«La fine di
tutte le cose si è avvicinata. Esercitate dunque l’autocontrollo
e siate sobri in vista delle preghiere, avendo
soprattutto amore espansivo gli uni per gli altri! Infatti l’amore nasconde una
moltitudine di peccati» (1 Pietro
4,7s; traduzione letterale mia dal greco).
Pietro tracciò qui la prospettiva escatologica.
Salta all’occhio che usò qui due imperativi all’aoristo, indicando così l’azione
conclusa di volta in volta, in vista dell’obiettivo. Egli ingiunse l’autocontrollo
e la sobrietà, quali premesse per esercitare preghiere efficaci. È
probabile che con l’espressione «in vista delle
preghiere» intendesse l’esaudimento delle stesse. Infatti, nel
capitolo precedente l’autore avvertiva i credenti uomini che il loro
comportamento onorevole o meno verso le mogli decideva sul fatto, se le loro
preghiere sarebbero state ascoltate o impedite (1 Pt
3,7).
Poi, su tale
scenario escatologico, a cui ci si prepara in tale
modo, Pietro indicò la medicina per affrontare gli eventi futuri: oltre alla
preghiera, l’amore reciproco espansivo. L’amore (agápē) è la
ricerca del bene degli altri, che qui sono i fratelli; per le qualità di tale
amore fraterno rimandiamo a 1 Corinzi 13 (cfr. anche Rm 12,10). Egli
qualificò tale amore come «espansivo, estensivo»
(ektenḗs da ekteínō «tendere, stendere, distendere, estendere»).
Pietro parlò altrove nella sua epistola (1 Pt 1,22) di tale
amore fraterno (filadelfía), definendolo
non-ipocrita (anypókritos); e raccomandò
di amare (agapáō) dal cuore e in modo
espansivo (ektenõs;
cfr. At 12,5 lett. «una preghiera era fatta intensamente»).
Tale amore, che si espande verso gli altri fratelli,
si estende a ogni aspetto della relazione fraterna.
Quando l’amore fraterno ha queste qualità, esso
non è interessato a mettere in pubblico (o alla berlina) le debolezze altrui, ma
al contrario tende a fare ciò che il verbo greco kalýptō esprime: «nascondere,
velare, coprire» una gran quantità di peccati, per impedirne la
conoscenza ad altri (cfr. l’espressione «nasconderà una moltitudine di
peccati» in Gcm 5,20). Il peccato degli altri è considerato come una nudità,
che non bisogna esporre a terzi, ma che bisogna prontamente velare (cfr. il
cattivo comportamento di Cam e quello corretto di Sem e Jafet verso Noè in Gn
9,22s).
Dove si realizza quanto detto da Pietro, si è
ben equipaggiati per la fine dei tempi.
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I contributi sul tema
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1. {Giovanni Saeli}
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Indubbiamente lo scenario, esposto
dall’apostolo Pietro, è supportato da diverse altre Scritture; su una
d’esse mise enfasi il Signore Gesù: «L’iniquità sarà moltiplicata,
l’amore di molti si raffredderà» (Mt 24,12). La guida, verso cui c’indirizza
la Scrittura, per poter realizzare quanto affermò Pietro, che poi non è altro
che il frutto dello Spirito (amore, autocontrollo, Gal 5,22), non può essere
perseguibile con le nostre capacità naturali (Gv 15,5). Quindi, la Parola
porta luce nel nostro cammino, sapendo che queste cose avverranno, e mette a
nudo ciò, di cui siamo mancanti. «Poi mi disse: “Non sigillare le parole
della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino. Chi è ingiusto
continui a essere ingiusto, chi è impuro, continui a essere impuro, chi è
giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo continui a
santificarsi”» (Ap 22,10-11). Che ognuno possa attingere alla fonte della
vita, per trarre ciò che abbisogna, per portare molto frutto alla gloria di Dio!
{16-04-2015}
2. {Luigi Cesarano}
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In tutti i
cristiani ci dovrebbe essere un amore più intenso gli uni per gli altri e
soprattutto un amore diverso di quello verso i non-cristiani. «Tollera ogni
cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa» (1 Cor 13,7).
L’amore copre con il silenzio. Dio copre i nostri peccati con il silenzio
e lo fa per amore, noi dobbiamo fare altrettanto. Il peccato personale
deve essere confessato a Dio, non quelli degli altri. Ognuno è responsabile
personalmente del proprio comportamento davanti a Dio.
Nella Bibbia i
greci usavano 4 definizioni, per dare significato alla parola «amore»: 1. eros;
2. storghé; 3. philìa; 4. agàpe. Eros o attrazione fisica non è mai
menzionato nella Bibbia; già questo dovrebbe farci riflettere. Storghé
designa l’affetto naturale fra parenti intimi e specialmente fra i genitori e i
loro figli. Philía è definito come l’affetto tra amici, che hanno certi
interessi in comune. I cristiani devono avere ed esprimere fra loro tale
amichevole affetto. E ultimo è l’ágape, che si usa per descrivere
l’amore, in cui l’aspetto che maggiormente lo distingue, è il principio, dando
risalto a questo aspetto più che a quello dell’affetto naturale.
Siccome
l’amore che i cristiani hanno verso Dio si fonda sui giusti principi, da
cui è guidato, il vero amore li induce a osservare i suoi comandamenti; per
questo si può dire che la sfaccettatura più rilevante sia proprio questo amore.
{16-04-2015}
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12. {Autori vari}
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Mattia Ciociola: La mia
preghiera è che il Signore mi aiuti ad amarlo e ad amare la sua Parola, che è il suo amore non si raffreddi dentro di me per poter dire agli altri che Gesù sta per tornare. {17-04-2015}
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URL: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Escat_amo_Esc.htm
15-04-2015; Aggiornamento: 18-04-2015 |