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L’uomo e la donna nella Bibbia — Generi e ruoli 1

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UMANIZZAZIONE RELIGIOSA DEGLI ANIMALI

 

 a cura di Nicola Martella

 

Cane addomesticato1. False spiritualizzazioni

     In un gruppo, di cui sono membro ho trovato tale immagine discutibile, che è abbastanza diffusa in Internet; l’ho formattata a modo mio, per mettere in guardia da tali false spiritualizzazioni, consce o inconsce che siano. In quel che segue, lascio anonimi i protagonisti, poiché ci interessa l’atteggiamento, non le singole persone. L’immagine era accompagnata da una preghiera di un altro membro di lingua portoghese, che riporto con l’adattamento in italiano: «Grazie mio Dio, per questo giorno. Grazie per avermi protetto e per avermi dato la forza di andare avanti, e che domani tu mi vorrai benedire, come fai sempre. Padre eterno, grazie». {LRD; 27-07-2013}

     Fin qui non c’è nulla di singolare. Mi aveva, però, meravigliato il contributo di un altro lettore: «Molte volte gli animali dimostrano più amore e umanità di chi si considera un essere superiore! Bellissima immagine! Questo cane è l’amore, che gli trasmette il suo piccolo padrone!» {LFC; 27-07-2013}

     Ero rimasto proprio senza parole! Come non accorgersi che si tratta di un’immagine costruita ad arte!? È tutta una montatura romantico-religiosa, e questo scatto è riuscito dopo molte prove. I cani si lasciano addomesticare; per un bocconcino farebbero questo e altro. Solo gli esseri umani hanno la consapevolezza di Dio e sentono il bisogno di comunicare con lui spiritualmente.

 

2. Gli animali non sono esseri spirituali e morali

     Per «spirituale» si intende la capacità di cercare Dio e di avere una comunione personale con Lui mediante la preghiera e il culto a Lui. Per «morale» si intende la capacità di avere una coscienza, di sentire il rimorso per il male fatto, di ravvedersi e di mutare vita. Agli animali mancano ambedue queste attitudini.

     Certo gli animali sono esseri senzienti e posseggono anche, in vari modi e misure, di intelligenza, per rimanere vivi, per imparare, per svolgere al meglio la loro esistenza e così via, certo nei limiti della loro singola specie. Essi sono anche capaci di mostrare sentimenti ed emozioni, sia positivi, sia negativi. Tuttavia, gli animali non sono esseri religiosi, non si chiedono perché esistono, da dove vengono e da dove vanno, chi ha creato il mondo, se c’è un Dio e così via.

     Gli animali non sono neppure esseri morali, ossia non si chiedono che cosa sia giusto o sbagliato. Dove imparano a non fare certe cose, non è per scrupolo di coscienza, ma perché temono le conseguenze, il pericolo e le punizioni. Essi non sono ripresi nella loro coscienza per cose sbagliate fatte a danno di qualcuno un anno o decenni prima. Non sentono il bisogno di andare a confessare una loro malefatta, per alleggerirsi la coscienza e per trovare pace con se stessi.

     Su tale immagine tale cane imita ciò, per cui è stato addomesticato e per cui sa di ricevere un premio (un bocconcino), ogni volta che farà la stessa cosa. Tale cane non sente slanci religiosi, non prega dentro di sé a Dio. Egli si atteggia soltanto esternamente, secondo ciò che gli è stato artificialmente ingiunto, provando e riprovando.

 

3. Aspetti conclusivi

     Dio, dopo aver creato tutti gli esseri viventi secondo la loro propria specie (Gn 1,20-25), creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, ossia secondo la sua propria specie. «Poi Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sul bestiame e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina» (Gn 1,26s).

     L’uomo è l’unico che, se interpellato da Dio, possa rispondergli e corrispondergli. Quando Dio chiamò Adamo e gli disse: «Dove sei?», l’uomo gli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto» (Gn 3,9s).

     L’uomo è anche l’unico, che sente il bisogno di cercare Dio. Leggiamo che, al tempo in cui a Seth, figlio di Adamo, gli nacque Enoš, «allora si cominciò a invocare il nome dell’Eterno» (Gn 4,26). Solo agli uomini viene indirizzato l’appello: «Cercate l’Eterno, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentr’è vicino» (Is 55,6; cfr. Sal 105,4; Am 5,6; Sof 2,3).

     L’uomo è anche l’unico, che verrà chiamato in giudizio, alla fine dei tempi, per ricevere ognuno secondo le sue opere. Nel libro di Giobbe, Elihu affermò che Dio «rende all’uomo secondo le sue opere, e fa trovare a ognuno il salario della sua condotta» (Gb 34,11; cfr. Pr 24,12; Gr 32,19; Rm 2,6ss). Alla fine dei tempi si realizzerà il giudizio degli impenitenti: «E il mare rese i morti ch’erano in esso; e la morte e l’Ades resero i loro morti, ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere» (Ap 20,13). Esso varrà solo per gli uomini.

     In tutta la Bibbia non esiste nessun verso specifico in cui si affermi chiaramente che gli animali preghino, invochino o adorino Dio; neppure il termine generico «creature» compare con tali verbi (eccezione è Rm 1,25, dove però sono gli uomini, che «hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore»). Non ci si faccia fuorviare da cattive interpretazioni del Salmo 150,6: «Ogni cosa, che respira, lodi l’Eterno!»; nell’intero salmo sono gli uomini, che lodano Dio, suonando gli strumenti, di cui si parla.

 

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► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Uman_relig_animal_GeR.htm

11-08-2013; Aggiornamento:

 

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