ne parliamo fra di noi, non in pubblico. Perdonatemi della mia riflessione. {01-07-2013}

 

Nicola Martella: Questo è il tuo punto di vista e solo quello. Gli apostoli e i loro collaboratori, quando evangelizzavano (= annunciavano la notizia che Gesù è il Messia promesso), insegnavano. Si veda il discorso di Pietro a Pentecoste (At 2) o quello di Stefano (At 7). Così fece Paolo, tanto da rivendicare di essere un banditore fra le genti e anche «dottore dei gentili»: «Per attestare il quale io fui costituito banditore e apostolo (io dico il vero, non mentisco), dottore dei Gentili in fede e in verità» (1 Tm 2,7).

     Chi vuole invitare a gli altri a diventare un «cristiano», un seguace di Cristo, il Messia-Re, deve spiegargli che cosa ciò significhi. Portare la luce della conoscenza, non è attività oziosa, ma è comandato dal Signore. «Fare discepoli» nel grande mandato di Cristo, significa insegnare loro. Evangelizzazione (= annuncio) e insegnamento sono imprescindibili, se non si vuole che la gente creda a favole religiose. Così faceva Gesù stesso: «E Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando l’evangelo del Regno» (Mt 4,23; cfr. 9,35; Lc 20,1). Così facevano anche gli apostoli: «Paolo e Barnaba rimasero a Antiochia insegnando ed evangelizzando, con molti altri ancora, la parola del Signore» (At 15,35).

     Come al solito, invece di dire qualcosa di positivo sul tema, hai solo usato l’occasione per fare polemica e mostrare il tuo mirabile «discernimento biblico». In tal modo, però, hai palesato soltanto il tuo bisogno di studiare meglio la Bibbia, prima di esprimere valutazioni gratuite, soggettive e arbitrarie.

 

Edoardo Piacentini: Caro Michele, per trattare questo argomento, non è necessario essere esperti teologi, perché ritengo che tutti i credenti evangelici sappiano che cristiani si diventa e non si nasce. Questo argomento, invece, è un utile approccio per far conoscere la verità biblica ai non credenti, i quali ritengono erroneamente che, essendo nati in una famiglia cattolica o essendo cittadini della «cattolicissima» Italia, sono cristiani di diritto. In realtà, cristiani si diventa solo dopo il ravvedimento dalle opere morte e dopo aver creduto in Gesù, il Salvatore delle anime nostre. Non è l’appartenenza a una religione che ci fa essere cristiani, ma l’essere innamorati di una persona, Gesù, e l’essere diventati davvero suoi seguaci, rinnovati dalla sua presenza in noi. Questo, pertanto, non è un dibattito di teologia, riservato a esperti, ma un modo per evangelizzare chi ha idee errate e non sente il bisogno di ricercare la verità. {01-07-2013}

 

 

4. {Pietro Calenzo}

 

Chi è il cristiano? È un seguace verace di Cristo, è colui che ha fatto del Signore Gesù il proprio unico Salvatore e Signore. Ho evidenziato volutamente «Signore», poiché sembra un’antitesi, ma non lo è. Scritturalmente non sempre chi accetta Gesù Messia come Salvatore né vuol fare il Signore (Padrone) assoluto della propria vita. Forse perché mettere la propria vita nelle mani di Dio (con la cosciente volontà personale di essere discepolo di Gesù), in modo completo e solenne e incondizionato non pare la soluzione più «comoda» per qualcuno o forse per i molti. Essere cristiano significa morire a sé stessi, e accettare come infallibile la Parola di Dio, per quel che è realmente è: l’unica e infallibile Rivelazione di Dio e del Signore Gesù, donata all’uomo per mezzo di servi di Dio, ispirati da Lui. Chi accetta, per opera dello Spirito Santo, Gesù come Signore e Padrone della propria vita, non può ammettere alcuna comunione o commistione con coloro, che annunciano un evangelo diverso da quello descritto nelle Scritture canoniche. Tutti coloro che non accettano tale rivelazione come unica e sufficiente, possono chiamarsi come meglio desiderano, associandosi a mille organizzazioni cristiane o presunte tali, ma non sono discepoli di Cristo. Forse saranno dei buoni religiosi, come il primo Nicodemo, ma nessuno entrerà nel regno dei cieli, se non ri-nasce dall’acqua della Parola di Dio, e dallo Spirito Santo.

     «Ma voi siete lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù» (1 Cor 611). «Egli ci ha salvato non per opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavaggio della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo» (Tito 3,5). «Per averla santificata e purificata col lavaggio dell’acqua della Parola di Dio» (Ef 5,26). {02-07-2013}

 

 

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12. {Autori vari}

 

Liliane Vitanza Hoffer: Per questo motivo non uso più questa parola in discussione con gente del mondo. {01-07-2013}

 

Fortuna Fico: Tra l’altro con questo «ecumenismo dilagante» troppe persone si definiscono tali ma, in fondo in fondo, di «cristiano» hanno ben poco! {01-07-2013}

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Cristiano_EdF.htm

01-07-2013; Aggiornamento: 02-07-2013

 

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