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1. {Anna Maria Maiore}
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Contributo:
Caro Nicola, hai toccato un tasto, che conosco bene. È vero, non servono a
nulla i rimpianti, i sensi di colpa, le cose ormai passate e a cui non puoi
rimediare. Bisogna sapersi perdonare e perdonare così come ci ha
insegnato Gesù. Tutto il resto è solo un farsi male. Accettiamo il fatto
che il passato è passato e «corriamo» avanti. {25-08-2012}
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Nicola Martella:
Lo so che la frase «Bisogna sapersi perdonare» è di moda, ma non c’è
nella Bibbia, che leggo. Una tale concezione è presa da una certa «teologia»
psicologizzata, al pari di un altro slogan: «Ama te stesso». La Scrittura
parla di più dell’appropriarsi del perdono, che Dio ha accordato. Per il
resto mi trovi concorde.
2. {Ursula Illiano}
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Contributo: Quello che siamo oggi, è il risultato di quello che
abbiamo passato. Non sono solo degli eventi accaduti nella nostra vita ma essi,
con le loro implicazioni, hanno influito e modificato il nostro essere.
Soprattutto se parliamo di «colpe» avvenute in seguito al peccato,
proprio o degli altri. Non è semplice né riconoscere ciò che realmente è
accaduto, né risolverlo con la confessione, buttandosi tutto alle spalle.
Quello che ritengo sia opportuno, ed è quello che personalmente ho sperimentato,
è lasciar entrare Dio nel proprio passato a mettere ordine là dove c’è
disordine, guarire le ferite subite, trasformare ciò che è stato deformato nel
nostro essere più profondo. Sono cose, che richiedono tempo e che non
sono dissociate dalla nostra vita presente; anzi trovo che sono proprio le
circostanze e le situazioni, dove Dio ci pone oggi, che utilizza per
operare una completa liberazione da ciò, che ci ostacola. È come un
intervento chirurgico nell’anima, doloroso, lungo, che richiede opportune
cure, ma efficace, per arrivare alla vera libertà. {25-08-2012}
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Nicola Martella: È vero, il passato non si risolve solo dialetticamente (ossia parlandone
con qualcuno), né solo verbalmente (ossia confessandolo a Dio e agli
uomini), sebbene ciò possa aiutare. Alcuni hanno bisogno di un unico
«intervento chirurgico» interiore da parte di Dio e poi di una lunga
convalescenza. Altri necessitano piccoli e ripetuti interventi di Dio,
seguiti da brevi convalescenze.
È comunque suggestiva l’immagine di permettere a
Dio di entrare nel proprio passato, per portarvi guarigione in vari modi. È
vero anche che Dio usa l’oggi quale medicina per risolvere il passato; fa
così per darci una vittoria personale.
Un modo come Dio
mi ha aiutato a risolvere molti miei problemi spirituali e morali, la cui
zavorra era legata al passato (traumi, cattive esperienze, vizi mentali, ecc.),
è stato facendo cura pastorale per gli altri. Dovendo trovare risposte
bibliche ai problemi altrui, Dio ma messo anche il dito sulla mia piaga e mi
ha indicato la «medicina», che serviva anche a me. Misteri della fede!
3. {Jheny Majckla Aiello}
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Contributo: Non dimenticare e lasciarsi
ferire dal passato, senza darsi pace, da quello proprio e da quello di
coloro, che amiamo... penso che si tratti di un problema mentale difficile da
curare. {25-08-2012}
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Liliane Vitanza Hoffer: Non è vero, si può uscire
fuori, liberarsi, ma è un’azione, quindi bisogna essere attivo e non
passivo. La causa principale sono le menzogne del nemico, a cui noi
crediamo. La battaglia dei pensieri richiede disciplina, energia, forza
di volontà. E più semplice rinunciarci. {25-08-2012}
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Nicola
Martella: Come è stato detto
sopra, bisogna permettere che Dio entri nel nostro passato, o in quello
che esso ha lasciato traccia in noi, in modo tale che Egli ci liberi dai
traumi, dalle ingiustizie ricevute e fatte, dalle ferite ricevute e inferte, dal
peccato e dalla colpa. Ciò significa capitolare dinanzi a Gesù quale
proprio Salvatore e Signore, come chi si affida al chirurgo di fiducia, perché
tolga il male, che ci affligge.
