Per «vecchio uomo»
uomo s’intende nel Nuovo Testamento la «vecchia natura» dell’uomo
dominata dalla psiche. Letteralmente leggiamo: «Ora, un uomo psichico
non riceve ciò, che è dello Spirito di Dio, perché gli è pazzia; e non lo può
riconoscere, perché lo si distingue spiritualmente» (1 Corinzi 2,14).
Contrapposto all’uomo psichico c’è «l’uomo spirituale», ossia quello generato e
guidato dallo Spirito Santo (v. 15), chiamato pure «figlio di Dio». «Tutti
quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio» (Romani
8,14; cfr. v. 16).
Tempo fa un
credente si chiedeva e mi chiedeva, tra altre cose: «La nuova nascita non si
manifesta sempre dopo la morte del vecchio uomo?». {Sandro Bertone;
07-09-2010}
Una domanda
simile, che si potrebbe aggiungere, è la seguente: Che cosa succede col
«vecchio uomo» al momento della «nascita dall’Alto» (ossia da Dio) o
rigenerazione mediante lo Spirito Santo?
Rielaborato e adattato da un disegno di Leonardo da
Vinci (l'uomo vecchio) |
«Dopo la morte del
vecchio uomo»? L’unico «uomo vecchio», che nella Bibbia è dichiarato
esplicitamente morto, mi sembra che sia il sacerdote Eli (1 Samuele 4,18). Per
«l’uomo vecchio» c’è una sola cura: la morte fisica (o la risurrezione
fisica; 1 Corinzi 15). Fin lì «l’uomo vecchio» (anche quello di Sandro Bertone,
oltre al mio) sarà vivo e vegeto... e cercherà di arrangiarsi con la
religione, adattando la Bibbia alla carne. Vale la pena quindi di vegliare.
L’unica
possibilità dei credenti, fintantoché restano in vita, è quella di
mortificare (= lasciare nella morte, mettere fuori uso) gli atti della
carne; ma ciò è tutt’altra cosa rispetto al fatto di considerare morto chi è
vivo e vegeto: il «vecchio uomo». «Se vivete secondo la carne, voi
morrete; ma se mediante lo Spirito mortificate gli atti del corpo, voi vivrete»
(Rm 8,13).
È vero che
«l’uomo vecchio» è stato crocifisso con Cristo, ma ciò intende in tale
verso e in tale contesto la liberazione dalla potenza del peccato, non la
distruzione del «vecchio uomo» (Romani 6,5ss). Tale mortificazione della carne è
un processo a vita, detto anche spogliamento del vecchio uomo, che nella
santificazione permette di abbandonare vecchi stili di vita (Efesini
4,22) e di rinnovare il proprio modo di pensare (v. 23) in modo
processuale (Colossesi 3,10).
Certo è
proprio un bel trucco quello del «vecchio uomo»: farsi considerare morto, per
fare maggior danno! Meglio essere vigili!
I contributi dei
lettori
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1. {Salvatore Paone}
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La «vecchia
natura» costituisce, a mio modo di vedere, le cose sbagliate che si facevano
un tempo, prima di conoscere ed esperimentare la «nuova natura»;
quest’ultima è quella che è stata data a tutti coloro, che hanno posto fede
nell’opera di Dio e del suo Figli Gesù Cristo.
Il vero
problema, che minaccia ogni credente, è purtroppo che la «vecchia natura», in
qualche modo, ritorna.
Come
vincerla definitivamente? Credo che sia impossibile che scompaia del tutto;
c’è sempre qualcosa che ritorna, se no saremmo perfetti!
Ad ogni modo, tale natura bisogna castigarla con il frutto dello Spirito,
sforzandoci a mettere a dura prova il nostro corpo, un po’ come fanno gli
atleti, sforzandoci giorno dopo giorno; in tal modo, allenati alla
«nuova natura», possiamo piacere a colui che è Santo, Santo, Santo.
