«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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Salmo 23

 

Discepolato

 

 

 

 

Consultando l’indice, ci si renderà conto che, oltre alla trattazione punto per punto, esiste un lungo articolo dal titolo «Applicazioni risultanti». In esso i singoli punti portano gli stessi titoli della trattazione. In varie opere, che abbiamo consultato, le asserzioni sul testo del Salmo 23 (spesso poche, a dir il vero) erano soverchiate dalla mania dell’applicazione (spesso solo devozionali) per l’oggi. Alla fine la seguente domanda rimaneva spesso senza risposta: «Allora che cosa intendeva Davide con questa espressione?». È chiaro che se non si capisce bene il testo, così come l’intendeva l’autore, lo si applicherà anche in modo arbitrario e avventuroso.      Separando la parte esegetica dalle applicazioni, c’è il seguente vantaggio: si semplifica la consultazione nel caso, in cui si vuol sapere soltanto ciò che sta veramente scritto in un punto specifico del testo biblico originale, senza doversi districare in una giungla di tante applicazioni per l’oggi. Per la lettura ci sono comunque due possibilità: 1) leggere il libro da cima a fondo; 2) leggere dapprima una parte esegetica e subito dopo la relativa applicazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA CROCE E L’ANTIDOLORIFICO

 

 di Nicola Martella

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Non credo che il Signore ascolterà mai l’inizio di questa preghiera.

Essa è in contrasto con vari brani del NT. Infatti, Pietro esortava i credenti così: «Se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glori-fichi Dio, portando questo nome» (1 Pt 4,16). Perciò, il Si-gnore Gesù non ascolterà mai una preghiera che recita così: «Ti prego, aiutami perché non abbia a soffrire».

 

La croce e l’antidolorifico

 Per questo l’abbiamo corretta in conformità con la Scrittura.

 

2.  LA SFIDA DI GESÙ: Alcuni credenti chiedono al Signore un antidolorifico esistenziale, per non soffrire nella loro vita. Tuttavia, Gesù annunziando la sua via verso il Golgata, sfidò i suoi seguaci come segue: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. E chi non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me» (Mt 20,37s). E ancora: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà» (Mt 16,24s). Gesù stesso dette al riguardo l’esempio di abnegazione da seguire (Fil 2,5-8).

     A un famoso uomo di Dio, che lo chiese insistentemente, il Signore non solo non lo esaudì, ma gli disse: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (1 Cor 12,9). Paolo imparò la lezione (vv. 9b-10).

 

3.  L’ESEMPIO DI PAOLO: Altrove, in vista della risurrezione dai morti, Paolo evidenziò non solo il privilegio di «conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione», ma altresì «la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte» (Fil 3,10). Anzi, era disposto a questo: «Ora sono lieto di soffrire per voi; e quel che manca alle afflizioni di Cristo lo compio nella mia carne a favore del suo corpo che è la chiesa» (Col 1,24).

     Perciò, lungi dal chiedere un antidolorifico esistenziale, questo era il suo proposito: «Ora quanto a me, non sia mai che io mi glori d’altro che della croce del Signor nostro Gesù Cristo, mediante la quale il mondo è stato crocifisso per me, e io sono stato crocifisso per il mondo» (Gal 6,14). Il fatto di essere stato crocifisso con Cristo, lo rendeva libero di vivere la fede nel Signore e di servirlo senza apprensione (Gal 2,20). La grazia, che agiva nella sua vita, lo rese tenace come un atleta ben temperato, che trattava duramente il suo corpo (1 Cor 9,25ss). Ciò lo rese capace di sopportare grandi sofferenze e strapazzi, legati al suo ministero (2 Cor 11,23-27).

 

4.  LA SFIDA PER I CREDENTI: Per questo, avendo Paolo provato tutto ciò sulla propria pelle, poté comandare al suo collaboratori quanto segue: «Non aver dunque vergogna della testimonianza del nostro Signore, né di me, suo carcerato; ma soffri anche tu per l’annuncio, sorretto dalla potenza di Dio» (2 Tm 1,8). E ancora: «Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù» (2 Tm 2,3).

     Perciò, il Signore Gesù non ascolterà mai una preghiera, che recita così: «Ti prego, aiutami perché non abbia a soffrire». Una preghiera realista e conforme alla Scrittura può essere, ad esempio questa: «Signore, te ne prego, sostienimi nelle mie sofferenze e soccorrimi».

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/A1-Croc_antidolor_S23.htm

09-11-2015; Aggiornamento:

 

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