«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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QUANTO È MORTO IL «VECCHIO UOMO»?

 

 di Nicola Martella

 

Per «vecchio uomo» uomo s’intende nel Nuovo Testamento la «vecchia natura» dell’uomo dominata dalla psiche. Letteralmente leggiamo: «Ora, un uomo psichico non riceve ciò, che è dello Spirito di Dio, perché gli è pazzia; e non lo può riconoscere, perché lo si distingue spiritualmente» (1 Corinzi 2,14). Contrapposto all’uomo psichico c’è «l’uomo spirituale», ossia quello generato e guidato dallo Spirito Santo (v. 15), chiamato pure «figlio di Dio». «Tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio» (Romani 8,14; cfr. v. 16).

     Tempo fa un credente si chiedeva e mi chiedeva, tra altre cose: «La nuova nascita non si manifesta sempre dopo la morte del vecchio uomo?». {Sandro Bertone; 07-09-2010}

     Una domanda simile, che si potrebbe aggiungere, è la seguente: Che cosa succede col «vecchio uomo» al momento della «nascita dall’Alto» (ossia da Dio) o rigenerazione mediante lo Spirito Santo?

Vecchio uomo

Rielaborato e adattato da un disegno di Leonardo da Vinci (l'uomo vecchio)

 

‎«Dopo la morte del vecchio uomo»? L’unico «uomo vecchio», che nella Bibbia è dichiarato esplicitamente morto, mi sembra che sia il sacerdote Eli (1 Samuele 4,18). Per «l’uomo vecchio» c’è una sola cura: la morte fisica (o la risurrezione fisica; 1 Corinzi 15). Fin lì «l’uomo vecchio» (anche quello di Sandro Bertone, oltre al mio) sarà vivo e vegeto... e cercherà di arrangiarsi con la religione, adattando la Bibbia alla carne. Vale la pena quindi di vegliare.

     L’unica possibilità dei credenti, fintantoché restano in vita, è quella di mortificare (= lasciare nella morte, mettere fuori uso) gli atti della carne; ma ciò è tutt’altra cosa rispetto al fatto di considerare morto chi è vivo e vegeto: il «vecchio uomo». «Se vivete secondo la carne, voi morrete; ma se mediante lo Spirito mortificate gli atti del corpo, voi vivrete» (Rm 8,13).

     È vero che «l’uomo vecchio» è stato crocifisso con Cristo, ma ciò intende in tale verso e in tale contesto la liberazione dalla potenza del peccato, non la distruzione del «vecchio uomo» (Romani 6,5ss). Tale mortificazione della carne è un processo a vita, detto anche spogliamento del vecchio uomo, che nella santificazione permette di abbandonare vecchi stili di vita (Efesini 4,22) e di rinnovare il proprio modo di pensare (v. 23) in modo processuale (Colossesi 3,10).

     Certo è proprio un bel trucco quello del «vecchio uomo»: farsi considerare morto, per fare maggior danno! Meglio essere vigili!

 

 

I contributi dei lettori

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Salvatore Paone

2. Vincenzo Russillo

3. Christian Tursi

4. Katana Bushido, ps.

5. Pietro Calenzo

6. Rosalba Dal Negro

7. Stefano Frascaro

8.

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Salvatore Paone}

 

La «vecchia natura» costituisce, a mio modo di vedere, le cose sbagliate che si facevano un tempo, prima di conoscere ed esperimentare la «nuova natura»; quest’ultima è quella che è stata data a tutti coloro, che hanno posto fede nell’opera di Dio e del suo Figli Gesù Cristo.

     Il vero problema, che minaccia ogni credente, è purtroppo che la «vecchia natura», in qualche modo, ritorna.

     Come vincerla definitivamente? Credo che sia impossibile che scompaia del tutto; c’è sempre qualcosa che ritorna, se no saremmo perfetti!

     Ad ogni modo, tale natura bisogna castigarla con il frutto dello Spirito, sforzandoci a mettere a dura prova il nostro corpo, un po’ come fanno gli atleti, sforzandoci giorno dopo giorno; in tal modo, allenati alla «nuova natura», possiamo piacere a colui che è Santo, Santo, Santo. {20-04-2011}

 

 

2. {Vincenzo Russillo}

 

Il credente ha la capacità di resistere al peccato, ma conserva ancora dentro di lui una capacità a peccare. Il non-credente, invece, ha solo una natura peccaminosa, ovvero non ha la capacità di non peccare. In contrasto con questa prospettiva, chi ha lo Spirito Santo, che abita in Lui, ha il desiderio di resistere e di vivere per Cristo.