4. {Marilena Visibile}
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Contributo: La vera salvezza
avviene, quando ognuno di noi crede davvero dal profondo del suo cuore e
accoglie Gesù nel suo cuore. Con Gesù Cristo nel nostro cuore Dio ci ha donato
il diritto di diventare suo figlio perdonato. E se hai consegnato tutto
al Signore, non esiste più la vecchia persona con un passato, che pesa;
esiste una nuova persona, una nuova persona in Cristo, senza più nessun
passato, che pesa. Se sentiamo ancora il peso del passato è perché non
abbiamo ancora spezzato le catene e l’abbiamo consegnato a nostro
Signore. {25-08-2012}
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Nicola Martella:
Come non concordare con i presupposti, appena indicati? Eppure, la realizzazione
del perdono divino, la guarigione interiore e lo svestimento del vecchio uomo e
il rivestimento del nuovo uomo possono essere un lungo processo, che la
Parola di Dio chiama pure «santificazione». In alcuni credenti ciò
avviene in modo facile e spontaneo, in altri no, a causa di tanti fattori,
che bisogna prima elaborare dinanzi al Signore (traumi, profonde ferite, offese
fatte o ricevute, fallimenti, ecc.). A volte c’è bisogno del consiglio e
dell’accompagnamento da parte di credenti più maturi, se non addirittura di una
cura pastorale specifica.
Alcuni, accettando Gesù come Salvatore personale,
riescono a mettere subito e completamente tutti i settori della loro vita
sotto la signoria di Cristo; altri, a causa di tare varie, percorrono un
lungo processo, in cui mettono sotto la signoria di Cristo un settore dopo
l’altro. I traumi e le ferite, subiti da alcune persone, sono così profonde, che
hanno bisogno di tanto tempo, cura e sostegno.
Il NT parla al riguardo di credenti «forti» e
di quelli «deboli nella fede» (Rm 14,1s; 1 Cor 8,7-12).
Fanno bene a non giudicare il loro essere né il loro cammino coloro, che
non hanno subito dalla vita indurimenti, abbrutimenti, distorsioni mentali,
seduzioni, perdita di dignità, degrado morale, abiezione, e così via. Il Signore
ha un cammino specifico con ognuno. Per alcuni la via è piana e diritta;
per altri è più scoscesa e ha molte curve, prima di arrivare alla meta.
Una comunità, intesa come comunione di credenti, pronta ad accogliere, a
curare e a incoraggiare, rende più facile l’elaborazione del passato, vivere
consapevolmente nel presente e nutrire buone prospettive (o speranza) nella
fede. «Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei
deboli e non compiacere a noi stessi» (Rm 15,1; su deboli e debolezza
cfr. 1 Cor 9,22; 12,22; 2 Cor 11,29s; 12,5.9s; 1 Ts 5,14; Eb 4,15).
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Marilena Visibile: Certo, non è facile per nessuno di noi; condivido. E ognuno di noi hai i suoi
tempi, e soprattutto il Signore ha i suoi tempi. Io ho cominciato cinque
mesi fa, quando è avvenuta la mia conversione. Avevo ferite profonde,
come tanti, ferite messe nel cassetto; e ritornarci dopo tanti anni, ha fatto
malissimo, e tutt’ora fanno male. È vero, ho consegnato (e continuo a
consegnare) tutto al Signore, perché davvero Lui ci desidera santi,
lavati da ogni peccato. Non è facile spezzare le catene del passato, ma
anche quelle del presente, ed è una continua battaglia spirituale. Si è
disturbati dal nemico, che ci gira intorno sempre come un leone ruggente;
ma se siamo saldi e fermi nella nostra fede, il Signore ci fortificherà
sempre di più. Questo credo che ognuno di noi può averlo sperimentato nel
proprio cuore. Insieme alla nostra sofferenza c’è questo altro processo, che
cammina di pari passo, la fortificazione della nostra fede per grazia di
Dio. Il Signore ci aiuta a essere sempre più fermi nella fede, amare,
prendersi cura degli altri, predicare, pregare... Ecco ciò, che desidera nostro
Signore per costruire la nostra fede. La pace di Cristo deve anche
regnare nel nostro cuore, e questo è possibile solo quando noi lasciamo che la
parola di Cristo abiti in noi abbondantemente. Dio ci chiede di
partecipare nella difesa spirituale. Egli ci ha fornito tutti i mezzi per
farci restare in piedi; quindi indossiamo l’armatura di Cristo. Così ci portiamo
fuori dal regno della carne, dove noi siamo vulnerabili agli attacchi, e ci
poniamo così nel dominio di Cristo, dove il nemico non può toccarci.