{20-04-2011}
2. {Vincenzo Russillo}
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Il credente
ha la capacità di resistere al peccato, ma conserva ancora dentro di lui una
capacità a peccare. Il non-credente, invece, ha solo una natura
peccaminosa, ovvero non ha la capacità di non peccare. In contrasto con questa
prospettiva, chi ha lo Spirito Santo, che abita in Lui, ha il desiderio di
resistere e di vivere per Cristo.
Quando Cristo
è morto sulla croce, anche la nostra vecchia natura è stata crocifissa
con Lui, con la conseguenza che un cristiano non può essere più schiavo del
peccato (Romani 6,6). Al momento della conversione, un discepolo di
Cristo riceve una nuova natura; tutto ciò avviene in maniera istantanea. Ma il
processo di santificazione, ovvero quel processo mediante il cui Dio
sviluppa la nostra nuova natura, è un processo che dura tutta la vita. È un
processo continuo con tante battaglie e con tante sconfitte, una battaglia
tra la nuova natura e la vecchia natura, i desideri della carne che risiedono
sotto la stessa «dimora». Paolo descrive perfettamente questa battaglia, infatti
dice: «Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo
compio, ma è il peccato che abita in me» [Rm 7,20]. Egli si rallegra della
legge di Dio, che è nel suo cuore, ma allo stesso tempo aggiunge: «Vedo
un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia
mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra»
(v. 23).
Per questo
motivo, siamo invitati a mettere a morte le opere della carne (Romani
8,13) e a scacciare ogni negatività, che ci porta al peccato: ira, collera,
malignità, calunnia (Colossesi 3,8). È un rinnovamento continuo: «E vi
siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di
colui che l’ha creato» (Colossesi 3,10). Anche se la lotta è continua, il
credente non è più sotto il controllo del peccato, ma è una nuova
creatura in Cristo (2 Corinzi 5,17). Ciò permette che avvenga quel processo
chiamato metanoia (di pentimento e di ravvedimento), una vera e
propria metamorfosi. Non è solo sentirsi in colpa, anche il bruco potrebbe non
piacersi. Ma ci vuole un vero cambiamento di rotta e bisogna permettere a
Dio di spezzare il peccato nella nostra vita.
Pietro
negò dapprima di aver conosciuto Gesù, poi fu contrito nel suo cuore; si pentì
sinceramente e con passione. Si possono abbattere i ponti verso il
peccato, verso quelle persone che ci portano a peccare e verso tutte le
influenze negative. Questo è un passo significativo per il processo di
santificazione. Queste parole rappresentano per noi oggi un grande monito per
vivere una «nuova vita»: «Perché la tristezza secondo Dio produce un
ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi; ma la
tristezza del mondo produce la morte. Infatti, ecco quanta premura ha
prodotto in voi questa vostra tristezza secondo Dio, anzi, quante scuse,
quanto sdegno, quanto timore, quanto desiderio, quanto zelo, quale punizione! In
ogni maniera avete dimostrato di essere puri in questo affare» (2 Corinzi
7,10-11). {20-04-2011}
3. {Christian Tursi}
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■ Contributo:
Come porsi davanti all’evidenza delle «due nature»? Coesiste
l’uomo vecchio e l’uomo nuovo, oppure esiste solo l’uomo nuovo, che
convive con le vecchie abitudini della carne e deve vincerle (quindi l’uomo
nuovo si «spoglia» del vestito dell’uomo vecchio, poiché la sua essenza in
realtà è già morta con Cristo)? Se l’uomo peccatore, che segue la direzione
della sua «vecchia natura» (verso il peccato), si converte a Cristo,
quindi inverte la marcia nella direzione opposta, egli è una nuova creatura
(lett. creazione). Ciò significa che è orientato in una nuova direzione:
Cristo, il Santo.
Se seguissimo
la soteriologia arminiana (condivisa da molti fratelli pentecostali e
affini), sosterremmo che quando il credente pecca, orientato nuovamente verso il
peccato (vecchia natura), «perde» la salvezza in Cristo e deve nuovamente
convertirsi. Allora quante volte bisognerebbe «nascere di nuovo»? E quante volte
si dovrebbe essere scritti e cancellati dal «libro della vita» (Ap 20,15)?
