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1. Entriamo in
tema
Ho già scritto
sulla mistica del sangue, diffusa non solo nel cattolicesimo, ma anche in
alcuni ambienti del carismaticismo (cfr. Benny Hinn). Esiste, poi, tanto
pressapochismo dottrinale, che non ha a che fare né con l’uno né con
l’altro, ma si basa sulla poca analisi biblica, sulla ovvietà del consenso in
certi ambienti,
che mai viene verificato in senso biblico, e sulla faciloneria spiritualista.
In rete mi è
stata suggerita un’immagine, su cui a nome di «Infuocati per Cristo» è
scritto: «Dio non ti chiede a quale denominazione religiosa tu appartenga.
Egli ti chiede se credi al sangue, che suo Figlio ha sacrificato».
Guardando tale
asserzione più da vicino, mi sono chiesto: Si può credere al sangue?
Cristo ha veramente sacrificato il suo sangue? Non interverrò sulla prima
frase a proposito delle denominazioni, ma soltanto sulla seconda.
In rete ci
sono varie affermazioni religiose, che chiamerei «qualunquistiche», che
contengono frasi a effetto e che servono a mietere approvazione. Anche
nell’immagine, che vogliamo analizzare, le lacune dottrinali sono purtroppo più
di una.
2. Si sacrifica
il sangue?
Qui faccio
notare che, a guardare bene, il Figlio di Dio ha sacrificato la sua vita, non il
suo sangue. Infatti, si sacrifica una vittima, uccidendola, non il suo sangue,
magari facendo un salasso. Il sangue della mia vittima (o il grasso) si offriva
presso l’altare, dopo che quest’ultima era stata sacrificata (Es 23,18;
34,25; Lv 1,15; 4,25.34; 5,9...). Prima si offre il sacrificio, poi si fa col
sangue l’espiazione (Es 30,10; Lv 16,27).
L’unico brano,
in cui ricorre nelle traduzioni italiane la locuzione «sacrificare il sangue» è
2 Cronache 29,24, che recita così: «I sacerdoti li scannarono, e ne
offrirono il sangue sull’altare come sacrificio per il peccato, per fare
l’espiazione dei peccati di tutto Israele» (Riv,
NR; ND, CEI). Meglio traduce Diodati: «Ed i sacerdoti li scannarono, e
sparsero il lor sangue sopra l’altare, come sangue di sacrificio per lo peccato,
per fare il purgamento per tutto Israele». Quindi, i sacerdoti non «ne
offrirono il sangue sull’altare come sacrificio per il peccato»,
ma offrirono il «sangue di sacrificio», ossia il sangue della vittima
sacrificata.
Ancor meglio traduce la vecchia Erberferder
tedesca: «E i sacerdoti li scannarono e misero il loro sangue all’altare per
la purificazione [dal peccato], per fare l’espiazione
per tutto Israele».
A dire il vero, l’accusativo della frase è l’altare (hammizebbeḥāh)
e la locuzione verbale (wajeḥaṭṭe’û
«essi purificarono, espiarono») è accompagnata da un complemento di strumento (’ët-dāmām
«col loro sangue»). Perciò, tale frase è da tradurre correttamente così: «E i
sacerdoti li scannarono e purificarono con il loro sangue l’altare, per fare
l’espiazione per tutto Israele». La purificazione (o espiazione)
dell’altare, prima che potesse venir usato, per fare l’espiazione del popolo, è
riportato in vari brani (lo stesso verbo ḥaṭṭā’āh:
Es 29,36s; Lv 8,15; Ez 43,20.22; ṭāher «purificare»: Lv 16,19 [+
qādaš «santificare»];
2 Cr 29,18). Ecco la dizione completa: «Per sette giorni si
farà l’espiazione [kāfar] per l’altare e lo si purificherà [ṭāher]
e lo s’inizierà [māle’]».