     Quando Cristo è morto sulla croce, anche la nostra vecchia natura è stata crocifissa con Lui, con la conseguenza che un cristiano non può essere più schiavo del peccato (Romani 6,6). Al momento della conversione, un discepolo di Cristo riceve una nuova natura; tutto ciò avviene in maniera istantanea. Ma il processo di santificazione, ovvero quel processo mediante il cui Dio sviluppa la nostra nuova natura, è un processo che dura tutta la vita. È un processo continuo con tante battaglie e con tante sconfitte, una battaglia tra la nuova natura e la vecchia natura, i desideri della carne che risiedono sotto la stessa «dimora». Paolo descrive perfettamente questa battaglia, infatti dice: «Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me» [Rm 7,20]. Egli si rallegra della legge di Dio, che è nel suo cuore, ma allo stesso tempo aggiunge: «Vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra» (v. 23).

     Per questo motivo, siamo invitati a mettere a morte le opere della carne (Romani 8,13) e a scacciare ogni negatività, che ci porta al peccato: ira, collera, malignità, calunnia (Colossesi 3,8). È un rinnovamento continuo: «E vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l’ha creato» (Colossesi 3,10). Anche se la lotta è continua, il credente non è più sotto il controllo del peccato, ma è una nuova creatura in Cristo (2 Corinzi 5,17). Ciò permette che avvenga quel processo chiamato metanoia (di pentimento e di ravvedimento), una vera e propria metamorfosi. Non è solo sentirsi in colpa, anche il bruco potrebbe non piacersi. Ma ci vuole un vero cambiamento di rotta e bisogna permettere a Dio di spezzare il peccato nella nostra vita.

     Pietro negò dapprima di aver conosciuto Gesù, poi fu contrito nel suo cuore; si pentì sinceramente e con passione. Si possono abbattere i ponti verso il peccato, verso quelle persone che ci portano a peccare e verso tutte le influenze negative. Questo è un passo significativo per il processo di santificazione. Queste parole rappresentano per noi oggi un grande monito per vivere una «nuova vita»: «Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte. Infatti, ecco quanta premura ha prodotto in voi questa vostra tristezza secondo Dio, anzi, quante scuse, quanto sdegno, quanto timore, quanto desiderio, quanto zelo, quale punizione! In ogni maniera avete dimostrato di essere puri in questo affare» (2 Corinzi 7,10-11). {20-04-2011}

 

 

3. {Christian Tursi}

 

Contributo: Come porsi davanti all’evidenza delle «due nature»? Coesiste l’uomo vecchio e l’uomo nuovo, oppure esiste solo l’uomo nuovo, che convive con le vecchie abitudini della carne e deve vincerle (quindi l’uomo nuovo si «spoglia» del vestito dell’uomo vecchio, poiché la sua essenza in realtà è già morta con Cristo)? Se l’uomo peccatore, che segue la direzione della sua «vecchia natura» (verso il peccato), si converte a Cristo, quindi inverte la marcia nella direzione opposta, egli è una nuova creatura (lett. creazione). Ciò significa che è orientato in una nuova direzione: Cristo, il Santo.

     Se seguissimo la soteriologia arminiana (condivisa da molti fratelli pentecostali e affini), sosterremmo che quando il credente pecca, orientato nuovamente verso il peccato (vecchia natura), «perde» la salvezza in Cristo e deve nuovamente convertirsi. Allora quante volte bisognerebbe «nascere di nuovo»? E quante volte si dovrebbe essere scritti e cancellati dal «libro della vita» (Ap 20,15)? {21-04-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Chiaramente questo non è il luogo per discutere le posizioni calviniste e arminiane; abbiamo ribadito tante volte che la salvezza non si perde, se la si possiede, poiché a garantirla è Cristo stesso. Inoltre, ciò non ha direttamente a che fare con il nostro tema. Quindi, questi aspetti sono qui bloccati.

     Se si sminuisce una delle «due nature» nel senso che «l’uomo vecchio» viene semplicemente degradato alle «vecchie abitudini della carne», ciò crea più problemi che soluzioni. Infatti, allora non ci sarebbe necessità che gli uomini muoiano dopo la conversione. Le «vecchie abitudini della carne» hanno una causa ben più profonda, che la Scrittura addebita a una natura («carne», in cui abitano le passioni peccaminose; Rm 7,5) e una «legge», che domina nelle viscere. Il «vecchio uomo» non si lascia riformare, ma deve morire, e cioè con la morte fisica o con l’eliminazione da viventi durante la risurrezione.

