1. CHI MOLLA È... RAMMOLLITO!:
«Mai iniziare a dire che è la fine — mai finire di iniziare»: questo potrebbe
essere da sempre il mio motto di vita. Ho imparato la tenacia ai piedi
del Signore e seguendo buoni modelli di vita, sia di personaggi biblici sia di
persone a me contemporanee, che hanno toccato con grazia la mia vita. A mie
spese ho imparato a non mollare mai, a non fermarmi mai, a rialzarmi in
piedi, quando sono caduto, e a riprendere il cammino verso la mèta sicura.
Sapevo che stavo servendo il Re, il quale garantiva per me. Egli mi
ingiungeva di non perdermi d’animo (cfr. Dt 31,8; Eb 12,3.5) e mi assicurava di
essere con me (cfr. Gn 26,24; 28,15; Es 3,12; Gr 1,8.19; At 18,9s).
Colui, che è il Primo e l’Ultimo e l’Inizio e la Fine (Ap 1,17; 2,8;
22,13), è capace di sostenere l’inizio di ogni nuova opera, è di
benedire ogni opera portata avanti e terminata alla sua gloria (cfr. Dt 2,7;
16,15; 24,19, 28,6.19).
Perciò, a volte posso barcollare, ma non mi passa per la mente di
mollare! La mano del Padre celeste è abbastanza forte per tenermi saldo; se mai
cadessi, Egli mi tirerà vigorosamente su.
2. PER L’APPROFONDIMENTO BIBLICO
(Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori,
per aiutarlo formulare contributi confacenti al tema):
■ «Se ti perdi d’animo nel giorno dell’avversità,
la tua forza è poca» (Pr 24,10).
■ «Noi siamo tribolati in
ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma non
disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non
uccisi» (2 Cor 4,8s).
■ «Noi non diamo nessun motivo di scandalo
affinché il nostro servizio non sia biasimato; ma in ogni cosa raccomandiamo noi
stessi come servitori di Dio, con grande costanza nelle afflizioni, nelle
necessità, nelle angustie, nelle percosse, nelle prigionie, nei tumulti, nelle
fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con conoscenza, con pazienza,
con bontà, con lo Spirito Santo, con amore sincero; con un parlare veritiero,
con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella
gloria e nell’umiliazione, nella buona e nella cattiva fama; considerati come
impostori, eppure veritieri; come sconosciuti, eppure ben
conosciuti; come moribondi, eppure eccoci viventi; come puniti, eppure
non messi a morte; come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri,
eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo
ogni cosa!» (2 Cor 6,3-10).
■ «Non che io abbia già ottenuto tutto questo o
sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di
afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io
non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le
cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle, che stanno davanti,
corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio
in Cristo Gesù» (Fil 3,12s).
■ «Ma non faccio nessun
conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine la
mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare
dell’Evangelo della grazia di Dio» (At 20,24).
■ «Ho combattuto il buon combattimento, ho
finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona
di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e
non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione»
(2 Tm 4,7s).
■ «Va bene, buono e fedele servitore; sei
stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del
tuo Signore» (Mt 25,21.23).
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I contributi sul tema
▲ (I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
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1. {Gianni Cascato}
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Se si è veramente creduto all’amore
di Dio e alla grazia, che Lui dona a coloro, che per fede accettano il suo
Figliuolo come Signore e Salvatore, non possono mollare e neanche tornare
indietro. Non possono essere le cadute a farci mollare, sapendo che il
suo amore è così grande che, gridando per avere il suo aiuto, ci stende la mano
e ci rialza. Il Signore Gesù è morto per tutti i peccati, che
abbiamo commesso, e anche per quelli che «purtroppo» faremo; fin quando siamo in
questo corpo, avremo sempre delle cadute e non possiamo mai arrivare alla
perfezione. Certamente le cadute fanno male e rattristiamo il nostro Dio; certo
cadere è male, ma restarci dentro è peggio. Se cadiamo oppure ci troviamo
nelle difficoltà, non dobbiamo dimenticare che vi è il nostro Padre celeste,
che vede tutto e che si prenderà cura di ognuno di noi. Corriamo la corsa
senza stancarci, per raggiungere la meta, non importa se sarai il primo oppure
l’ultimo, la cosa essenziale è arrivare al traguardo e ricevere il
premio. {09-03-2012}
2. {Vincenzo Russillo}
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L’altro giorno ho letto questa frase che mi è stata molto d’incoraggiamento: «La
perseveranza è importante per avere successo. Altrimenti le due
lumache come sarebbero riuscite ad arrivare fino all’arca?».