Come si vede,
quindi, Cristo non ha sacrificato il suo sangue, ma esso, dopo il
sacrificio della sua vita, è servito (e serve) per fare l’espiazione, la
purificazione (Eb 9,14; 1 Gv 1,7), il riscatto (1 Pt 1,18s), la riconciliazione
(cfr. Ef 2,13s), la copertura (= espiazione; 1 Pt 1,2), la
giustificazione (Rm 5,9), la redenzione (=
riscatto) e il perdono dei peccati (Ef 1,7), la
liberazione dai peccati (Ap 1,7), eccetera (Eb 10,19ss).
3. Dio ci chiede di credere nel sangue?
Credere significa dare fiducia, credito a qualcuno (cfr. 2 Cr 20,20; Mt
9,28; Gv 14,11). Si dichiara o si chiede di credere (o aver fede) in Dio
(Mc 11,22; Gcm 2,19; 1 Pt 1,21) o in Gesù Cristo (Gv 8,24; 9,35; At
16,31). Gesù ingiunse ai suoi discepoli: «Abbiate
fede in Dio, e abbiate fede anche in me!»
(Gv 14,1).
Si chiede mai nella Bibbia di credere o aver
fede nel sangue? Paolo affermò: «...Cristo Gesù, il quale Dio ha
prestabilito come propiziatorio, per mezzo della fede, mediante il suo
sangue» (Rm 3,25). S’intende che Dio ha
rappresentato Cristo Gesù come un propiziatorio (hilastērion),
ossia lo ha paragonato «per fede» al coperchio dell’arca, che formava il «trono
della grazia» nel santuario; e lo ha stabilito come «propiziatorio...
mediante il suo sangue»
(gr. en strumentale). L’unico soggetto della frase è Dio; la locuzione «per
mezzo della fede» è un inciso, che non ha come
oggetto il sangue, ma probabilmente intende il modo come Cristo diventi
espiazione mediante il suo sangue per chi crede in Lui. Essendo la frase oscura
per certi versi, è meglio non usarla per attestare una «fede nel sangue».
L’unico altro brano, in cui fede e sangue
compaiono insieme, è Ebrei 11,28, in cui Mosè «per fede celebrò
la Pasqua e fece l’aspersione
del sangue»; quindi, non c’entra nulla
qui con una fede nel sangue.
Gli unici brani in cui credere e sangue
stanno insieme sono Esodo 4,9 e Atti 21,25; ma in ambedue i nostri brani i
termini non sono connessi insieme.
Tale scarsa ricorrenza di riscontri mostra che
alla domanda, se Dio ci chieda di «credere al sangue», la risposta è
assolutamente no. Noi crediamo in Cristo, che ha versato il suo sangue.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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1. {Nicola Martella}
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Abbiamo visto che su tale immagine c’era la seguente frase: «Dio... ti chiede se
credi al sangue, che suo Figlio ha sacrificato». Abbiamo visto che in tale frase ci sono almeno due errori dottrinali grossolani. Quando si mette in rete un’immagine e
si aggiunge a essa del testo, bisogna rendersi dapprima conto se l’immagine
e le
asserzioni contengano dei problemi dottrinali reali.
Si sacrifica (= uccide) una vittima, poi si usa il sangue per fare
l’espiazione o la purificazione di cose e di persone. Quindi, Gesù non ha
sacrificato il suo sangue, ma tutt’al più se stesso, la sua vita. Abbiamo anche
visto, che la Scrittura ci comanda di credere in Cristo, non nel suo
sangue, che è solo un simbolo della vita.
Come si vede, tanto ci si abitua a certi luoghi comuni, che neppure ci si
rende conto. Due «nei» dottrinali in una sola frase è un bel record, vero?
2.
{Pietro Calenzo}
▲
Il credente «è
morto al peccato», inteso come sistema malvagio e demoniaco, che
domina questo presente malvagio secolo, le menti di ogni essere umano naturale,
e ha inquinato con la «ribellione primordiale» persino il mondo geo-fisico, che
ci circonda. Altra cosa, viceversa, sono i singoli peccati del credente,
che vanno confessati al Padre nel nome e per i meriti espiatori e di
propiziazione di Gesù, il Signore.