{21-04-2011}
▬
Risposta (Nicola
Martella): Chiaramente questo non è il luogo per discutere le posizioni calviniste
e arminiane; abbiamo ribadito tante volte che la salvezza non si perde, se
la si possiede, poiché a garantirla è Cristo stesso. Inoltre, ciò non ha
direttamente a che fare con il nostro tema. Quindi, questi aspetti sono qui
bloccati.
Se si sminuisce una delle «due
nature» nel senso che «l’uomo vecchio» viene semplicemente degradato alle
«vecchie abitudini della carne», ciò crea più problemi che soluzioni.
Infatti, allora non ci sarebbe necessità che gli uomini muoiano dopo la
conversione. Le «vecchie abitudini della carne» hanno una causa ben più
profonda, che la Scrittura addebita a una natura («carne», in cui abitano le
passioni peccaminose; Rm 7,5) e una «legge», che domina nelle viscere. Il
«vecchio uomo» non si lascia riformare, ma deve morire, e cioè con la morte
fisica o con l’eliminazione da viventi durante la risurrezione.
Paolo
onestamente ammise nella sua condizione di credente: «Così dunque, io stesso
con la mente servo alla legge di Dio, ma con la carne alla legge del
peccato» (Rm 7,25). Fino alla morte fisica personale e in attesa della
risurrezione, la dinamica è questa: «E se Cristo è in voi, ben è il corpo
morto a motivo del peccato; ma lo spirito è vita a motivo della
giustizia» (Rm 8,10s). Il credente non ha la possibilità di eliminare queste
due leggi nella sua vita né di conciliarle (v. 6), ma l’unica possibilità è
quella di camminare «non secondo la carne, ma secondo lo spirito»
(v. 4), essere «secondo lo spirito», avendo così «l’animo alle cose dello
spirito» (v. 5) ed essere «nello spirito», permettendo allo Spirito di Dio di
abita in sé stesso. Paolo espresse ciò anche come segue: come figli di Dio
dobbiamo vivere in modo tale da non essere «debitori alla carne, per
viver secondo la carne», ma mediante lo Spirito dobbiamo mortificare gli atti
del corpo, facendoci condurre dallo Spirito di Dio (v. 12ss).
4. {Katana Bushido,
ps.}
▲
■
Contributo: Il vecchio uomo è quello, i cui
desideri e pensieri non sono in accordo con le leggi della vita. E le
leggi della vita sono state decise da chi la vita l’ha creata. Per cui urge
rimettersi in accordo con esse, chiedendo una giusta revisione a chi
ha il potere di realizzarla. {21-04-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella):
Se così fosse, avrebbe ragione
l’umanesimo, occidentale o orientale che sia: l’uomo può migliorarsi
mediante l’istruzione, la conoscenza e l’educazione. L’umanesimo cristianizzato
la pensa allo stesso modo, intendendo che tali «leggi della vita» sono
contenute nella sacra Scrittura; basterebbe seguirne le istruzioni per diventare
persone migliori, sapienti e sante. Questo è ciò che pensavano i rabbini
giudei. Le buone intenzioni sono una cosa, la realtà è un’altra; anche nelle
persone migliori, che s’impegnano a seguire le leggi divine, c’è il seme della
corruzione (Rm 2,17-23).
A uno di tali
rabbini giudei Gesù gli disse senza mezzi termini: «In verità, in verità io
ti dico che se uno non è nato dall’Alto, non può vedere il regno di Dio…
In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non
può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne, è carne; e
quel che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se t’ho
detto: “Bisogna che nasciate dall’Alto”» (Gv 3,3.5ss).
