Mi sorprendono
lunghe liste di «amen!» in tutte le grafie possibili, messi in calce a una
massima, a un’immagine con testo o a uno scritto in Internet. Eppure, vedo che
le asserzioni fatte da qualche autore, sono equivoche, contengono solo
mezze verità e non corrispondono in tutto e per tutto agli insegnamenti biblici.
Eppure, ci sono persone, che segnalano il loro assenso e scrivono
«amen!».
Constato con meraviglia che, anche dopo aver scritto una nota critica tra
i commenti, per aprire gli occhi al mio prossimo sull’asserzione equivoca di
qualche autore, gli «amenologi» continuano indisturbati, senza neppure
accorgersi di tale nota, aumentando la lunga lista degli «ameeen!» o simili. È
proprio singolare la specie degli «amenologi»: preferiscono agire d’impulso, mettendo a folle la loro ragione, e pensano che sia
buono aggiungere il loro ai tanti «amen!», ritenendo che se molti lo fanno, non
dev’essere tanto male tale testo di riferimento. Tuttavia, si ha l’impressione
che, a seconda dei casi, non abbiano letto per nulla tale citazione o scritto,
almeno non l’abbiano letto criticamente o non abbiano capito veramente tale
contenuto. C’è chi mi ha confessato, che mette il suo assenso o il suo «ammeenn!»
allo scritto di qualcuno, solo per la fiducia verso di lui, senza aver
letto l’intero scritto! In calce a un testo equivoco puoi scriverci dieci note
critiche, puoi star certo che più del 90% non le leggerà. È più facile
aggiungere un «ammen!» o un «amennn!», che mettere in moto la materia grigia e
usare il discernimento.
Personalmente
preferisco che i lettori dei miei articoli si esprimano a parole loro,
sia nelle cose in cui concordano, sia quando dissentono, argomentando con
serietà e rispetto, che scrivano una delle tante variazioni di «amen!» o
«alleluia!».
Suggerirei
che si limitasse l’uso degli «amen!» e simili (alleluia, gloria a Dio, ecc.)
alle preghiere, alle invocazioni, alla dichiarazione di fede, all’adorazione e
al culto (Rm 1,25; 9,5; 11,36; 15,33; 16,27; 1 Cor 14,16; 2 Cor 1,20; Ap 1,6.7;
5,14; 7,12; 19,4; 22,20). Per il resto sia il nostro «sì» sì, e il nostro «no»,
no (2 Cor 1,17ss; Gal 5,12).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Andrea Angeloni}
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La mia premura sono
quelli di «fuori», e a volte ammetto di provare vergogna perché con fare di
questo tipo si squalifica il Vangelo e si rendono bigotti e limitati gli
appartenenti a Cristo.
Naturalmente
non metto in discussione il nobile sentimento che spesso spinge questi fratelli
a intervenire sotto a scritti o versetti biblici in questo modo.
Ho un caro fratello, che spesso
mi tagga con post di testimonianza audio. Questi sono molto centrati ed
edificanti, però delle volte ho remore ad aggiungerli al diario, proprio per
l’abitudine di tanti fratelli a fare liste infinite di «amen». Interventi
strutturati sarebbero più proficui. Oppure forse è più saggio tacere.
{14-07-2016}
2. {Amedeo De Nisi}
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Contributo:
Scusate se mi intrometto; in un certo modo dobbiamo reprimere la parola «ammen!»
detta in una risposta equivocata, è come dire, sì che no. Molti adoperano
questo modo di esprimersi, o «ammen», come dire «sì ho capito», anche se
ti aveva detto vai all’inferno!?? Però dobbiamo fiscalizzare tutto, e parlare
degli altri come se fossero tutti ignoranti? Vi avviso, nella Parola
nessuno è ignorante, possono esprimersi male per mancanza di diplomazia o
tecnica verbale, però nel cuore esiste la parola giusta e Dio la comprende.