Invocare il
«sangue di Gesù», come entità distinta dalla persona di Gesù non è
scritturale, come non lo è invocarlo per se stesso, quasi avesse delle virtù
«pseudo sacramentali». È anche vero che una non eccelsa didattica
scritturale nel mondo pentecostale e carismaticista (e non solo in essi)
porta a evocare o a gridare al «sangue di Gesù» in modo improprio, e distinto
dalla persona di Gesù.
Personalmente
penso che il Signore guardi il cuore del peccatore penitente, e che il
Padre santo purifichi e perdoni anche coloro, che si rivolgono a Lui in tal
maniera non ortodossa. Ciò non ci esime, ad ogni modo, dal comunicare a
coloro, che cercano la riconciliazione con Dio in tale maniera, ciò che il pieno
consiglio e la volontà del Padre ci insegnano: i peccati vanno confessati al
Padre santo solo nel nome di Gesù, e sarà il Messia per mezzo dei suoi
uffici di Mediatore, Avvocato, Sommo Sacerdote, a ristabilire la nostra
serenità e la pace con Dio. Benedizioni in Gesù Messia. {26-06-2012}
3. {Salvatore Paone}
▲
Fin dal principio,
quando furono comandati da Dio, gli olocausti consistevano in genere negli
animali, che venivano sacrificati per coprire dei peccati. Infatti vi erano
delle regole ben predisposte per tale sacrificio: gli animali dovevano essere
sani e non storpi, dovevano essere sgozzati e il loro sangue fuoriusciva. Il
«sangue» rappresentava, in qualche modo, la vita di tale essere, e quindi
vi era una sorte di rispetto. Per tale motivo Dio ordinò di non soffocare gli
animali, ma di sgozzarli, tagliando loro la gola, e il sangue sarebbe uscito.
Nel Nuovo
Patto, Dio ha donato il proprio Figlio quale sacrificio propiziatorio, fatto una
volta e per sempre. Il sacrificio di Cristo, a differenza di quelli fatti
nel passato, è un sacrificio unico e per tutti gli uomini, ossia per tutto il
mondo (Gv 3,16)
A tale
proposito, anche il sangue di Gesù ha un ruolo fondamentale, cioè quello di
purificare il nostro cuore o la nostra anima dal peccato (Rm 3,25). Inoltre,
il sangue di Gesù ha il potere di farci vedere da Dio Padre come riscattati
(1 Cor 5,7); la Scrittura dice che tale redenzione l’abbiamo ottenuta per
mezzo del sangue di Cristo (Ef 1,7). Inoltre, il sangue di Gesù ci permette di
essere purificati dal peccato (1 Gv 1,7). La giustificazione è per
mezzo del sangue di Cristo (Rm 5,9). Con il sangue di Cristo siamo stati
comprati (Ap 5,9). Il sangue di Gesù è lo strumento per il quale abbiamo
ottenuto la purificazione dai nostri peccati.
La Bibbia non
c’insegna che bisogna pregare o invocare il sangue di Gesù, poiché
annullerebbe in qualche modo quello, che è scritto nella Parola di Dio. Benché
il sangue sia di Cristo, noi dobbiamo rivolgerci a Dio, pregare solo Lui. Per
mezzo del sacrificio di Cristo otteniamo l’accesso a Dio e siamo accolti nella
sua grazia.
«Ma venuto
Cristo, Sommo Sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso il tabernacolo più
grande e più perfetto, non fatto con mano, vale a dire, non di questa
creazione,e non mediante il sangue di becchi e di vitelli, ma mediante il
proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo
acquistata una redenzione eterna.
Perché, se
il sangue di becchi e di tori e la cenere d’una giovenca, sparsa su quelli, che
son contaminati, santificano in modo da dar la purità della carne, quanto più il
sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro
d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per
servire all’Iddio vivente?
Ed è per
questa ragione che egli è mediatore d’un nuovo patto, affinché, avvenuta
la sua morte per la redenzione delle trasgressioni commesse sotto il primo
patto, i chiamati ricevano l’eterna eredità promessa» (Eb 9,11-15).