     Paolo onestamente ammise nella sua condizione di credente: «Così dunque, io stesso con la mente servo alla legge di Dio, ma con la carne alla legge del peccato» (Rm 7,25). Fino alla morte fisica personale e in attesa della risurrezione, la dinamica è questa: «E se Cristo è in voi, ben è il corpo morto a motivo del peccato; ma lo spirito è vita a motivo della giustizia» (Rm 8,10s). Il credente non ha la possibilità di eliminare queste due leggi nella sua vita né di conciliarle (v. 6), ma l’unica possibilità è quella di camminare «non secondo la carne, ma secondo lo spirito» (v. 4), essere «secondo lo spirito», avendo così «l’animo alle cose dello spirito» (v. 5) ed essere «nello spirito», permettendo allo Spirito di Dio di abita in sé stesso. Paolo espresse ciò anche come segue: come figli di Dio dobbiamo vivere in modo tale da non essere «debitori alla carne, per viver secondo la carne», ma mediante lo Spirito dobbiamo mortificare gli atti del corpo, facendoci condurre dallo Spirito di Dio (v. 12ss).

 

 

4. {Katana Bushido, ps.}

 

Contributo: Il vecchio uomo è quello, i cui desideri e pensieri non sono in accordo con le leggi della vita. E le leggi della vita sono state decise da chi la vita l’ha creata. Per cui urge rimettersi in accordo con esse, chiedendo una giusta revisione a chi ha il potere di realizzarla. {21-04-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Se così fosse, avrebbe ragione l’umanesimo, occidentale o orientale che sia: l’uomo può migliorarsi mediante l’istruzione, la conoscenza e l’educazione. L’umanesimo cristianizzato la pensa allo stesso modo, intendendo che tali «leggi della vita» sono contenute nella sacra Scrittura; basterebbe seguirne le istruzioni per diventare persone migliori, sapienti e sante. Questo è ciò che pensavano i rabbini giudei. Le buone intenzioni sono una cosa, la realtà è un’altra; anche nelle persone migliori, che s’impegnano a seguire le leggi divine, c’è il seme della corruzione (Rm 2,17-23).

     A uno di tali rabbini giudei Gesù gli disse senza mezzi termini: «In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato dall’Alto, non può vedere il regno di Dio… In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: “Bisogna che nasciate dall’Alto”» (Gv 3,3.5ss).

     Come ho mostrato sopra, anche dopo la rigenerazione, il «vecchio uomo» rimane, ma il credente non ne dev’essere più schiavo, potendolo mortificare e vincere durante il processo di santificazione. Ecco ciò che succede del vecchio uomo durante le tre fasi della redenzione.

     ■ Sulla croce il vecchio uomo è stato crocifisso, ossia è stato privato della potenza coercitiva; ciò si realizza personalmente al momento della rigenerazione.

     ■ Il vecchio uomo, privato della sua potenza coercitiva, fa però ancora sentire la sua forza nel credente. Durante il processo di santificazione il rigenerato può vincere tale influenza.

     ■ L’uomo vecchio viene eliminato con la morte fisica del credente. Alla risurrezione nel corpo del credente non ci sarà più la presenza del vecchio uomo.

 

Replica (Katana Bushido, ps.): 1. Ciao Nicola, sono d’accordissimo. Infatti, a ciò si deve la mia precisazione: «…chiedendo la giusta revisione a Chi ha il potere di realizzarla»; essa voleva intendere proprio ciò, che tu hai voluto precisare, ma forse avrei fatto meglio a mettere in maiuscolo il «Chi», come ho fatto ora. Un abbraccio in Cristo, Giulio.

     2. L’istruzione, la conoscenza e l’educazione possono arricchire l’uomo di alcune qualità, ma non possono mai cambiare la sua natura degenerata con i suoi desideri. {22-04-2011}

 

 

5. {Pietro Calenzo}

 

Contributo: Quando siamo morti come vecchie creature? Quando Cristo è stato crocifisso, anche il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo per una morte inclusiva. È anche vero, però, come giustamente afferma la sorella Ilde Campo, che il vecchio uomo ci segue come un’ombra; è altresì come un morto, che ci dobbiamo portare sulle spalle e contro il quale dobbiamo combattere il buon combattimento della fede. Shalom. {22-04-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Era già suggestiva l’immagine del vecchio uomo come un’ombra che ci segue. Altresì pittoresca è la sua immagine un morto attaccato alle nostre spalle. Tuttavia, si tratta di due rappresentazioni passive, sebbene sempre presenti, contro le quali si può pensare che non valga la pena di combattere.

     Suggerirei che riflettiamo su immagini attive. Potremmo pensare, ad esempio, a un parassita (una specie di verme solitario) o a una malattia infettiva, contro cui bisogna combattere. Come è noto, chi è infettato con l’herpes, lo rimane tutta la vita, ma esso si manifesta soltanto quando le immunità sono basse.

