È nobile che
un credente dica a un non-credente o a un simpatizzante: «Ricordati di Gesù
Cristo». Eppure nel NT non esiste nulla di simile.
Paolo, andando in missione, ha formato dapprima una
squadra e ha portato con sé i suoi collaboratori, istruendoli giorno per
giorno, facendosi coadiuvare, mandandoli a curare singoli e chiese, a confermare
conduttori di chiesa, a predicare l’Evangelo, a occuparsi della sottoscrizione a
favore dei credenti poveri della Giudea e così via.
Uno di tali fedeli discepoli, collaboratori e compagni
d’armi era Timoteo. Dopo tante vicende non era neppure più tanto giovane,
ma doveva avere intorno ai 40 anni. Quante vicende avranno vissuto insieme.
Quante lettere avrà scritto Paolo al suo fedele collaboratore, di cui due ci
sono state tramandate. In esse quanti buoni consigli si trovano per lui.
Lì per lì, in mezzo a tante raccomandazioni,
sbalordisce dapprima leggere le seguenti parole: «Ricordati
di Gesù Cristo, risorto dai morti,
della stirpe di Davide, secondo il mio Evangelo» (2 Tm 2,8). C’era
tale pericolo che Timoteo si dimenticasse proprio di questo? E che ciò accadesse
proprio a lui, che predicava l’Evangelo in modo ricorrente? Sembra di sì...
Come uomini di Dio, spesso ci occupiamo di varie
cose necessarie: di tanti problemi (pastorali, umani, interpersonali, ecc.),
di opinioni differenti, di interessanti temi di varie discipline (etica,
scienza, dottrina, ecc.), di vari programmi ecclesiali, di come contrastare le
tesi dei malvagi e dei senza Dio, di come rispondere alle asserzioni degli
avversari dell’Evangelo, di come migliorare le cose nell’opera del Signore, di
come suscitare lo zelo, la crescita, il cosiddetto «risveglio», di come ammonire
i disubbidienti ed esortare i vacillanti, e così via. In tale giungla di
occupazioni può succedere che ci dimentichiamo al momento o mettiamo in secondo
piano proprio la cosa principale: la differenza la fa proprio il Signore
risorto!
Tutti i leader religiosi del mondo sono morti e
rimangono nella polvere. Gesù Cristo è l’unico risorto! Egli ha adempiuto le
promesse del Dio altissimo ed è come persona e per la sua opera il centro
stesso dell’Evangelo. Dinanzi a ciò, tutto diventa contorno e
periferia, anche le dottrine più sublimi, le convinzioni religiose più
lampanti e le tesi dogmatiche più mirabili. Dinanzi a tale centralità
impallidiscono anche tutti i programmi ecclesiali e missionari, fondati su
strategie, programmazioni ampie e accurate, tutti gli incontri di massa, tutti i
concerti e spettacoli, tutte le conferenze per il cosiddetto «risveglio», tutte
le iniziative nazionali e internazionali, tutte le campagne per prendere
posizione per qualcosa e contro qualcosa. Alcune di queste cose sono certamente
utili e nobili, ma tale attivismo dell’homo faber cristiano potrebbe far
smarrire proprio l’obiettivo centrale: «Gesù
Cristo, risorto dai morti».
Gesù rivolse molti buoni
apprezzamenti a un conduttore di chiesa molto operoso nell’apologetica contro i
nemici dell’Evangelo (falsi maestri e falsi profeti; Ap 2,2s.6). Tuttavia, anche
lui deve aver smarrito l’obiettivo primario, che riguardava il suo rapporto
personale col Signore risorto, visto che dovette mandargli a dire: «Ma
ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore. Ricorda
dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima;
altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non
ti ravvedi» (vv. 4s). Anche per lui, le lotte,
l’attivismo e i programmi erano diventati una giungla tale da fargli smarrire
l’obiettivo principale. E a rischio era proprio l’opera, che aveva costruito e
difeso con tanti sacrifici: la sua chiesa locale («il tuo candelabro»).
Torniamo a Timoteo.
Che egli avesse bisogno di essere ricordato delle cose principali, mentre si
faceva distrarre da altre, è mostrato da una altro appunto, che gli fece Paolo e
che riguardava la funzione ministeriale, a cui il Signore lo aveva chiamato: «Per
questa ragione ti ricordo di ravvivare il carisma di Dio, che è in te per
la imposizione delle mie mani» (2 Tm 1,6).
Concludendo, la seconda lettera
a Timoteo è piena di ricordi: quelli di Paolo per Timoteo (2 Tm 1,3ss),
quelli che pose sul cuore di questo suo collaboratore (v. 6; 2 Tm 2,8) e che
egli doveva inserire nell’ammaestramento di altri credenti (2 Tm 2,14; cfr. Tt
3,1). Anche noi facciamo bene a non smarrire la memoria o l’attenzione
riguardo alle cose essenziali, da cui dipendono tutte le altre.
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/A1-Ricorda_Gesu_UnV.htm
22-05-2012; Aggiornamento: |