«Io prenderò il diritto per livello, e la giustizia per piombino» (Isaia 28,17).

La fede che discerne la ferma verità in un tempo mutevole

«Diakrisis»: Discernimento — «Credere e comprendere»

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Le Origini 1

 

Crescita personale (generale)

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareg­giato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

  Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:

■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a

■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25

■ La caduta primordiale e il suo effetto 3

■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

 

Vedi al riguardo le recensioni.

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IDENTITÀ E VALUTAZIONE CORRETTA DI SÉ

 

 di Nicola Martella

 

Identità1. Entriamo in tema

     A una certa età diventa importante capire se stesso, scoprire la propria identità, sapere chi si è veramente, che cosa si vuole dalla vita, che cosa si intende realizzare e cose del genere. Tale ricerca, chi in più e chi in meno, può durare tutta la vita.

     Tempo fa, una mia ex-studentessa scrisse sulla sua bacheca: «Se solo riuscissi a capire me stessa». Lasciai lì la mia seguente massima intitolata «Zavorra dell’ego»: «Quando ho smesso di capire me stesso e di difendere la mia reputazione, sono diventato libero dalla zavorra di me stesso e, pronto per servire Dio, la mia mongolfiera ha preso il volo».

     Poi aggiunsi: Auguro anche a te di buttare giù la tua zavorra e di spiccare un buon volo, aquilotto!

     Ella mi rispose con una massima di William Shakespeare: «La reputazione è una veste effimera e convenzionale, guadagnata spesso senza merito e perduta senza colpa». Poi aggiunse: «Non me ne importa tanto; ma d’avere un Giusto Concetto di me stessa, sì».

 

2. Un concetto giusto di me stesso

     Un «concetto giusto» di noi stessi forse non l’avremo mai veramente. Possiamo però esercitarci a non averne uno «più alto di quello che [si] deve avere» e d’avere, quindi, «un concetto sobrio, secondo al misura della fede, che Dio ha assegnata a ciascuno» (Rm 12,3).

     In tutto ciò è meglio non friggersi il cervello ma, come affermò Paolo, si fa bene a servire Dio con un «culto razionale» (così in greco), che coinvolga il corpo (Rm 12,1). Inoltre bisogna porsi controcorrente rispetto agli schemi del mondo e vivere nella metamorfosi morale, che porta al rinnovamento della mente (v. 2a). Così facendo s’acquisisce la capacità di riconoscere e di fare ciò, che piace a Dio (v. 2b); questa bussola ci aiuta anche a collocarci rispetto a noi stessi, sviluppando un «concetto giusto». In ogni modo, non si può avere ciò senza una giusta collocazione rispetto al corpo di Cristo e alle altre membra (vv. 4s), ossia agli alti credenti. Infine, il «concetto giusto» di noi stessi, per continuare a usare tale designazione, si ha «facendo», ossia operando in corrispondenza della grazia (charis) ricevuta e operante (carismi; vv. 6-13).

     Quindi, sul piano operativo, più che un «concetto giusto» si tratta di avere un concetto sobrio nel riconoscere «la misura della fede, che Dio ha assegnata a ciascuno» (v. 3) e di operare «secondo la grazia, che ci è stata data» e «secondo la proporzione della nostra fede» (v. 6). Inoltre, più che ricerca della propria identità («concetto giusto»), dovremmo esercitarci alla sottomissione e all’ubbidienza a Dio e all’essere esecutori della Parola; allora avremo anche le idee più chiare sulla nostra identità... anche quando il mondo ci è contro. «Se uno patisce come cristiano, non se ne vergogni, ma glorifichi Dio, portando questo nome» (1 Pt 4,16).

 

3. Aspetti conclusivi

     La nostra identità o la concezione di noi stessi non può partire da noi stessi, non può avere noi stessi come centro e oggetto, né può cristallizzarsi in una definizione di ciò, che siamo. Noi possiamo definirci di volta in volta, ma mai in modo definitivo, e possiamo farlo soltanto rispetto ad altri parametri. Per ritornare a Romani 12, possiamo definirci rispetto a Dio, rispetto al mondo e rispetto al corpo di Cristo (in generale) e alle singole membra (in particolare). Solo agendo in modo «giusto» verso di loro, capiremo in modo «sobrio» chi siamo noi veramente. Come un generale mostra di che stoffa è fatto sul campo, così anche i cristiani biblici diventano consapevoli e mostrano chi essi sono veramente, diventando esecutori della volontà di Dio in corrispondenza della facoltà morali e spirituali, che posseggono.

 

Identità e valutazione corretta di sé? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Autostima e immagine di Dio {Nicola Martella} (A)

Autostima e immagine di Dio? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/A1-Identita_valutarsi_Ori.htm

07-07-2012; Aggiornamento: 11-07-2012

 

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