Partiamo
da un mio aforisma: «Un “senza chiesa”, un credente che non frequenta
un’assemblea locale, è come un tizzone lontano dal fuoco: si raffredda pian
piano e neppure se ne accorge» (Nicola Martella).
Perché un credente
viva senza frequentare un’assemblea locale, ha motivi differenti.
Tuttavia, ciò non è la normalità. In genere, si tratta di una patologia
spirituale. Certamente ci sono delle cause plausibili, ma non delle scusanti
vere dinanzi a Dio, che ha inventato la «corporazione locale», ossia l’assemblea
dei santi, che si raduna in un luogo.
1. Riscattati
per appartenere
Al momento
della conversione (atto umano) e della rigenerazione (atto divino), Dio ci ha
inseriti in un «corpo», il cui capo è Cristo. «Noi tutti siamo stati
immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo, e Giudei e Greci, e
schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito» (1
Corinzi 12,13). Nessun membro del corpo può dire all’altro di non aver
bisogno di lui, né può dichiararsi fuori del corpo (vv. 14ss). Neppure un
membro può dichiararsi corpo a sé e, perciò, autosufficiente; sarebbe
solo una mostruosità, oltre che un handicappato (vv. 17.19).
Poiché ci son
molte membra, ma c’è un unico corpo, di fatto, qualunque credente, rigenerato da
Dio, è collocato da Lui nel corpo quale membro, così come Egli ha voluto (vv.
18.20).
Nessuno può
escludere gli altri membri e dichiarasi autosufficiente (v. 21). Al
contrario, essere una «corporazione» serve proprio al mutuo sostegno e al
fatto che le membra forti siano di sostegno a quelle più deboli (vv. 22ss).
Un corpo
locale, ossia una comunità, per poter esistere ed essere sano, non può essere
diviso in se stesso. Al contrario, in esso le membra possono esercitare la
medesima cura le une per le altre (v. 25), possono condividere le
sofferenze e le gioie (vv. 26), poiché ognuno si può sentire partecipe alla
stessa «corporazione» (v. 27), ossia alla famiglia locale di Dio.
2. I «senza
chiesa» in Internet
Si tratta di
credenti che non frequentano stabilmente nessuna comunità locale, non si
sottopongono a nessuno, non rendono conto a nessuno dei propri atti, non
sono edificati né edificano nessuno a tu per tu. Eppure hanno scoperto
Internet per farla da «maestri» e per diffondere il proprio «verbo». Alcuni
di loro si attengono ancora alla sana dottrina; altri hanno oramai preso i
contorni di «santoni» e di «falsi maestri», propagando falsi insegnamenti
e le visioni della loro mente carnale (Col 2,18).
Quantunque
oggigiorno operare in Internet possa essere un ministero fruttuoso e benedetto,
ciò, per essere credibile, non può essere fatto da un «senza chiesa»,
poiché sarebbe una contraddizione in sé. Ogni ministero dev’essere approvato da
una chiesa locale e dev’essere l’estensione della stessa. Deve avvenire con il
sostegno e il controllo della «corporazione» locale d’appartenenza. Solo così
verrà evitato che si creino falsi santoni e persone disordinate moralmente, che
nessuno conosce di persona, ma che pretendono di farsi maestri e guide di altri.
Consiglio di
diffidare di ogni «senza chiesa», che non ha una chiesa locale dietro di
sé, che approva e segue il suo ministero in Internet. Tali persone possono
essere il «cancro spirituale» di domani, i lupi rapaci che attaccheranno
il gregge, persone che svilupperanno perversità morali e dottrinali, con
cui ingannare i semplici (At 20,29s) e addirittura i «falsi cristi» di domani (1
Gv 2,18s).
► URL:
http://diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Senza_chiesa_EdF.htm
29-08-2011; Aggiornamento: |