 

 

6. {Rosalba Dal Negro}

 

Contributo: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» [2 Cor 5,17]. Pace, Nicola, nell’immenso amore di Gesù. {22-04-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Questo verso parla di ciò, che è diventato nuovo con la rigenerazione, ma non di che cosa sia successo col «vecchio uomo». Se applicassimo tale verso a questo tema, significherebbe ad esempio che non potremmo mai più peccare dopo la conversione. Al contrario, ci viene richiesto di santificarci, spogliando il vecchio uomo.

     Inoltre, dovremmo lasciar liberi tutti i detenuti, che si convertono, essendo oramai tutt’altre persone. Tale verso non parla dell’annientamento del «vecchio uomo» al momento della conversione, ma del dono della nuova vita, che anticipa la nuova creazione, che soggettivamente avverrà con la risurrezione del corpo e oggettivamente con nuovi cieli e nuova terra. Ora, però, siamo ancora in questo corpo di carne, e in ognuno di noi convive la «nuova natura» con la vecchia. Dobbiamo alimentare la prima e mortificare la seconda.

 

 

7. {Stefano Frascaro}

 

Contributo: Il vecchio uomo? Non muore mai. O meglio, morirà con la nostra carne fisica. Dopo essere rinati dall’altro, il vecchio uomo lo potremo (e dovremo) mortificare, ma esso non ci abbandonerà mai. Riuscirà fuori la prima volta che subiremo un torto, la prima volta che ci sentiremo sopraffatti e prevaricati. Poi ci pentiremo, chiederemo perdono a Dio per il nostro peccato, piangeremo lacrime amare, consapevoli che la nostra carne troppe volte soffoca il nostro spirito.

     Paolo in Romani 7,20-25 dice: «Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?».

     Infatti, guardando a se stesso, Paolo riconosceva che non c’era speranza di migliorare con le proprie forze. Quando guardo il mio «uomo carnale» alla luce dell’essere in Cristo, mi sento come Paolo, «miserabile e infelice». Ma guai se così non fosse, se non considerassi la grandezza del peccato, che ho ancora dentro di me.

     Ma Paolo continua però dicendoci «Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato».

     Ed è con questa speranza che vado avanti, passo dopo passo. {23-04-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Come ho già detto sopra, il «vecchio uomo» è come certe malattie infettive (p.es. herpes), che convivono dentro di noi e che non possiamo debellare. Appena le nostre immunità vengono represse per motivi fisici e psichici, ecco che la malattia infettiva riaffiora (l’herpes si mostra sulle mucose della bocca). Ciò che possiamo fare, è tenere continuamente alto il livello immunitario del nostro corpo, vivendo una vita equilibrata e nutrendoci in modo equilibrato.

     Similmente avviene in senso spirituale e morale. Il Signore ci ha liberati dalla potenza del vecchio uomo (del peccato, del diavolo, ecc.), ora noi possiamo vincerne la forza in attesa dell’eliminazione della sua presenza alla risurrezione. Al riguardo abbiamo potenti alleati per la nostra santificazione: la Parola di Dio, lo Spirito Santo e la comunione fraterna.

 

 

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11. {Vari e medi}

Emiliano Anna: Caro fratello Nicola, condivido tutto questo, sapendo che il nemico cerca di distogliere i nostri occhi dal vero! Quindi il vecchio uomo cerca di esercitare dentro di noi ogni pressione, usando anche la religione per distogliere i nostri sguardi dalla meta celeste. Grazie siano rese a Dio, che ci ha donato lo Santo Spirito, che ci guida. Grazie siano rese a Dio, che ci ha donato la sua Parola. Grazie siano rese, perché ci ha donato Gesù Cristo, nostro salvatore e autore della nostra salvezza. {20-04-2011}

 

Vic Ikem: Il vecchio uomo in questo contesto non è il corpo fisico, ma uno stato della mente, mente dedita al male, atteggiamento corrotto, la natura peccaminosa, desideri cattivi. Questa è la ragione perché la Parola di Dio dica: «A essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente, e a rivestire l’uomo nuovo che è creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità. Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri» (Efesini 4,23-25). {20-04-2011}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Ilde Campo: C’era un vecchio canto della tenda «Cristo è la risposta», che parlava del vecchio uomo, che si comporta come la nostra ombra: ci segue sempre; tutto sta nel non farsi dominare da questa ombra! {20-04-2011}

 

Silvana Palmieri: Ti ringrazio fratello per questo contributo sul vecchio uomo; condivido pienamente. Infatti, come Paolo, anch’io dico spesso: «Signore perdonami perché ciò, che vorrei fare, non lo faccio e ciò, che non vorrei, lo faccio». Come siamo miseri. Che Dio ci aiuti. Dio ti benedica. {22-04-2011}

 

► URL : http://diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Vecchio_uomo_EnB.htm

20-04-2011; Aggiornamento: 23-04-2011

 

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