«Dio
mio, porto dinanzi a te il mio tacito dolore.
Tu tiri fuori di me il lamento soppresso,
liberi le lacrime non versate
e sciogli l’indurimento del cuore.
Fa’ che io non cerchi di sminuire ciò,
che il tuo amore mi promette»
(Sabine Naegeli; tradotto e adattato da Nicola Martella).
Per
l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare
la riflessione dei lettori, per aiutarlo formulare contributi confacenti al
tema):
■ «Io sono esausto a forza di gemere; ogni notte allago di pianto
il mio letto e bagno delle mie lacrime il mio giaciglio» (Salmo 6,6).
■ «Le mie lacrime sono diventate il mio
cibo giorno e notte, mentre mi dicono continuamente: “Dov’è il tuo Dio?”»
(Salmo 42,3)
■ «Attendi a me, e rispondimi; io non ho requie nel mio lamento, e
gemo, per la voce del nemico, per l’oppressione dell’empio; poiché mi gettano
addosso delle iniquità e mi perseguitano con furore» (Salmo 55,2; cfr. 64,1;
102,1ss).
■ «L’anima mia, dal dolore, si consuma
in lacrime; rialzami secondo la tua parola. […] Rivi di lacrime mi
scendono giù dagli occhi, perché la tua legge non è osservata» (Salmo
119,28.136).
■ «Effondo il mio lamento dinanzi a lui, espongo dinanzi a lui la mia
tribolazione. Quando lo spirito mio è abbattuto in me, tu conosci il mio
sentiero» (Salmo 142,2s).
■ «Tu hai liberata l’anima mia dalla morte, gli occhi miei da
lacrime, i miei piedi da caduta» (Salmo 116,8).
Dio sa ciò, che avviene in
segreto! E già questo è consolante.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Silvano Creaco}
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Contributo:
Molto bella la frase iniziale. Spero che l’autrice viva una tale realtà di
abbandono totale del proprio dolore personale a Dio. Mi piace molto questo
post, fra l’altro conosco a memoria i versetti, che Nicola ha aggiunto, perché
spesso mi sono trovato in situazioni simili a quelli, che vivevano i
salmisti, anche se le circostanze erano diverse.
Parlare del dolore e relazionarlo alla nostra fede
personale in Dio, è qualcosa di non semplice. Fra l’altro distinguerei
tra dolore fisico (legato a una malattia seria) e dolore morale,
legato a una delusione, alla perdita di una persona, a problemi coniugale e cose
simili. La mia esperienza è che ogni qualvolta esperimento nella mia vita del
dolore, spesso è perché Dio vuole dirmi qualcosa e darmi qualcosa.
Sono convinto, dopo quasi 30 anni di cammino
cristiano, che un vero credente ha spesso momenti di dolore, naturalmente
alternati a momenti di pace e gioia; i tempi di dolore sono spesso momenti, come
dicevo prima, in cui nella tua sofferenza Dio sussurra qualcosa alle
orecchie del tuo cuore, un qualcosa che non comprendi subito o quanto meno non
accetti subito. Nel dolore impari a dipendere da Dio, eserciti la tua
fede e, se rimarrai fedele nel dolore in tutte le sue componenti, Dio alla fine
ti premierà con benedizioni, che prima non t’immaginavi neanche (vedi il
finale della storia di Giobbe). {16-02-2012}
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Risposta (Nicola Martella): Il dolore può «drogare»
e, come una nebbia, può far distogliere lo sguardo dal Dio vivente; allora si
crea una dipendenza dalla propria autocommiserazione. Oppure, il dolore
può essere la sobria occasione per porsi con veracità e sincerità alla
presenza di Dio e per esporsi docili e ben disposti all’analisi, alla
diagnosi e alla terapia del sommo Medico celeste; solo così si potrà guarire.
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11. {Vari
e medi}
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12. {Vari
e brevi}
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Maria Grazia Corcelli: Davvero bella questa nota; ne dobbiamo far tesoro per rafforzare ogni minuto le nostre debolezze o le nostre mancanze. {16-02-2012}
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Marianna Seculici: È una nota meravigliosa. Gesù toccaci il cuore. Che lo Spirito Santo investighi ogni particela [di noi]. Grazie Signore. Nel nome di Gesù. {16-02-2012}
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Pietro Calenzo: Bellissimo dialogo con Dio,
filiale e fidente di santo timore. {17-02-2012}
► URL
:
http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Dialog_segret_EnB.htm
16-02-2012; Aggiornamento:
17-02-2012 |