Menzogne brucianti e missili infiammati arrivano dal nemico; quindi
quando un pensiero, un’accusa o una tentazione ingannevole entra nella nostra
mente, dobbiamo affrontarla direttamente, corazzandoci con la Parola di
Dio, pronunciando ad alta voce la verità di Dio. {26-08-2012}
5. {Antonio Capasso}
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Contributo: Questo è facile a dire,
molto difficile da fare. {25-08-2012}
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Nicola Martella: Per alcuni è più facile e per altri più difficile. Per questo Paolo parlò dei «forti»
e dei «deboli» nella fede (Rm 14,1s; 1 Cor 8,7-12). Perciò, c’è bisogno
del sostegno e della cura nella comunione dei santi e, in certi
casi, della cura pastorale specifica.
Dove stanno le difficoltà per te e nella tua vita?
6. {Samuele Maodda} ▲
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Contributo: Cosa dovrebbe fare una
persona che prima di convertirsi ha frodato un’assicurazione, facendo
apparire un vettura rubata per intascare il risarcimento, quando in realtà la
macchina, incidentata è stata fatta sparire tramite giri malavitosi? Si possono
lasciare queste cose al passato e dimenticarle, anche quando tornano alla
memoria, ricacciando indietro i pensieri? Pur credendo e sapendo di essere
stato perdonato da Dio, sa anche di non aver riparato il danno. È
necessario risolvere questo passato, oppure bisogna capire che è passato
ed è quindi risolto di per sé? {25-08-2012}
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Nicola Martella: Nella legge mosaica c’era un semplice principio per ripristinare ciò, che
si era danneggiato: restituire il maltolto e aggiungere il 20%. Poi, seguiva
l’azione cultuale, per ricevere il perdono da Dio nella questione specifica.
È vero che siamo salvati per grazia mediante la fede.
Tuttavia, spesso di predica una «dottrina del perdono a poco prezzo»,
basando tutto su una richiesta verbale del perdono a Dio. Chiaramente Dio non ci
sta. Il perdono è una cosa, la sanzione è un’altra; il primo riammette
nella comunione, il secondo è sul piano amministrativo. La fede di vari credenti
è debole, proprio perché non hanno imparato a ripristinare ciò, che hanno
infranto. Per questo non godono la benedizione di Dio e non riescono mai a
risolvere il loro passato.
Il primo passo è, per quello che è possibile, di
riparare quanto si è infranto. Samuele, congedandosi da Israele, si mise
a verifica dinanzi al popolo, dimostrandosi disposto a restituire ciò, che
avesse mai preso da esso in modo colpevole (1 Sm 12,3s). Similmente fece
Paolo con gli anziani di Efeso convenuti a Mileto (At 20,33s; cfr. vv.
17ss.26s). Lo stesso Zaccheo, un gabelliere di poca fama, alla sua
conversione prese questa decisione: «E se ho frodato qualcuno di qualcosa,
gli rendo il quadruplo» (Lc 19,8s).
So di persone, che si sono convertite, le quali —
sebbene i loro reati si erano estinti per la giustizia — hanno mandato in modo
anonimo delle somme alle società, che avevano frodato in passato. Certo,
lì le persone si meravigliarono alquanto, quando lessero una tale lettera
anonima, che accompagnava tale somma in contanti; tali neo-credenti, però,
ebbero finalmente pace con se stessi dinanzi a Dio. «Ciò che per me
era un guadagno, l’ho considerato come un danno, a causa di Cristo»
(Fil 3,7). «La devozione, con animo contento del proprio stato, è un
grande guadagno» (1 Tm 6,6).
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Samuele Maodda: Ne sono persuaso. Grazie! {25-08-2012}
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10. {} ▲
11. {Vari
e medi} ▲
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Rosario Patrizio Picone: Grazie, il tema è molto interessante. Il passato a volte
ritorna e ti fa soffrire. Solo il pensiero di aver avuto il coraggio di
confessarlo a Dio e la certezza del suo perdono mi danno il coraggio di
guardare avanti. {27-08-2012}
12. {Vari
e brevi} ▲
► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Passato_pesa_Ori.htm
24-08-2012; Aggiornamento: 27-08-2012