1. CHE COSA SIGNIFICA «ALLELUIA»?: Alleluia (ebr. hallelû
jah[û]) proviene dal verbo hāllal, che in origine intendeva
«illuminare, risplendere, brillare» (nel qal o attivo semplice). «... quando
la sua lampada risplendeva sul mio capo, e alla sua luce io camminavo
nelle tenebre!» (Gb 29,3). «Se,
contemplando il sole risplendere e la luna lucente avanzare... »
(Gb 31,26). «Poiché le stelle e le costellazioni
del cielo non faranno più brillare la loro luce» (Is 13,10).
La forma verbale hillel (piel) è intensificante rispetto ad
hāllal. Da essa proviene hallelû «illuminate, lodate».
Perciò, la locuzione hallelû jah[û] in origine intendeva
«illuminate Jah[û]» (forma breve per Jahwè), ossia l’Eterno. Adorare il Signore
significa, quindi, «metterlo in buona luce» nell’assemblea e come santi,
ricordando le sue qualità e le sue gesta.
2. ALCUNI
ASPETTI DELLA LODE: Ecco alcuni versi che mostrano come lodare Dio.
■ «Illuminate
l’Eterno. Illuminate, o servi dell’Eterno, Illuminate il nome dell’Eterno!»
(Sal 113,1 traduzione radicale nostra; nome = persona; cfr. Sal 135,1).
■ «Celebrino
l’Eterno per la sua clemenza, e per i suoi prodigi a favore dei figli degli
uomini! Offrano sacrifici di lode, e raccontino le sue opere con
giubilo!» (Sal 107,21s; cfr. Gle 2,26).
■ «L’Eterno
è grande e degno di somma lode, e la sua grandezza non si può
investigare. Una generazione racconterà all’altra le lodi delle tue
opere, ed essi proclameranno le tue gesta» (Sal 145,3s).
■ «Ora, io,
Nebukadnezar, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo, perché
tutte le sue opere sono verità, e le sue vie, giustizia, ed egli ha il potere di
umiliare quelli, che camminano superbamente» (Dn 4,37).
3. ASPETTI
CONCLUSIVI: È ben triste, quando solisti, cori, gruppi d’adorazione,
gruppi musicali e chiese, mettono se stessi in scena con le loro moine,
con le loro esibizioni, con i loro ritmi frenetici, con i loro programmi
sofisticati, con i loro spettacoli artefatti e così via, e poi chiamano tutto
ciò «adorazione».
Inoltre, non basta ripetere continuamente «alleluia!» con le labbra,
dal pulpito o dal palco, come fosse una cantilena o un mantra. Peggio è quando
si fanno cose sbagliate e si dice: «Sia benedetto l’Eterno, poiché io
mi arricchisco!» (Zc 11,5). Il Signore bisogna lodarlo, metterlo in buona
luce nella quotidianità, in famiglia, sul posto di lavoro, nei contatti
sociali, per strada, praticando una vita di santificazione, facendo ciò che è
giusto, rifuggendo il male in tutte le sue forme. «Tuttavia
il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore
conosce quelli, che sono suoi”, e “Si ritragga dall’iniquità chiunque pronuncia
il nome del Signore”» (2 Tm 2,19). Chi ha
queste caratteristiche, può lodare il Signore nel modo a Lui gradito e cercando
i motivi reali e legittimi, perché celebrarlo ed esaltarlo.
Dopo aver
stimolato, lascio agli altri «illuminare» l’argomento con ulteriori aspetti
e riflessioni. Hallelûjah!
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?
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1. {Pietro Arnese}
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Contributo:
Premettendo che non sono un esperto della lingua ebraica e in particolare di
quella biblica, mi ha sorpreso (piacevolmente) il significato attribuito
alla parola «alleluia».
Ho sempre
saputo e creduto, anche in base a testi di traduzioni fatte da studiosi
dell’antico ebraico, che la parola «alleluia» proviene da «halal», che a
sua volta ha origine da un parola semitica, che significa «gridare»,
«gridare ad alta voce» e che viene utilizzata in quasi cento passaggi
dell’Antico Testamento, 24 volte completo (alleluia) e anche nella forma
semplice del verbo che viene tradotto «lodare». Nel Nuovo Testamento
invece la troviamo soltanto 4 volte e solo nell’Apocalisse.
Per estensione
il verbo implica un «gridare per gioia», «gioire», «essere sinceramente
riconoscenti».
Devo comunque,
dire che mi piace tanto il significato di «brillare», ma per correttezza
dovevo fare un intervento nella speranza che qualche maestro di lingua ebraica
biblica possa aiutarci a capire meglio.
Grazie e alleluia! (hallelu-jah) {30-12-2014}
▬
Nicola Martella:
Non esiste nessuna radice ebraica halal, che significa «gridare
(ad alta voce)». Per scrupolo sono andato a consultare nuovamente il dizionario
ebraico, ma non esiste una tale radice con questo significato. Dove hai mai
letto una cosa del genere? La radice halal ha due significati: 1.
brillare, illuminare (qal e hifil); 2. lodare, giubilare (piel, pual, hitpael).
Come si vede i tempi che mancano a uno, ce li ha l’altro; cosa che mostrano la
derivazione del secondo significato dal primo.
Chi afferma
una cosa del genere si è evidentemente sbagliato con la radice jalal
(hifil hêlil) «lamentarsi, urlare» (cfr. Is 15,2s; 16,7). Ma l’imperativo
2a pl. hifil farebbe helîlû «urlate» (Gs 1,5; Is 13,6), non
hallelû (o halalû piel) «illuminate, lodate». Meglio non
confondere pere con mele!
Le accezioni «gridare», «gridare ad alta voce», «gridare per gioia» e le
altre menzionate non hanno senso in hallelû jah[û], avendo come oggetto
dell’imperativo Jahwè, che perciò non è al dativo (gridare a, gioire a), ma in
accusativo: illuminate, lodate Jahwè.
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11. {Vari
e medi}
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12. {Vari
e brevi}
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Alleluia_Lv.htm
25-12-2014; Aggiornamento: 02-01-2015 |