1. Come i bambini, ma in che cosa?
Alcuni credenti coltivano il campicello della «santa ignoranza» e credono in
esso di trovarne beatitudine. Perciò, citano all’occasione (e fuori
contesto) versi, in cui Gesù parlò dell’essere come i bambini, ad
esempio: «Se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete
nel regno dei cieli» (Mt 18,3). «Chiunque non
accoglierà il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto»
(Lc 18,17). Si noti che qui si parla di come entrare nel regno, ossia senza
essere prevenuti e con semplicità, come farebbero i bambini. Non si parla qui di
come vivere nel regno di Dio, una volta entrati!
Tali credenti
confondono l’assenza di malizia dei bambini con l’assenza di conoscenza
biblica. L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, che si vantavano e facevano
sfoggio di carismi spettacolari, sebbene marginali e poco edificanti, disse
loro: «Fratelli, non siate bambini quanto al senno; siate pur bambini
quanto a malizia, ma quanto al senno, siate uomini maturi»
(1 Cor 14,20.
2. Non bisogna essere sapienti?
Se non
bastasse, essi citano prontamente 1 Corinzi 1,26s: «Infatti, fratelli,
guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo
la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze
del mondo per svergognare i sapienti…».
Che rispondere
a tali credenti? Fanno proprio male a strumentalizzare tale brano, poiché
esso parla di «sapienti secondo la carne», ossia che filtrano la
realtà con la loro conoscenza mondana, non soggetta al timor di Dio. Alla fine
di tale brano, Paolo affermò che «Cristo
Gesù… ci è stato fatto da Dio sapienza»
(v. 30), ossia il principio ordinatore della conoscenza del cristiano. Non si
tratta quindi del principio: «Beata la santa ignoranza», ma di quest’altro:
«Beata la corretta conoscenza in Cristo» (cfr. Eb 1,1s).
Paolo chiamò ogni «sapiente carnale» anche «uomo
psichico» (lett. 1 Cor 2,14), ossia chi si basa sui propri sensi e non
possiede la percezione spirituale delle cose, che dà solo lo Spirito Santo. Il
divario è, quindi, fra coloro, che possiedono la «mente di Cristo» (1 Cor
2,14) e a cui si può parlare come a «spirituali» (3,1), e coloro a cui bisogna
parlare ancora «come a carnali, come a bambini in Cristo»
(v. 1s).
Come ci ammaestra Giacomo, la scelta è altresì
fra due sapienze differenti: fra una che è «terrestre,
psichica, demoniaca» (lett. Gcm 3,15) e un’altra,
che «è da Alto» (= da Dio) e che è «prima è pura; poi pacifica, mite,
arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza
ipocrisia» (v. 17). Il problema non è, quindi, la sapienza, ma il tipo di
sapienza e la fonte, da cui essa è attinta. È fuori dubbio che dobbiamo
acquisire sapienza, quella fondata sul timore di Dio e sulla conoscenza
biblica (Pr 1,7; 9,10). «Sì, a costo di quanto possiedi, acquista
sapienza, acquista discernimento» (Pr 4,5ss), più
delle ricchezze (Pr 16,16). «Acquista verità e non la vendere,
acquista sapienza, disciplina e discernimento»
(Pr 23,23).
3. Arrivare finalmente allo svezzamento
Nel NT s’insiste affinché non si rimanga bambini
nella conoscenza biblica, ma si cresca in essa (Col 1,10 di Dio; 2 Pt
1,5; 3,18 del Signore e Salvatore Gesù Cristo). L’autore della lettera agli
Ebrei insegnava ai suoi destinatari: «Chiunque usa il latte,
non ha esperienza della parola della giustizia, poiché è bambino; ma il cibo
sodo è per uomini maturi; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno i
sensi esercitati a discernere il bene e il male»
(Eb 5,13s).
4. Aspetti conclusivi
La «santa ignoranza» è un campicello coltivato
dalla pigrizia. Poi, tali credenti si meravigliano che la Parola di
Dio non parli loro, che non la capiscono. Similmente si sentono ignoranti e
limitati anche dinanzi agli studi dottrinali o esegetici, presentati dai
conduttori dal pulpito o in articoli. Eppure non fanno nulla per cambiare le
cose.
È inutile che piova la conoscenza dal cielo, se
si porta l’impermeabile e l’ombrello e ci si sente «beati» nella propria
ignoranza infantile, di cui si fa un punto di onore, citando versi a
sproposito. È inutile che Dio voglia parlare alla nostra mente, se le nostre
orecchie sono coperte da cuffie e, in tal modo, siamo distratti da altro.
La «santa conoscenza» è un campicello
coltivato con impegno e costanza, aggiungendo ogni giorno nuove piante del
giardino Dio e annaffiandolo con l’acqua della Parola di Dio. A suo tempo se ne
mangeranno i gustosi frutti e si produrranno buoni semi da
seminare anche nei campicelli altrui.
► URL di origine:
http://diakrisis.altervista.org/_Disc/A1-Santa_ignoranza_Avv.htm
10-11-2012; Aggiornamento: |