«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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RESISTERE NELLA RESISTENZA

 

 a cura di Nicola Martella

 

«Credere è pur sempre credere contro le apparenze, contro l’amara realtà di questo mondo. La fede ci può trasmettere la forza di non accontentarci semplicemente della contingenza, di non accettare inquietudine e lacerazione» (Maria Jepsen; tradotto e adatto dal tedesco da Nicola Martella).

 

ControventoNon basta resistere, ma bisogna imparare a resistere in modo continuato come chi sta sempre nella resistenza, finché la guerra sarà vinta. Quando c’è una coltre, che si posa a valle e impedisce la vista del sole, la fede ci permette di salire sulle vette, dove la nebbia non arriva. Inoltre, quest’ultima non potrà resistere a lungo, come gli argomenti degli stolti, dei «senza Dio», dei malvagi e dei cattivi maestri. «Le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò, che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero, fino a renderlo ubbidiente a Cristo» (2 Corinzi 10,4s).

     Chi ha fiducia in Dio, non accetta semplicemente lo status quo, non si accomoda in questo «presente secolo malvagio» (Galati 1,4), non fa compromessi, ma opera per il cambiamento. Non permette neppure che le nebbie dell’ansia, del dubbio o della depressione calino sulla propria coscienza, soffocandola. «Non siate dunque in ansia, dicendo: Che mangeremo? che berremo? o di che ci vestiremo? Poiché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; e il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Ma cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutto ciò vi sarà dato in aggiunta» (Mt 6,31ss).

     Resistere nella resistenza è il comando per quest’ora. Ciò vale anche per la difesa della verità contro i falsi profeti e i cattivi maestri. «...per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi» (Giuda 1,3).

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Nicola Martella

2. Salvatore Paone

3. Claudia Biscotti

4. Vincenzo Russillo

5.

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9.

10.

11.

12. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Ecco alcune citazioni, che possono aiutare nell’ulteriore riflessione.

Resistere: Dinamica: «È più facile resistere all’inizio che alla fine» (Leonardo Da Vinci).

 

Resistenza cristiana: «Resistete nella resistenza... dalla stessa parte della barricata, per favore!» (Nicola Martella).

 

Resistere (Imparare a ~): «Nel confronto con gli altri i colpi nei fianchi indeboliscono il pugile e lo rendono perdente? Allenati allora a incassare! La problematica non dipende dai colpi, veri o presunti che siano, che un altro ti dà, ma dalla tua resistenza sul ring della vita. Irrobustisci gli addominali della tua mente, impara a resistere! Inoltre, prendila con un po’ di umorismo e rispondi con un po’ di giovialità ironica: ce ne guadagnerai tu e gli altri. L’umorismo può essere molto disarmante e comunica all’altro: «Io voglio dialogare, non contrappormi a te o stroncarti”» (Nicola Martella).

 

 

2. {Salvatore Paone}

 

Ricordo un vecchio film hollywoodiano, il film era ambientato alla fine degli anni «40» del secolo scorso. Un ragazzo ventenne ambiva a fare il palombaro, per entrare nel corpo dei United States Marine Corps; ciò comportava sacrifici:

     Bisognava avere forza e coraggio, fare rinunce e sopratutto avere la pelle bianca, sì, la pelle bianca, perché era di colore tale ragazzo. A causa del razzismo, veniva ogni volta penalizzato per il colore della sua pelle. Anche dopo lunghi e strazianti episodi di discriminazione, lui non mollava. Aveva una radiolina, costruita a mano dal padre, e quando gli fu distrutta dai compagni, lui pianse molto, essendo l’unico ricordo del suo defunto padre. Allora, lui con tanta pazienza e resistenza ricostruì la radiolina.

     Il suo capitano gli diceva: «Rinuncia, vai via per il tuo bene», ma lui continuò il suo percorso, fino ad arrivare quasi alla promozione di palombaro scelto. Un giorno il suo capitano gli disse: «Cosa ti ha detto tuo padre, per essere così duro?». Lui rispose: «Resistere, anche quando non c’e più alcuna speranza».

     Così tale ragazzo fece la carriera di palombaro, diventò ufficiale e, dopo alcuni anni, ebbe un incidente sul lavoro e perse una gamba. La United States Marine Corps volevano toglierci il titolo per via dell’incidente e, non avendo più la gamba sinistra, non poteva esercitare la sua professione. Così abbattuto e sconfitto, dovette ritirarsi, ma subito dopo con forza e tenacia si allenò con una sola gamba e con una protesi inizio a simulare le immersioni, fino al punto di arrivare a immergersi veramente. Ma questo non convinse i giudici. Allora, per testare la sua forza, gli fecero fare una prova con una muta da palombaro, che pesava il doppio di quella, che egli usava in passato; e così con tale muta dovette compiere 12 passi, per essere riammesso nel corpo dei palombari. Il ragazzo, oramai divenuto uomo adulto, riuscì con forza e resistenza a rientrare a far parte del United States Marine Corps

     Così credo che anche noi, come credenti, dobbiamo resistere; anche quando ci sembra tutto finito e buio, dobbiamo lottare, finché il Signore ci chiama a farlo. {18-05-2012}

 

 

3. {Claudia Biscotti}

 

Contributo: Tu parli della «difesa della Verità contro i falsi profeti e i cattivi maestri». Ma come? Me lo chiedo perché, quando mi trovo davanti a persone, che asseriscono che dopo la morte c’è il nulla, che la vita finisce qui, io resto inebetita dalla loro stoltezza. La loro falsa convinzione è come un muro, una chiusura contro la quale, continuare a ripetere che si sbagliano, sembra inutile. Resistere nella resistenza, mi sembra più un ancorarsi a Cristo Gesù per non perdersi, piuttosto che un lottare per difendere la Verità con la propria testimonianza. {09-06-2012}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Chi è ancorato a Cristo, può lottare per difendere la Verità. Altrimenti è solo un cembalo risonante. Non si può amare e onorare Cristo e non fare nulla per difendere la sua verità. «Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi della nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Perché si sono infiltrati fra di voi certi uomini...» (Giuda 1,3s).