L’apostolo Paolo ci dà una grande lezione: «Non solo, ma ci gloriamo
anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la
pazienza esperienza, e l’esperienza speranza» (Romani 5,3-4). Ricordo che,
durante gli allenamenti di calcio, l’allenatore diceva: «Dovete fare tre
sezioni per dieci volte intorno al campo». La maggior parte aveva il broncio, le
spalle si afflosciavano e gli occhi erano abbassati. Ma questo era il prezzo da
pagare per arrivare alla vittoria. C’è una frase che dobbiamo ricordare: «Ci
gloriamo anche nelle afflizioni». La prova crea resistenza proprio
come l’atleta, che vorrà vincere i 100 metri, non si allenerà in discesa,
ma correrà in salita. Attraverso l’allenamento si arriverà ad avere
costanza, sapendo i risultati. S’imparerà ad avere pazienza, ovvero ad
attendere le risposte di Dio, e ottenere esperienze; allora ci guarderemo
indietro e diremo: «Sì, ce la posso fare, ho già affrontato giganti molto
grandi». La nostra fede si sviluppa, perché abbiamo il nostro grande Dio. Molte
persone, oggi, fuggono davanti ai problemi e fuggono dal ring, ma il nostro
Allenatore celeste ci dice: «Siate imitatori di quelli che per fede e
pazienza ereditano le promesse» (Ebrei 6,12). {07-03-2012}
3. {Damaris Lerici}
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Bellissima riflessione, Nicola, grazie! Uno dei miei versetti preferiti, che si
ricollega un po’ a quello, che tu dici, è questo. «Non rallegrarti di me, o
mia nemica! Se sono caduta, mi rialzerò; se siedo nelle tenebre, l’Eterno
sarà la mia luce» (Michea 7,8).
Sì, se sono caduta, non mi
scoraggio, perché Dio mi rialzerà. E se dovessi sedere nelle tenebre,
Dio è la mia Luce! Grazie Signore per il privilegio, che ci hai dato di
appartenerti! {24-11-2015}
4. {}
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11. {Vari
e medi}
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Pietro Calenzo:
1. Grazie della tua testimonianza, Nicola, e in primo luogo della Parola di Dio, che ci sprona al buon combattimento della fede, fino alla celeste meta. Benedizioni. {07-03-2012}
Grazie, Nicola. Sono parole meravigliose dell’eterna Parola, grazie di avercele riproposte e aver ricordato il pellegrinaggio del cristiano verso la celeste patria. Dio benedica il tuo servizio ai santi. {07-03-2012}
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Hannegret Pompili: Questo è più che vero! Purtroppo dovevo
sperimentarlo anch’io per tanti anni nella mia situazione famigliare. Ma grazie al nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo ho potuto trovare l’aiuto tramite la sua Buona Novella, per andare verso la Luce! {24-11-2015}
12. {Vari
e brevi}
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Tina Cataluddi:
Barcollo ma non mollo. Può succedere di barcollare, ma mollare no... Che il Signore ci aiuti a non farlo mai, che possiamo avere lo sguardo su di Lui e proseguire. {24-11-2015}
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Antonio Nappo: Fermarsi e
mollare significa spegnere l’opera dello Spirito Santo. {24-11-2015}
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Fabrizio Martin: Il tenace
non molla; e aiuta chi tenace non è a non mollare. {24-11-2015}
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Tenace_Mds.htm
24-11-2015; Aggiornamento: 25-11-2015 |