Un giorno stavo ascoltando una predica di un fratello del sud, ero un giovane a
quei lontani tempi però ancora oggi torna alla mia mente; ve lo riferisco: stava
predicando e disse: Noi dobbiamo essere piccoli davanti a Dio come bambini che
ciucciano la «menna»; nel nostro dialetto, molti si scandalizzarono. Fratelli
cari, come me Dio comprese il suo cuore, io accettai il suo messaggio; anche se
poco etico, per la sua dialettica era perfetto. Era meglio dire: Come
bambini che prendono il latte. Un chiarimento per tutti noi: vedo un asino
laggiù, si avvicina, o no, è un cavallo: si avvicina di più, no, non era
un cavallo è il mio fratello caro. Tenere un giudizio nella propria
bocca: sono padrone di quelle parole; se le dico, sono schiavo di quello che ho
detto. Dio vi benedica dall’alto. Spero mi perdonerete gli errori commessi a
scrivere, è molto tempo che non vivo in Italia. Pace. Dr. Amedeo De Nisi, servo
e teologo del Signore. {14-07-2016}
▬
Nicola Martella:
Dati l’insufficiente punteggiatura, la singolare sintassi e vari termini desueti
o «espanicizzati», è difficile seguire e capire il tuo pensiero, per
capire in che cosa tu sia d’accordo o contrario. Ho cercato di adattare il tuo
contributo, per renderlo più comprensivo, ma per molti aspetti il problema
resta.
Non ho neppure
capito tanto la «lezione morale» sull’ignorante, visto che tale termine
non ricorre nel mio scritto. Non ho neppure parlato di pulpito e predicazione.
In esso si tratta dell’analisi di un fenomeno, secondo cui alcuni usano mettere
«amen» e simili anche a citazioni e scritti contenenti strafalcioni
dottrinali o anche falsità, senza aver letto per intero tali cose e senza averle
capite criticamente.
Se sei teologo, dovresti sapere
che cosa significa «amen» nella sua lingua d’origine (l’ebraico) e del
suo uso fatto da Gesù e dagli apostoli nel NT (che è greco). In ogni modo,
«amen» viene dalla radice ebraica aman e significa «vero, sicuro,
fedele». Perciò, bisogna mettere il proprio «amen» solo alle cose che hanno
tale qualità. Gesù cominciava alcuni suoi particolari insegnamenti, dicendo
nell’originale: «Amen, [amen,] io vi dico...» (Mt 5,18.26; «amen,
amen» Gv 16,20.23), intendendo quello, che vi sto dicendo, è vero, sicuro e
fedele.
3. {Davide Forte}
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Contributo:
Riguardo al tuo
consiglio di limitare gli amen, alleluia e cose simili, di questi
consigli, ne ho sentito pure di peggio. Ad esempio, qualche anziano ha
definito questi amen, gloria a Dio, alleluia, gloria al tuo nome santo, grazie
Gesù, ecc. come «rosari evangelici». Ovviamente, questo anziano non
era pentecostale, ed è altrettanto ovvio che queste acclamazioni di lode
accadono solo nelle chiese pentecostali e carismatiche. Amici e fratelli,
lodare Dio è una cosa bella ed è gradita a Dio, fatelo volentieri di vero
cuore. E se non vi accade di farlo, vi avverto siete delle lampade
spente, in cui non c’è alito di vita. Non lo sapete forse che la dimora di
Dio è nella Lode? Io credo che a questi, che la pensano in questo modo, darà
fastidio pure sentire che i serafini alla presenza di Dio dicono giorno e
notte: «Santo, Santo, Santo è il Signore Iddio, l’Onnipotente che era, che è,
che ha da venire!». {15-07-2016}
■
Stefano D’alessandro:
Sono con te Davide, hai
perfettamente ragione; solo che bisogna anche discernere dove associare e
a cosa il nostro «amen», per non mai banalizzare le cose e per non
renderci mai complici di qualcosa, che non è da Dio o è vuoto
spiritualmente. Ci sono sermoni preconfezionati senza forza, diluiti di
umana sapienza e conditi di orpelli religiosi; dobbiamo dare ascolto a ciò, che
ci smuove nello Spirito e non a ciò che ci commuove le viscere in
banchetti emozionali, dobbiamo sentirlo potente e vivo, che alza la voce dentro
di noi, lo Spirito, cosicché dia «gloria a Dio» {15-07-2016}
▬
Nicola Martella:
Davide Forte, se leggi attentamente il mio scritto, non ho parlato della
devozione personale ed ecclesiale di una denominazione particolare. Vedo
che hai l’abilità di torcere il mio pensiero, buttandola in polemica su
cose, che non ho menzionato. La lingua batte là, dove il dente duole. Tuttavia,
così si fa solo confusione. Ho parlato solo del malvezzo di
scrivere «amen!» in tutte le varianti arbitrarie in calce a frasi, citazioni e
scritti contenenti elementi dottrinali equivoci, se non addirittura
falsi, pubblicati in Internet.
