«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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VEDERE E GUARDARE

 

 a cura di Nicola Martella

 

 

1.  STAI SOLO VEDENDO O GIÀ GUARDANDO?: Chi pensa che guardare e vedere sia la stessa cosa, si sbaglia. Vedere è generico, e guardare è specifico, tanto più se si vuole scrutare e contemplare. Si può vedere un quadro o un’immagine, senza guardare l’essenziale né trarre considerazioni. Vedere significa percepire con la vista, prendere cognizione della realtà esterna attraverso il senso della vista. Guardare significa, oltre a volgere lo sguardo per vedere qualcuno o qualcosa, esaminare o osservare attentamente. Ad esempio si vede un microscopio, ma si guarda un vetrino al microscopio. Si può vedere un ammalato (bambino, anziano, ecc.), ma altra cosa è guardarlo, ossia assisterlo, accudirlo. Una cosa è vedere un prigioniero, altra cosa è guardarlo, ossia vigilarlo, sorvegliarlo. E la lista potrebbe continuare.

     Guardare significa anche contemplare, ossia esaminare a lungo, anche con l’intento di meditare e riflettere profondamente sui suoi particolari (cfr. Sal 119,18.37; Is 33,7), per trarre poi delle considerazioni (cfr. Nu 23,9). Guardare significa anche scrutare, per intendere o esaminare attentamente, ad esempio per capire (Pr 20,27; 25,27; Lam 3,40).

 

Bimbi nel caffè

(Cerca solo facce complete)

 

 

2.  RIACQUISTARE LA SENSIBILITÀ: Gli idoli morti non hanno sensibilità, quindi «hanno occhi e non vedono» (Sal 115,5; 135,16). Similmente, quando si vive nel peccato, si diventa insensibile a esso, come se si fosse spiritualmente morti. Dio disse a Israele: «Ascoltate ora questo, o popolo stolto e senza cuore, che ha occhi e non vede, che ha orecchi e non ode» (Gr 5,21). E ancora: «Figlio d’uomo, tu abiti in mezzo a una casa ribelle, che ha occhi per vedere e non vede, orecchi per udire e non ode, perché è una casa ribelle» (Ez 12,2). Allora si può guardare con gli occhi e non vedere (cfr. Mt 13,14; Mc 8,18; At 26,28).

     Chi è cieco fisicamente, bisogna condurlo a mano (cfr. At 9,8) o va lui stesso a tastoni; così è per chi è un cieco spirituale. Isaia affermava: «Andiamo tastando la parete come i ciechi, andiamo a tastoni come chi non ha occhi; inciampiamo in pieno mezzogiorno come nel crepuscolo, in mezzo all'abbondanza sembriamo dei morti» (Is 59,10). L’apostolo Paolo disse nell’areopago di Atene che Dio agisce in certi modi nella storia, affinché i pagani «cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi» (At 17,27).

     Come la vista fisica si può riacquistare a gradi (cfr. Mc 8,22-25), così è per la vista spirituale: più ci si esercita a guardare le cose dal punto di vista di Dio, e più esse appaiono più chiare! Per vedere, bisogna che il cieco riacquisti la vista fisica (cfr. Mt 11,5; 20,34; At 9,18); ciò vale anche in campo spirituale. Inoltre, bisogna essere illuminati dalla luce di Dio (Esd 9,8; Sal 13,3; 19,8; Pr 29,13; Ef 1,8; Eb 10,32). In caso contrario si rimarrà cieco o miope (2 Pt 1,9).

     Se non ci vedi chiaro nelle cose di Dio, chiedi a Lui di farti recuperare la vista spirituale e di illuminarti con la sua luce; ciò vale anche per i credenti. Al conduttore della chiesa di Laodicea, che il Signore Gesù considerava cieco, Egli mandò a dire tra altre cose, quanto segue: «Io ti consiglio di comprare da me… del collirio per ungertene gli occhi, affinché tu veda» (Ap 3,18).