Il sangue di
Cristo, pur avendo un ruolo, è un mezzo e non una persona, per cui non ha
senso rivolgersi al sangue. La potenza, che è stata riservata al sangue, è
dovuta al fatto che Cristo stesso è Dio. {26-06-2012}
4. {Nicola Carlisi}
▲
Gli spropositi
di questi tempi sono tanti, fra cui anche questo di credere nel sangue di
Gesù! Va da sé che il sangue prezioso di Gesù purifica la nostra coscienza dalla
opere morte (Ebrei 9,14); a questo fine Dio ci esorta a credere nel suo
Figliuolo Gesù. Iddio ci esorta a credere nel suo Figliuolo Gesù, e non in
una parte della sua persona, e quindi solo nel sangue. Non troveremo mai
in tutto il contesto biblico di crede nel sangue di Gesù, ovviamente per essere
salvati. Gesù ha partecipato alla carne e al sangue Ebrei 2,14, non per dare
solo il suo sangue, ma l’intera sua persona, perché il corpo dell’uomo è
fatto di carne e sangue. Il sangue è amalgamato con il corpo, quindi
indivisibile. Immolare la propria persona significa offrirsi per essere ucciso,
così da offrire sia il corpo che il sangue che è nel corpo.
«E per
questa volontà siamo santificati, noi che lo siamo per l’offerta del corpo
di Gesù Cristo, fatta una volta» (Ebrei 10,10; 14). In questi versi si
esalta il corpo di Gesù Cristo, quindi la sua «Persona»
«Ma esso,
avendo offerto un unico sacrificio per i peccati, si è posto a sedere in
perpetuo alla destra di Dio» (Eb 10,12-13). Anche qui vediamo che
l’esaltazione viene fatta a Gesù, perché egli si è sacrificato.
«Poiché
Cristo ancora ha sofferto una volta per i peccati, egli giusto per gli
ingiusti, affinché ci adducesse a Dio; essendo mortificato in carne, ma
vivificato per lo Spirito» (1 Pt 3,18). In quest’altro versetto
l’esaltazione è data sempre alla persona di Cristo; Egli è stato mortificato,
subendo la morte come un peccatore.
«Sapendo
che, non con cose corruttibili, argento od oro, siete stati riscattati dalla
vana condotta vostra, insegnata di mano in mano dai padri; ma col prezioso
sangue di Cristo, come dell’Agnello senza difetto, né macchia...i
quali per lui credete in Dio, che l’ha suscitato dai morti, e gli ha dato
gloria; affinché la vostra fede e speranza fosse in Dio» (1 Pietro 1,18,21;
Rom. 10,10,12). In questi versi addirittura per Gesù dobbiamo crede in Dio, il
quale è stato soddisfatto dal suo Figliuolo, per averci giustificati, e per
questo è stato glorificato, come ancora glorificherà noi credenti.
[...] [N.d.R.:
Ecco altri brani, menzionati dall’autore, che si possono consultare
sul tema generale del sacrificio di Cristo: Is 53,10.12; Mt 26,37s; Gv 1,29; 10,17;
14,16s; 15,26; 1 Cor 4,7s; Eb 5,7.9; 9,14; 1 Gv 5,6.8. In questo luogo la loro
trascrizione testuale e le altre affermazioni dell'autore ci avrebbero portati
fuori tema.]
[...]
In tutto il contesto biblico è più che chiaro che bisogna porre
fede in Gesù e nell’Iddio Padre nostro per Gesù nostro Signore (Gv 17,3). Quindi, non possiamo
scindere la vita dalla Persona gloriosa di Gesù, egli ha dato tutto se stesso. {26-06-2012}
5. {Oscar Giulio Roben}
▲
■
Contributo:
Si sacrifica il Figlio di Dio e si crede in Lui. Il sangue di Cristo Gesù
e stato sparso per i credenti. «...ma se camminiamo nella luce, com’Egli è
nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo
Figliuolo, ci purifica da ogni peccato» (1 Gv 1,7). Sembra, secondo questa
Scrittura, che veniamo purificati a condizione che camminiamo in
comunione gli uni con gli altri. {26-06-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): In tale brano
esiste certo una condizione per la purificazione «da ogni peccato»,
ossia dalle singole trasgressioni. Essa, tuttavia, non risiede nel camminare in
comunione gli uni con gli altri, ma nel camminare nella luce, a cui si riferisce
il «se». Se si adempie tale condizione, ci sono due benefici: 1. La
comunione reciproca; ▪ 2. La purificazione mediante il sangue di Gesù.