Rimando i tuoi avvertimenti al
mittente, visto che sei uscito fuori del seminato, mostrando di aver capito
fischi per fiaschi. Perciò, ti faccio presente che non si è lampade accese
solo per l’uso di un «rosario mistico»! Sono i «frutti dello Spirito»,
che mostrano se si è accesi o spenti, non un frasario religioso. E questo vale
per tutte le denominazioni.
4. {Franco Diaferia}
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Contributo:
Sono d’accordo con questo post. Ho
frequentato la chiesa evangelica e chiesi il battesimo. Poi ho lasciato
proprio perché vedevo poco approfondimento personale nel 90% delle
persone; in più perché quando cercavo delle risposte, per approfondire, vedevo
solo l’interesse a cercare di «salvare anime», costringendo i cristiani a
frequentare la chiesa e gli incontri delle «cellule» per quasi sette giorni alla
settimana. Ho avuto la sensazione «chiara ed evidente», che alla chiesa
servivano solo anime, che portassero sempre più anime, per riempire le «casse»
economiche della chiesa, senza rendersi conto che spingevano gli uomini e le
donne a trascurare lavoro e famiglia. È vero c’è solo l’abitudine di dire
come degli automi «ammmennn»... ricerca ed approfondimento «zero».
Ho cominciato con serenità da solo ad approfondire con continue ricerche di
testi, commentari, dizionari, eccetera; alla fine, ho cominciato da solo e con
l’aiuto dello «Spirito Santo» a capire cosa vuole il Signore da tutti noi.
Prego, leggo e prego, ma soprattutto mi sforzo di mettere in pratica gli
insegnamenti di «Gesù Cristo e nostro Signore». La battaglia è lunga, ma non mi
arrendo, Dio vi benedica. Ora sono più sereno e comunque faccio testimonianza
ed evangelizzazione con la mia stessa vita. Credo che alla fine questo
serviva, per il resto per me si potrebbe «testimoniare ed evangelizzare», pur
restando nella «Santa Madre Chiesa Cattolica». Ciao, buon tutto.
{15-07-2016}
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Nicola Martella:
Il tuo contributo è fuori tema. Tuttavia, permettimi una
battuta: Hai scelto proprio bene, il male minore! Nella «Santa
Madre Chiesa Cattolica» di insegnamento scritturale ce n’è proprio
tanto e di «amen» e litanie preconfezionate proprio poche, tutto è
spontaneo e proviene dal cuore. Sbagliano coloro, che affermano della messa come
di una teatralizzazione della fede sacramentalista. Nella chiesa di Roma
bisogna assolutamente vedere un «approfondimento personale nel 90% delle
persone». Nelle casse della chiesa romana di denaro ne arriva proprio
poco, pochissimo; l’oro del Vaticano si alimenta da solo,
miracolosamente, e sbagliano coloro, che affermano che si tratta di una delle
lobby, sì della multinazionale più potente e redditizia del mondo.
Sbagliano
senz’altro coloro che parlano dell’idolatria, della papolatria, del
sacramentalismo, della superstizione religiosa e così via della chiesa romana.
Sì, hai
scelto proprio bene, il male minore! E hai mostrato molto discernimento
nel fare tale decisione.
