«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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Dall'avvento alla parusia

 

Devozione

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:

■ Aspetti introduttivi

■ Gesù di Nazaret

■ Gli Evangeli

■ Dall’ascensione alla fine dei tempi

■ Aspetti conclusivi

Recensione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SANTA IGNORANZA

 

 di Nicola Martella

 

1. Come i bambini, ma in che cosa?

     Alcuni credenti coltivano il campicello della «santa ignoranza» e credono in esso di trovarne beatitudine. Perciò, citano all’occasione (e fuori contesto) versi, in cui Gesù parlò dell’essere come i bambini, ad esempio: «Se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). «Chiunque non accoglierà il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto» (Lc 18,17). Si noti che qui si parla di come entrare nel regno, ossia senza essere prevenuti e con semplicità, come farebbero i bambini. Non si parla qui di come vivere nel regno di Dio, una volta entrati!

     Tali credenti confondono l’assenza di malizia dei bambini con l’assenza di conoscenza biblica. L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, che si vantavano e facevano sfoggio di carismi spettacolari, sebbene marginali e poco edificanti, disse loro: «Fratelli, non siate bambini quanto al senno; siate pur bambini quanto a malizia, ma quanto al senno, siate uomini maturi» (1 Cor 14,20.

 

2. Non bisogna essere sapienti?

     Se non bastasse, essi citano prontamente 1 Corinzi 1,26s: «Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti».

     Che rispondere a tali credenti? Fanno proprio male a strumentalizzare tale brano, poiché esso parla di «sapienti secondo la carne», ossia che filtrano la realtà con la loro conoscenza mondana, non soggetta al timor di Dio. Alla fine di tale brano, Paolo affermò che «Cristo Gesù… ci è stato fatto da Dio sapienza» (v. 30), ossia il principio ordinatore della conoscenza del cristiano. Non si tratta quindi del principio: «Beata la santa ignoranza», ma di quest’altro: «Beata la corretta conoscenza in Cristo» (cfr. Eb 1,1s).

     Paolo chiamò ogni «sapiente carnale» anche «uomo psichico» (lett. 1 Cor 2,14), ossia chi si basa sui propri sensi e non possiede la percezione spirituale delle cose, che dà solo lo Spirito Santo. Il divario è, quindi, fra coloro, che possiedono la «mente di Cristo» (1 Cor 2,14) e a cui si può parlare come a «spirituali» (3,1), e coloro a cui bisogna parlare ancora «come a carnali, come a bambini in Cristo» (v. 1s).

     Come ci ammaestra Giacomo, la scelta è altresì fra due sapienze differenti: fra una che è «terrestre, psichica, demoniaca» (lett. Gcm 3,15) e un’altra, che «è da Alto» (= da Dio) e che è «prima è pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia» (v. 17). Il problema non è, quindi, la sapienza, ma il tipo di sapienza e la fonte, da cui essa è attinta. È fuori dubbio che dobbiamo acquisire sapienza, quella fondata sul timore di Dio e sulla conoscenza biblica (Pr 1,7; 9,10). «Sì, a costo di quanto possiedi, acquista sapienza, acquista discernimento» (Pr 4,5ss), più delle ricchezze (Pr 16,16). «Acquista verità e non la vendere, acquista sapienza, disciplina e discernimento» (Pr 23,23).

 

3. Arrivare finalmente allo svezzamento

     Nel NT s’insiste affinché non si rimanga bambini nella conoscenza biblica, ma si cresca in essa (Col 1,10 di Dio; 2 Pt 1,5; 3,18 del Signore e Salvatore Gesù Cristo). L’autore della lettera agli Ebrei insegnava ai suoi destinatari: «Chiunque usa il latte, non ha esperienza della parola della giustizia, poiché è bambino; ma il cibo sodo è per uomini maturi; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno i sensi esercitati a discernere il bene e il male» (Eb 5,13s).

 

4. Aspetti conclusivi

     La «santa ignoranza» è un campicello coltivato dalla pigrizia. Poi, tali credenti si meravigliano che la Parola di Dio non parli loro, che non la capiscono. Similmente si sentono ignoranti e limitati anche dinanzi agli studi dottrinali o esegetici, presentati dai conduttori dal pulpito o in articoli. Eppure non fanno nulla per cambiare le cose.

     È inutile che piova la conoscenza dal cielo, se si porta l’impermeabile e l’ombrello e ci si sente «beati» nella propria ignoranza infantile, di cui si fa un punto di onore, citando versi a sproposito. È inutile che Dio voglia parlare alla nostra mente, se le nostre orecchie sono coperte da cuffie e, in tal modo, siamo distratti da altro.

     La «santa conoscenza» è un campicello coltivato con impegno e costanza, aggiungendo ogni giorno nuove piante del giardino Dio e annaffiandolo con l’acqua della Parola di Dio. A suo tempo se ne mangeranno i gustosi frutti e si produrranno buoni semi da seminare anche nei campicelli altrui.

 

► URL di origine: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/A1-Santa_ignoranza_Avv.htm

10-11-2012; Aggiornamento:

 

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