Come ho
mostrato sopra, anche dopo la rigenerazione, il «vecchio uomo» rimane, ma il
credente non ne dev’essere più schiavo, potendolo mortificare e vincere durante
il processo di santificazione. Ecco ciò che succede del vecchio uomo durante le
tre fasi della redenzione.
■ Sulla croce
il vecchio uomo è stato crocifisso, ossia è stato privato della potenza
coercitiva; ciò si realizza personalmente al momento della rigenerazione.
■ Il vecchio
uomo, privato della sua potenza coercitiva, fa però ancora sentire la sua
forza nel credente. Durante il processo di santificazione il rigenerato può
vincere tale influenza.
■ L’uomo
vecchio viene eliminato con la morte fisica del credente. Alla risurrezione nel
corpo del credente non ci sarà più la presenza del vecchio uomo.
▬
Replica (Katana Bushido, ps.): 1.
Ciao Nicola, sono d’accordissimo. Infatti, a ciò si deve la mia precisazione:
«…chiedendo la giusta revisione a Chi ha il potere di realizzarla»; essa voleva
intendere proprio ciò, che tu hai voluto precisare, ma forse avrei fatto meglio
a mettere in maiuscolo il «Chi», come ho fatto ora. Un abbraccio in Cristo,
Giulio.
2.
L’istruzione, la conoscenza e l’educazione possono arricchire l’uomo di alcune
qualità, ma non possono mai cambiare la sua natura degenerata con i suoi
desideri. {22-04-2011}
5. {Pietro Calenzo}
▲
■
Contributo: Quando siamo morti come vecchie
creature? Quando Cristo è stato crocifisso, anche il nostro vecchio uomo è
stato crocifisso con Cristo per una morte inclusiva. È anche vero, però,
come giustamente afferma la sorella Ilde Campo, che il vecchio uomo ci segue
come un’ombra; è altresì come un morto, che ci dobbiamo portare sulle
spalle e contro il quale dobbiamo combattere il buon combattimento della fede.
Shalom. {22-04-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella): Era già suggestiva l’immagine del vecchio uomo come un’ombra che ci
segue. Altresì pittoresca è la sua immagine un morto attaccato
alle nostre spalle. Tuttavia, si tratta di due rappresentazioni passive,
sebbene sempre presenti, contro le quali si può pensare che non valga la pena di
combattere.
Suggerirei che
riflettiamo su immagini attive. Potremmo pensare, ad esempio, a un
parassita (una specie di verme solitario) o a una malattia infettiva,
contro cui bisogna combattere. Come è noto, chi è infettato con l’herpes,
lo rimane tutta la vita, ma esso si manifesta soltanto quando le immunità sono
basse.
6. {Rosalba Dal Negro}
▲
■ Contributo:
«Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono
passate: ecco, sono diventate nuove» [2 Cor 5,17]. Pace, Nicola,
nell’immenso amore di Gesù. {22-04-2011}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Questo verso parla di ciò, che è diventato nuovo
con la rigenerazione, ma non di che cosa sia successo col «vecchio uomo».
Se applicassimo tale verso a questo tema, significherebbe ad esempio che non
potremmo mai più peccare dopo la conversione. Al contrario, ci viene
richiesto di santificarci, spogliando il vecchio uomo.
Inoltre,
dovremmo lasciar liberi tutti i detenuti, che si convertono, essendo
oramai tutt’altre persone. Tale verso non parla dell’annientamento del «vecchio
uomo» al momento della conversione, ma del dono della nuova vita, che
anticipa la nuova creazione, che soggettivamente avverrà con la risurrezione
del corpo e oggettivamente con nuovi cieli e nuova terra. Ora, però, siamo
ancora in questo corpo di carne, e in ognuno di noi convive la «nuova
natura» con la vecchia. Dobbiamo alimentare la prima e mortificare
la seconda.
7. {Stefano Frascaro}
▲
■
Contributo: Il vecchio uomo? Non muore mai.