     «Le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo» (2 Cor 10,4s).

     Può resistere nella resistenza soltanto chi ha Cristo non solo come suo Salvatore personale, ma anche come il suo Signore e lo serve con ciò che «sta scritto»!

 

Replica 1 (Claudia Biscotti): Condivido parola per parola, ma non opero più di quello, che il vivere richiede. Cerco la volontà di Dio, voglio ascoltare la sua voce e ubbidire, ma mi ritrovo ad affaccendarmi nella quotidiano, chiedendomi se è la volontà di Dio oppure no?! Mi dico che vivere la sua Parola equivale a ubbidire, eppure mi sento come se mi sfuggisse qualcosa. Quando posso e quando c’è l’occasione, testimonio di Lui, ma è sempre più difficile, quasi non ti permettono di parlare.

     Resistere, certo bisogna resistere; avendo ricevuto la verità e avendo conosciuto Gesù, come non si potrebbe? Lottare, certo è una lotta continua. {09-06-2012}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): È una lotta continua? Allora sei viva. Solo i morti non lottano più. Il Signore non ha promesso ai suoi discepoli altro se non la lotta. Ingiunse loro di amarlo come nessuno mai (Mt 10,37), di prendere la propria croce e a seguirlo, come chi va al patibolo (v. 38). Li avvertì, che seguirlo avrebbe significato «spada» nella loro stessa famiglia (v. 34ss). Preannunciò loro tanti svantaggi: tribolazione, persecuzione, odio e quant’altro, a causa del suo nome e della Parola di Dio (Mt 24,9), cosa che avrebbe fatto «scandalizzare» alcuni intenzionati a seguirlo (Mt 13,21). La consolazione, che lasciò loro riguardo alle tribolazioni nel mondo, era che ci si poteva fare animo, ricordandosi che Egli ha vinto il mondo (Gv 16,33). Gli apostoli non insegnarono diversamente (At 14, 22; cfr. Ap 2, 9s), aggiungendo che nulla di tutto ciò — tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada — sarebbe in grado di separare i credenti rigenerati dall’amore di Cristo (Rm 8, 35) o sconfiggerli definitivamente (2 Cor 4, 8s).

     Quindi, Gesù scoprì le sue «carte» fin dall’inizio e non promise ai suoi seguaci un «mondo rosa»: una «sequela all’acqua di rose», una «grazia a poco prezzo», un «cristianesimo da dopolavoro», o una «fede facile, facile». Chi vuole un cristianesimo tutto amore e sentimenti e si scandalizza facilmente, ha poca radice ed è a rischio recessione.

    Dopo che «molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui... Gesù disse ai dodici: “Non volete andarvene anche voi?”» (Gv 6, 66s). Questa domanda Egli la pone anche oggi ai suoi seguaci titubanti e traballanti. Pietro seppe cosa rispondere (vv. 68ss). Che risponderemo noi?

 

Replica 2 (Claudia Biscotti): No, non voglio andarmene. Voglio restare... e resistere. La mia preghiera è di riuscire a restare in piedi per il Signore, nonostante tutto, anche quando tutto marcia al contrario. {09-06-2012}

 

 

4. {Vincenzo Russillo}

 

Nota editoriale: Questo scritto era stato messo in una discussione, dove era fuori tema. Abbiamo preferito dislocarlo qui, dove si accorda con l’argomento generale.

 

Contributo: Seguire Cristo ha un costo, non è un rapporto sdolcinato della serie: «Io ti amo e ti perdono, adesso vivrai felice». No! Non è così, non si può ingannare la gente con parole sdolcinate.

     Del Messia leggiamo quanto segue: «Mentre camminavano per la via, qualcuno gli disse: “Io ti seguirò dovunque andrai”. E Gesù gli rispose: “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. A un altro disse: “Seguimi”. Ed egli rispose: “Permettimi di andare prima a seppellire mio padre”. Ma Gesù gli disse: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunciare il regno di Dio”. Un altro ancora gli disse: “Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare quelli di casa mia”. Ma Gesù gli disse: “Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio”» (Luca 9,56-62).

     Gesù ci chiama a seguirlo senza compromessi; ci costerà tutto: gli amici, la famiglia e anche le finanze (cfr. Matteo 19,21). Dio non ci chiama sicuramente alla rinuncia, non ci dice: «Non dovrai andare al funerale dei tuoi genitori», oppure: «Vendi tutto». Ma Egli ci vuole testare, per vedere se Cristo è tutto per noi, per vedere se è veramente il nostro tesoro, la nostra gioia, la nostra sicurezza, la nostra speranza, il nostro amico nei momenti di solitudine, la nostra casa, la nostra forza di riuscire a guardare dritto nella vita. Tutte queste cose hanno un costo. Dobbiamo ricordarci questo: «E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo» (Luca 14,27). Discepoli a buon mercato torneranno indietro, quando la strada diventerà più pericolosa. Come Paolo dobbiamo però dire: «Come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!» (Corinzi 6,10). {31-07-2011}

 

 

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12. {Autori vari}

 

Monica Simonetta Ara: Grazie! Edificante! DTB {19-05-2012}

 

Fortuna Fico: Veramente bello! Grazie, Dio continui a benedirti! {19-05-2012}

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Resistenza_EdF.htm

18-05-2012; Aggiornamento: 11-03-2014

 

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