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

1. Bruno Salvi

2. Sandro Carini

3. Francesco Bozzi

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9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Bruno Salvi}

 

A Laodicea sono famosi per il collirio, ma i cristiani hanno bisogno di collirio spirituale, per guarire moralmente. Gesù Cristo, luce del mondo (Gv 1,4,9; 8,12; 9,5), è venuto a portare luce a quelli, che sono nelle tenebre (Is 9,1.5-6). Quello, che manca o scarseggia alla cristianità, è il discernimento (1 Gv 4,1). Bisogna che il Signore «illumini gli occhi del nostro cuore» (Ef 1,18), prima per la salvezza, ma anche per il cammino cristiano.

     Fra i credenti le malattie agli occhi potrebbero classificarsi come segue. Quelli, che sono affetti da «presbiopia», vedono bene quello che è lontano, guardano al ritorno del Signore, alla gloria futura, ma dimenticano la necessità della testimonianza. Con la «miopia» si vede solo quel che è vicino, le cose materiali, ma si perde di vista la speranza. «L’astigmatismo» dà una visione confusa delle cose, non c’è il senso della realtà, manca discernimento. Infine, c’è «strabismo»: non si è capaci di guardare diritto; un occhio va verso il cielo e l’altro alla terra, col risultato di un’esistenza traballante e instabile. Questi consigli urgenti per tutti (compreso me!), sono validi sopratutto oggi. {25-02-2014}

 

 

2. {Sandro Carini}

 

Contributo: Sull’immagine ho trovato le facce dei bimbi: ● 1. in basso a sinistra (B2); ● 2. in basso a destra (H10); ● 3. nel centro a destra (F4). {25-02-2014}

 

Antonio Settecase: Colpito! {25-02-2014}

 

Sandro Carini: Colpo d’occhio! {25-02-2014}

 

Bruno Salvi: La prima e la seconda faccina le ho trovate senza ingrandire, ma per la terza mi sono arreso: ho ingrandito. {25-02-2014}

 

Sandro Carini: Comunque ce n’è un’altra di faccina con gli occhi chiusi... vediamo chi la trova. {25-02-2014}

 

Andrea Angeloni: In alto a sinistra (A1) ma non sembra un bimbo... {25-02-2014}

 

Sandro Carini: Ancora più in basso a sinistra della faccina ad occhi aperti {26-02-2014}

 

Nicola Martella: Morale di tutta la favola, pardon della ricerca: «Vedi solo o già guardi e scruti?», disse il capo-vedetta alla nuova leva. Quindi, passiamo dall’essere solo vedenti a coloro, che sanno ben guardare, sì, scrutare e contemplare.

 

 

3. {Francesco Bozzi}

 

 

Contributo: Faccio notare Giovanni 20,4-8. Tutte le versioni italiane traducono tre verbi differenti con «vedere». In realtà in greco abbiamo al v. 5 blépeivede», N.d.R.], al v. 6 theōreĩguarda, osserva», N.d.R.] e infine al v. 8 eĩdenosservò, sperimentò»; da horáō, N.d.R.].

     Una traduzione più precisa avrebbe dovuto sottolineare questa «escalation» con qualcosa tipo «vide… guardò… osservò attentamente». Non ti pare? Solo dopo aver guardato e «osservato con la mente» (traduzione di horáō), Giovanni credette!

 

Nicola Martella: La trovo un’osservazione molto accorta e perspicace. Vale sempre la pena «vederci chiaro» nelle cose e non accontentarsi della superficie e delle traduzioni superficiali. Ciò vale sia per l’esegesi sia per la vita.

 

 

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11. {Vari e medi}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Silvano Creaco: Grazie, Nicola, per questa bella e utile riflessione. {24-02-2014}

 

Antonio Settecase: Si può vedere senza guardare. {24-02-2014}

 

► URL : http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Ved_guard_EnB.htm

24-02-2014; Aggiornamento: 01-03-2014

 

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