O meglio, morirà con la nostra carne fisica. Dopo essere rinati
dall’altro, il vecchio uomo lo potremo (e dovremo) mortificare, ma esso
non ci abbandonerà mai. Riuscirà fuori la prima volta che subiremo
un torto, la prima volta che ci sentiremo sopraffatti e prevaricati. Poi ci
pentiremo, chiederemo perdono a Dio per il nostro peccato, piangeremo lacrime
amare, consapevoli che la nostra carne troppe volte soffoca il nostro spirito.
Paolo in Romani 7,20-25 dice: «Ora, se io
faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato
che abita in me. Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio
fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio della legge di
Dio, secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra,
che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della
legge del peccato che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da
questo corpo di morte?».
Infatti, guardando a se stesso, Paolo riconosceva
che non c’era speranza di migliorare con le proprie forze. Quando guardo il mio
«uomo carnale» alla luce dell’essere in Cristo, mi sento come Paolo, «miserabile
e infelice». Ma guai se così non fosse, se non considerassi la grandezza del
peccato, che ho ancora dentro di me.
Ma Paolo continua però dicendoci «Grazie siano
rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io con la
mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato».
Ed è con questa speranza che vado avanti, passo
dopo passo. {23-04-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella):
Come ho già detto sopra, il «vecchio uomo»
è come certe malattie infettive (p.es. herpes), che convivono dentro di
noi e che non possiamo debellare. Appena le nostre immunità vengono
represse per motivi fisici e psichici, ecco che la malattia infettiva
riaffiora (l’herpes si mostra sulle mucose della bocca). Ciò che possiamo
fare, è tenere continuamente alto il livello immunitario del nostro
corpo, vivendo una vita equilibrata e nutrendoci in modo equilibrato.
Similmente avviene in senso spirituale
e morale. Il Signore ci ha liberati dalla potenza del vecchio uomo (del
peccato, del diavolo, ecc.), ora noi possiamo vincerne la forza in attesa
dell’eliminazione della sua presenza alla risurrezione. Al riguardo
abbiamo potenti alleati per la nostra santificazione: la Parola di Dio,
lo Spirito Santo e la comunione fraterna.
8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari
e medi}
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Emiliano Anna:
Caro fratello Nicola, condivido tutto questo, sapendo che il nemico cerca di
distogliere i nostri occhi dal vero! Quindi il vecchio uomo cerca di esercitare
dentro di noi ogni pressione, usando anche la religione per distogliere i
nostri sguardi dalla meta celeste. Grazie siano rese a Dio, che ci ha donato lo
Santo Spirito, che ci guida. Grazie siano rese a Dio, che ci ha donato la
sua Parola. Grazie siano rese, perché ci ha donato Gesù Cristo,
nostro salvatore e autore della nostra salvezza.
{20-04-2011}
■
Vic Ikem:
Il vecchio uomo in questo contesto non è il corpo fisico, ma uno stato della
mente, mente dedita al male, atteggiamento corrotto, la natura peccaminosa,
desideri cattivi. Questa è la ragione perché la Parola di Dio dica: «A essere
invece rinnovati nello spirito della vostra mente, e a rivestire
l’uomo nuovo che è creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità
che procedono dalla verità. Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la
verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri» (Efesini
4,23-25).
{20-04-2011}
12. {Vari
e brevi}
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■
Ilde Campo: C’era un vecchio canto della tenda «Cristo è la risposta», che parlava del vecchio uomo, che si comporta come la nostra
ombra: ci segue sempre; tutto sta nel non farsi dominare da questa ombra! {20-04-2011}
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Silvana Palmieri:
Ti ringrazio fratello per questo contributo sul vecchio uomo; condivido pienamente. Infatti,
come Paolo, anch’io dico spesso: «Signore perdonami perché ciò, che vorrei
fare, non lo faccio e ciò, che non vorrei, lo faccio». Come siamo miseri.
Che Dio ci aiuti. Dio ti benedica.
{22-04-2011}
► URL
:
http://diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Vecchio_uomo_EnB.htm
20-04-2011; Aggiornamento:
23-04-2011
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