Tutto ciò mostra come sia facile sbagliarsi nella logica e nell’analisi
logica. Per capire la Scrittura, ci vuole certamente lo Spirito Santo, ma anche
un po’ di analisi letteraria!
6. {Gianni Siena}
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■
Contributo:
«Credere» nel sangue di Gesù? «Sì», senz’altro, ma tenendo conto che esso è
stato sparso per i nostri peccati. Invocare il sangue di Gesù è tipico di
persone nuove nella fede, che s’aggrappano al suo significato e potere
liberatore da attacchi satanici e da difficoltà spirituali. È una pratica
invocatoria di chi è nuovo nella fede, ma non di tutti. Bisogna guardarsi dal
farne un feticcio come il volto o il cuore di Gesù: pratiche molto care
alla devozione cattolica. Una sana istruzione biblica dovrebbe portare il
credente a superare questo tipo di «devozione», che appartiene all’infanzia
della fede (ma non per tutti è così), e rischia di diventare una forma di
idolatria feticista. {26-06-2012}
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Risposta (Nicola Martella): È verosimile che
alcune persone nuove nella fede usino questo linguaggio e pratichino tale
feticismo del sangue. È anche vero, però, che ci sono credenti stagionati,
che usano tale linguaggio, pregano invocando il sangue, esortano a mettere fede
nel sangue e insegnano che Gesù ha sacrificato il suo sangue. Ciò è
dovuto spesso all’insegnamento deficitario ricevuto o al consenso dottrinario,
in cui vivono.
Bisogna credere nel sangue di Gesù? Preferisco credere in Gesù che
ha versato il suo sangue per noi. Se la Bibbia non usa tale linguaggio, io non
voglio averlo, né insegnarlo ad altri.
7. {Franco Cicala}
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Contributo: In Isaia 53,10 viene
profetizzato di Cristo che dà la sua vita fisica per il peccato. Questo
viene detto in un contesto del Vecchio Patto, dove i sacrifici degli animali
erano una prefigurazione del sacrificio perfetto di Cristo, fatto una volta per
sempre. Ed è proprio Isaia, guidato dallo Spirito Santo, che in questo verso
della Bibbia racchiude in Cristo la realtà e la necessità della sua morte
fisica per il perdono dei peccati. È la vita che viene sacrificata
(come allora gli animali per la sola copertura), ed è chiaro come il sole che
chi viene ucciso fisicamente, muore con il versamento del sangue.
{16-09-2012}
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Risposta (Nicola Martella): Ciò che scrivi, è vero; il
Messia ha dato la sua vita per il riscatto dei peccatori. Ciò ricalcava i
sacrifici dell’AT, in cui la vittima veniva sacrificata; non esisteva però
un’offerta o un sacrificio del sangue come rito particolare a sé. Il
sangue era soltanto una rappresentazione della vita data (versata) nella
morte. Perciò, da ciò non risulta con evidenza che il Messia abbia
sacrificato il suo sangue, né risulta l’urgenza di invocare il sangue
di Cristo come istanza a sé. In tutto il NT non si parla mai esplicitamente del
fatto che Cristo abbia sacrificato il suo sangue e che il credente debba
invocare il sangue. Quindi, è meglio attenersi ai fatti chiari ed evidenti,
visto che neppure nell’AT c’è mai stata qualcosa di simile.
8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {}
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12. {Autori
vari}
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Luca Matranga: Questo tema mi piace molto,
è una differenza nemmeno troppo sottile. Ho sentito spesso invocazioni al
«sangue di Gesù», ma non mi convincevano molto. {26-06-2012}
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Rita Fabi: Dio non ci chiede di credere
al
sangue, che Gesù ha versato, ma di credere in Gesù stesso. Il sangue di Gesù
ci ha purificati dai peccati. «Secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata
con sangue; e, senza spargimento di sangue, non c’è perdono» (Ebrei 9,22). Ma il
sacrificio è stata la sua stessa vita.