P.S.: Non esiste la «chiesa
evangelica», ma le «chiese evangeliche». E tu sei capitato proprio in
quella «giusta». Io non mi riconosco nella descrizione, che tu hai fatto sopra.
5. {Massimo Abbate}
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Condivido
assolutamente. Una volta un predicatore disse: «Se stasera non ci convertiamo,
andiamo tutti all’Inferno!». E tutti rimasero zitti. Poi il predicatore disse:
«Volete andare all’Inferno? Se è sì, allora vuol dire che non c’è
ravvedimento... quindi, alzate la mano... convertitevi ora. A quel punto uno
sprovveduto e anche un po’ stolto, comprendendo male il messaggio e alzando la
mano, disse: «Amen!!!!». E il predicatore gli chiese: «Ma vuoi andare
all’inferno?». E lui: «No!». E il predicatore gli chiese ancora: «Allora perché
hai alzato la mano?». È così nelle chiese: a volte gli stessi predicatori fanno
giochi di parole nel messaggio, magari ingenuamente, ma molti, come nel caso
descritto, rispondono come dei pappagalli: «Amen!!!!». {15-07-2016}
[N.d.R.: Il predicatore aveva
chiesto di alzare la mano a chi voleva andare all’Inferno. L’uomo aveva capito
di farlo, se voleva convertirsi, dando l'assenso col suo «amen!».]
6. {}
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7. {}
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8. {}
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10. {}
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11. {Vari e medi}
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Gianni Cascato: Più tempo
passa, più mi viene la nausea nel leggere tutti questi amen; hai appena
messo un post, per il quale ci vogliono almeno 10 minuti per leggere il
contenuto, ma dopo qualche secondo ti arrivano dei «mi piace o degli
amen».
Penso che la migliore cosa, per non
ricevere degli amen, è disattivare i commenti. {14-07-2016}
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Michela De Rose: Sembra quasi che tutto venga preso
per scontato senza più «vedere se le cose stanno cosi». E senza discernimento si fa ciò, che fanno tutti, incluso gli «amen». Grazie, Nicola {14-07-2016}
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Franco Caparco: È vero quanto affermi. Penso che questi «amen» indicano spesso
mancanza di conoscenza e discernimento biblico, conseguenza di una carenza a livello individuale e di chiesa d’appartenenza, nell’insegnamento sistematico e fedele alle Scritture. {14-07-2016}
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Davide Forte: Io penso che la
pronuncia più giusta di «amen» sia questa «amèn»! Che né pensi? {14-07-2016}
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Nicola Martella: Essendo
in greco «amḗn», la corretta trascrizione sarebbe «amèn». Tuttavia qui il tema non verte sulla giusta pronuncia, ma su altro.
12. {Vari e brevi}
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Salvatore Reale: E i «gloria a Dio»? Gli «alleluia» e i «ti benedico»? {14-07-2016}
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Nicola Martella: Peggio sono quelli col
linguaggio cifrato: «DTB», «DTBG», e simili. Chissà che ne pensano i T.d.G., i P.C.I. (come te) e quelli del S.P.Q.R. o i delegati di una delle tanti S.p.A. ☺
■
Salvatore Reale: Non uso acronimi, tranne per quelli convenzionali. {14-07-2016}
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Adolfo Monnanni: Dobbiamo fare attenzione a ciò, che approviamo. {14-07-2016}
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Alessandro Zanconato: AMEEEN! Scherzo, ovviamente... Sono d’accordo con te, Nicola ☻ {14-07-2016}
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Guerino De Masi: Amen! ☺ Quanto è vero quello, che dici, caro Nicola! {14-07-2016}
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Adolfo Monnanni: Guerino, occhio con i tuoi amen. ☻ Amen? Sì, il nostro fratello Nicola ha ragione da vendere! {14-07-2016}
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Tina Martella: Sì, hai ragione, amen!!! ☺ {14-07-2016}
► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Amenologi_EdF.htm
14-07-2016; Aggiornamento: 15-07-2016 |